Ogni mese Margherita Seppi sceglie un luogo nel mondo e ci racconta che tempo fa, a modo suo.
In cucina non c’è aria, Arielle ha un vestito a fiori morbido e scollato che le si appiccica al corpo. Appoggia pesantemente il piatto sul tavolo, appagata, poi si pulisce la mano sulla gonna lasciando un alone di cui probabilmente si accorgerà solo una volta uscita di casa. Non glielo faccio notare, sarebbe come tradire una parte di lei. Arielle è una di quelle ragazze sensuali perché credono di non esserlo e, in effetti, in un modo banale, non lo sono affatto.
Di sottofondo c’è sempre lei cha canta da un video Youtube. È in tour per l’Europa, solo lei e la sua chitarra, solo lei in pausa dal passato, per vedere cosa viene dopo.
Io sono seduta sul davanzale con le gambe di fuori, mi giro una sigaretta e soffio il fumo nella notte. Quello si addensa subito come melma, poi cade. Arielle intanto continua a parlare.
“Mi ricordo una volta in cui sono caduta andando a scuola, sono cresciuta in questa città a 20 minuti di treno da Parigi, La Garenne Colombes, un posto noioso, residenziale. 30 mila abitanti, tutti che ti osservano dalle finestre delle loro casettine bianche, che il comune ha limitato ad un’altezza di quattro piani. Perché non c’erano già abbastanza limitazioni, là… Ci credi? Comunque, io pranzavo sempre a casa perché era solo a 5 minuti di distanza dalla scuola e il cibo in mensa mi faceva schifo, in più mia mamma non lavorava…”
So che Arielle impiegherà molto più tempo del necessario a raccontare questa storia perché la riempirà di dettagli all’apparenza superflui, e che io farò fatica a coglierne il punto. Le prime cose che mi diceva quando ci siamo conosciute, solo qualche giorno fa, mi lasciavano confusa. Mi parevano sconnesse, oppure parziali. Poi invece ho capito: ogni aneddoto di Arielle è collegato ad uno del passato o ad uno che non è ancora stato narrato. Il significato lo si comprende con il tempo, e tra le connessioni fra l’una e l’altra storia si comprende anche Arielle stessa. La sua personalità si espande tra le righe di tutto quello che deve essere detto nell’arco di una vita.
“…Ero sempre in ritardo dopo pranzo, questa volta più del solito e attraversando la strada sono rovinata malamente a terra. Gli adulti intorno a me mi chiedevano se stessi bene, perfino la vigilessa, ma io mi sono alzata subito e sono partita di nuovo. Mi sono sentita in colpa per essere caduta perché stavo correndo troppo veloce e senza fare attenzione, e mi sono sentita in colpa anche perché ero in ritardo, avevo paura mi avrebbero sgridata… Ci credi? Ero piena di vergogna”.
Me la immagino Arielle appena adolescente che si vergogna. Me la immagino in questa cittadina della periferia parigina che non la rispecchia e io glielo dico che ci credo che si vergognava, ma lo so che la ragione non era essere caduta, era che ancora una volta aveva creato un dislivello tra se stessa e quella che gli altri si aspettano che fosse. Perché Arielle è una di quelle ragazze troppo consapevole di sé, ti racconta perfino delle storie che prenderanno senso solo quando la lei del futuro le concluderà, ed è troppo sensibile a quello che riceve dall’ambiente circostante.
Lo sapete, forse, che le cittadine come La Garenne Colombes sono innocue solo all’apparenza. Hanno muri candidi e case a schiera che ti dicono che va tutto bene, qui puoi passeggiare tranquillo, ma ti dicono anche di non andare troppo lontano, che di là è pericoloso. Hanno una piccola pasticceria che porta il nome del proprietario, ad esempio Nicolas Bernardè, dove la domenica tutti vanno a mangiare un croissant dopo la messa nella chiesa lontana due passi, che si potrebbe chiamare Chiesa di Saint-Urbain, e dove vedi la gente sorridere. Ma di scherno, se hai una macchia sul vestito. Hanno una città come Parigi che dà loro luce a 10 km di distanza e ricorda a chi in città come La Garenne Colombes non ci vuole stare che, per quanto guardi lontano, non sarà mai là davvero se un giorno non prenderà abbastanza coraggio.
Il problema è che le città come La Garenne Colombes non danno troppe possibilità di diventare coraggiosi, perché la capacità di sopravvivere al loro interno dipende soprattutto dalla predisposizione che uno ha all’omologazione.
Perfino il tempo è abitudinario. Le temperature sono scandite come una scala musicale, è così facile abbandonarcisi e seguire il ritmo a salire e a scendere, che non ci si accorge che dall’inverno si è arrivati all’estate.
A dicembre e a gennaio la media è di 5 gradi, a febbraio di 6, a marzo di 9, ad aprile di 15, a maggio di 16, a luglio ed agosto di 20, a settembre di nuovo di 16, ad ottobre di 12 e a novembre di 7. Lo sentite il pianoforte che suona?
La pioggia cade tutto l’anno, un po’ più frequentemente in inverno e un po’ più abbondantemente in estate, ma senza tregua, cosicché uscire risulti difficile. Il mese più piovoso è maggio con 65 mm, il meno piovoso è febbraio con 40 mm. Gli altri mesi sono là in mezzo a dondolare: luglio, ottobre e dicembre 60 mm, gennaio, marzo, giugno, settembre, novembre 50 mm, in coda febbraio con 40 mm.
Il clima di La Garenne Colombes è influenzato dall’Atlantico, è freddo ma non gelido in inverno e piacevolmente caldo in estate. È temperato, così come potrebbe essere un uomo che non cede ai propri istinti.
Ma nessuno può mantenere l’assoluto controllo di sé, da qualche parte una crepa si apre sempre. A La Garenne Colombes le crepe lasciano entrare influenze continentali, che rompono la routine del clima atlantico e di questo luogo morigerato. In inverno sotto forma di correnti da nord o nord-est, che irrigidiscono la temperatura fino allo zero. In estate arriva l’alta pressione delle Azzorre a portare calore, spingendo le massime anche sopra i 30 gradi.
Forse sono stati anche questi capricci del tempo a salvare Arielle, a dirle che l’abitudine può essere spezzata, a darle il coraggio di seguire influenze che arrivano da lontano, a far diventare lei stessa una corrente che viaggia e nelle vite degli altri di tappa in tappa porta una trasformazione. In tour con una chitarra, suonando canzoni allegre sulla sua depressione.
Altri dati sul clima a La Garenne Colombes:
Il periodo più ventoso va dal 13 ottobre al 19 aprile, con velocità medie del vento di oltre 15,7 chilometri orari. Il giorno più ventoso dell’anno è il 16 gennaio, con una velocità oraria media di 18,8 chilometri orari.
Da aprile ad agosto i venti si smorzano progressivamente, fino all’ 8 agosto, il giorno più pacifico, con una velocità oraria media del vento di 12,6 chilometri orari. Poi ricominciano a crescere graduali durante l’autunno.
Le ore di luce variano molto durante l’arco dell’anno: 16 a giugno, luglio e agosto, 8 a dicembre e parte di gennaio. Nel solstizio di inverno il sole sorge alle 8.41 e tramonta alle 16.46, in quello d’estate sorge alle 5.46 e tramonta alle 21.57.
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Le foto all’interno di questo articolo sono libere da diritti, mentre l’immagine di copertina è stata realizzata da Yanez utilizzando una foto di Pascal Cortial.
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