È un momento difficile, che passerà, perché tutto passa, tirandosi dietro il suo strascico di cose a volte prevedibili a volte imponderabile.
Intanto però l’Italia intera è in quarantena e tu devi #stareacasa, quindi abbiamo pensato di preparare una lista di undici pezzi che puoi leggerti con molta calma, prendendoti il tuo tempo, che tanto, volente o nolente, ne hai in abbondanza.
Sono tutti long form lunghi, alcuni sono davvero lunghi, altri sono divisi in due parti, altri ancora sono a puntate.
Buona lettura.
1. ENCICLOPEDIA ARMENA
di Federica Giamperoli
“I’m Armenian, but is the first time I come here”. Il benvenuto in questa terra mi arriva così, venato di paradosso, ancora prima di toccare terra, sul volo Aeroflot che plana lentamente verso l’Aeroporto Internazionale Zvartnots alle porte di Yerevan, la capitale. Il giovane compagno di viaggio è un ingegnere cresciuto quasi tutta la sua vita in Olanda, che nella sua terra di origine dice di non avere nemmeno una lontana famiglia da incontrare, ma solo un “collega di lavoro”, da visitare. Una chiacchierata breve e sonnacchiosa dopo la classica notte in dormiveglia per carenza di spazio per le gambe, mentre l’oblò alle sue spalle risplende della luce di un sole caldo e secco.
2. ORDOLIBERALISMO: L’UNIVERSO PARALLELO DELL’ECONOMIA TEDESCA
di Alessandro Borscia
Con l’espressione “economia sociale di mercato”, in tedesco Soziale Marktwirtschaft, si fa riferimento in senso ampio all’ordinamento socioeconomico della Germania attuale. Il “Contratto di Stato sull’unione sociale, economica e monetaria” tra la Germania Ovest e la Repubblica democratica tedesca (DDR) del 18 maggio 1990 (Staatsvertrag über die Währungs-, Wirtschafts- und Sozialunion) prevede infatti che l’economia sociale di mercato sia adottata formalmente dalle due Germanie come modello economico-politico comune (Art. 1, commi 3 e 4 dello Staatsvertrag). Successivamente, l’economia sociale di mercato, anche se l’espressione non compare esplicitamente nel Trattato di Maastricht, è diventata il sistema economico dell’Unione europea previsto dal Trattato di Lisbona del 2007.
3. FULL METAL INTERNET
di Beniamino Cianferoni
Le profezie si stanno avverando? Internet, e soprattutto i social media, sono diventati un Grande Fratello da un lato e una distrazione compulsiva continua, l’intrattenimento senza via d’uscita di “Infinite Jest”, dall’altro. Perché chi è in anticipo sui tempi, per sensibilità privata e per la collettività, sconta sulla propria pelle le distorsioni del futuro. Wallace voleva scrivere un romanzo sull’infelicità, ma è la combinazione di queste due profezie che non era stata ancora preannunciata. È il risultato del capitalismo digitale che domina lo sviluppo tecnologico che, a sua volta, pervade interamente la vita delle persone.
4. STORIA DI AUSCHWITZ
di Domenica Morabito
Pareti di vetro proteggono una montagna di capelli in una delle sale del Memoriale di Auschwitz. Sono capelli biondi, rossi, castani, neri, grigi, bianchi. E sono solo due delle otto tonnellate di capelli ritrovate il 27 gennaio 1945, quando l’Armata Rossa liberò il campo. Adesso, sono ammassati davanti agli occhi dei visitatori, a testimonianza che quello che è successo è vero, e che è stato fatto a esseri umani.
Ci sono anche migliaia di valigie l’una sull’altra e una stanza piena di stoviglie. Le scarpe conservate ammontano a circa 40.000 paia: il numero di prigionieri uccisi in quattro giorni. E poi contenitori cilindrici di latta vuoti, con il simbolo del teschio e il nome del veleno, Zyklon B: granuli di acido prussico (cianuro di idrogeno) utilizzato originariamente come antiparassitario e disinfettante, soprattutto per uccidere i topi nelle stive delle navi. Per le SS si rivelò uno strumento di sterminio ideale, che eliminava in poco tempo un gran numero di persone (circa 700 alla volta in ogni camera a gas). Dal 1942 al 1944 ne furono ordinate più di sette tonnellate, con lo scopo di accelerare i tempi della Soluzione Finale della questione ebraica, come fu deciso nel gennaio del ’42 durante la Conferenza di Wannsee, quando rappresentanti delle SS (Schutzstaffel), della Gestapo, della cancelleria e di alcuni ministeri tedeschi si riunirono presso l’Ufficio Centrale della Sicurezza del Reich, in una villa della periferia berlinese.
5. MILANO L’ESIBIZIONISTA
di Mattia Grigolo
Odio Milano.
Mio fratello pronuncia le parole a denti stretti, con gli occhi che rimbalzano tra il traffico e il navigatore impazzito qualche metro prima di entrare in Piazzale Loreto. Io lo so quale strada dobbiamo imboccare, ma lui dice che è meglio seguire il Maps.
“Odio guidare dentro Milano” dice.
Mi è venuto a prendere in Stazione Centrale. Sceso dall’autobus in arrivo dall’Aeroporto di Orio Al Serio, recupero il mio trolley dal vano e cerco Enrico stringendo le palpebre per mettere a fuoco il parcheggio di Piazza Luigi di Savoia. Le quattro frecce accese, si guarda intorno appoggiato con un braccio alla portiera aperta, come se, più che aspettare me, controllasse che nessuno lo incastri in un imbuto di lamiere e gas di scarico e parcheggiatori abusivi dai quali non riuscirà a scappare.
Stiamo tornando in provincia, dove abita insieme alla sua compagna e dove vivono ancora mio padre e mia madre.
6. REPORTAGE KURDISTAN A BERLINO
di Alessandro Borscia
Riza Baran è un uomo anziano, stanco e forse malato. A Berlino dal 1970, questo signore è un settantacinquenne dalle folte sopracciglia e dallo sguardo dolce e bonario, con un’attiva carriera politica alle spalle: è il presidente della Kurdische Demokratische Gemeinde zu Berlin-Brandenburg e. V. (la Comunità curda democratica di Berlino), anche chiamata Dachverband, ovvero la confederazione che raccoglie ventisei delle circa quaranta associazioni curde presenti a Berlino. Ha un aspetto elegante, pieno di dignità, Riza Baran, e nonostante la sua voce sia debole e affaticata, ci concede molto del suo prezioso tempo: “Non tutte le associazioni curde a Berlino sono membri della nostra federazione, ci dice, “ma comunque ci consultiamo e ci aiutiamo a vicenda per risolvere i problemi. Facciamo lavoro sociale, forniamo aiuto e consulenza in lingua curda, soprattutto per quelli che arrivano a Berlino e che a Berlino vogliono vivere. Cerchiamo di dare loro consigli, soprattutto su questioni legali, giuridiche e sociali, sulla scuola, su come funziona la sanità. Per noi ovviamente il tema più importante è il mercato del lavoro e le istituzioni cui i nuovi venuti devono rivolgersi”.
Il Kurdistan Va in Paradiso (prima parte)
Biji Kurdistan (seconda parte)
7. SOLEIMANI, IL GUARDIANO DELLA RIVOLUZIONE
Di Enrica Fei
La luce della foto forse è sovraesposta. E’ quasi bianca, impallidisce i volti, è luminosa e al tempo stesso fredda. Dietro gli uomini in tenuta militare immagino una terra brulla, arida. Mi sembra di vedere le dune, la sabbia, di intravedere il deserto iraniano che ho conosciuto qualche anno fa. Eppure, nella foto, non c’è niente di tutto questo: lo spazio, sullo sfondo, è una striscia sottile. I soldati sono in un container? In un centro di addestramento? In Iran? Iraq? Afghanistan? La didascalia della foto non aiuta. “Young Iranian volunteers showing signs of recent combat experience”. Il sito persiano dove l’ho trovata non dice nulla di più.
Gli uomini sono tutti giovani, giovanissimi. Alcuni, penso, non sono maggiorenni. Il loro sguardo è stanco, stravolto. L’obiettivo della macchina fotografica è presumibilmente alla loro sinistra, ma molti guardano altrove: in basso, in alto, a destra, di fronte a sé. Sono persi.
8. GRETA THUMBERG, BAMBINA CATTIVA
di Marta Pellegrini
Greta Thunberg, i Fridays for future, l’ambientalismo come fenomeno di massa (e non più per i pochi sensibili al tema), i movimenti collegati a questa ondata di proteste, come The Climate Mobilization. Come orientarsi nel marasma di informazioni, opinioni e contro-opinioni che sta esplodendo da mesi a questa parte con (sembra) una forza senza precedenti?
9. IL GENIO DEL BASKET NON ERO IO
di Giorgia Bernardini / Illustrazioni Francesco Gulina
Cappie Pondexter deve aver visto la vita intera passarle davanti quando Penny Taylor e Diana Taurasi si sono contemporaneamente scagliate su di lei, accerchiandola l’una da sotto canestro, l’altra direttamente da centro campo, e l’hanno spintonata fino a farle prendere posto accanto al pubblico della prima fila.
È l’ottobre del 2010, siamo in casa delle Phoenix Mercury, la squadra di WNBA in cui militano Penny Taylor e Diana Taurasi. Si affrontano le Mercury vs le Liberty di New York. Fino alla stagione precedente anche Cappie Pondexter ha vestito la maglia delle Mercury e le tre giocatrici, insieme, sono state le stelle che hanno portato a Phoenix due titoli WNBA, nel 2007 e nel 2009.
10. MADRE!
Di Margherita Seppi / Illustrazioni di Magda Richiusa
Se il mio sentimento per i bambini fosse un paesaggio, sarebbe una grande e desolata landa deserta. Un territorio poco ospitale, dove quasi niente prospera. Non ho mai avuto nessun interesse per loro. Ho quattro nipoti a cui voglio molto bene, ma mai vorrei essere la loro madre, nonostante loro siano creature educate, intelligenti e – per la loro specie – addirittura silenziose. Non è una questione di astio o malevolenza. È una non-predisposizione caratteriale, un’indifferenza congenita che non nutro nessun desiderio di cambiare, un tratto della mia personalità con cui serenamente convivo.
Diciamolo semplicemente: i bambini non mi piacciono e a me questo stato di realtà soddisfa pienamente.
Il problema, è che tanti si aspettano il contrario.
11. TRANSASIATICA
di Mauro Mondello e Alessndro Borscia
Mauro Mondello, direttore di Yanez, e Alessandro Borscia, collaboratore storico della rivista, hanno percorso in un viaggio on the road, da febbraio a giugno 2019, le strade di Thailandia, Cambogia, Vietnam, Laos, Cina, Mongolia.
Ogni settimana, nella rubrica speciale Transasiatica, hanno inviato pensieri sparsi, immagini, resoconti, impressioni, tracce.
Illustrazione di copertina di Simon Rizzi ©
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin