Ho conosciuto SerenaGaia una sera, al raduno estivo della GEN: Golbal Ecovillage Network. Quest’anno l’incontro della rete globale degli eco villaggi si è tenuto alla comune di Bagniaia, in Toscana, che tra questo e l’incontro della RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici) ha ospitato, nel mese di luglio, più di 1000 persone. Dato che i Piumani sono ormai una componente fondamentale del programma e dell’organizzazione del campo, quest’anno tra i volontari, che qui invece chiamano “Volentieri”, c’ero anch’io.
Era sera, dopo cena. Io e questa signora, poi ho scoperto dell’età della mia mamma (che per rispetto di entrambe le signore non diciamo), ci avviciniamo e iniziamo a chiacchierare riguardo un libro che sto leggendo. Una gradevolissima profonda intrigante conversazione alla luce della luna. Dopo qualche ora ci accompagniamo alle tende e ci abbracciamo a lungo per augurarci la buonanotte prima di separarci. Mentre guardo le stelle addormentandomi penso “che dolce piacevole incontro”.
Di lei un’immagine costante: i suoi capelli bianchi e riccioluti, a volte con una ciocca di colore viola. Tra loro, spesso, una coroncina di fiori. Un sorriso argentino da ragazza entusiasta, che quando ride di gusto non nasconde mugugni di sano piacere. Mani veloci e chiare, nello spiegare con gesti i concetti, così come nel carezzare e stendere le energie quando la vibrazione è alta.
Il giorno dopo sono insieme ai responsabili dell’organizzazione quando me la vedo arrivare in tutto il suo aspetto più formale e professionale: deve lamentarsi perché i libri che aveva fatto spedire qui per la sua presentazione, per un disguido, sono stati rimandati indietro. Scopro così che si tratta di una delle relatrici dei tanti workshop e seminari per cui da tutto il mondo gli ecovillaggisti si ritrovano in questi eventi.
La Dottoressa SerenaGaia, aka Serena Anderlini-D’Onofrio, gioviale quanto il suo nome, tiene qui un corso sull’Ecosessualità, breve accenno su ciò che più approfonditamente si può esperire nei suoi seminari sull’Alchimia dell’Amore Ecosessuale, o leggere in una delle sue molte pubblicazioni – per citarne solo alcune “Eros: A Journey of Multiple Loves”, “Gaia and the new politics of Love”, “Women and Bisexuality” e molte altre. Sul suo sito è definita come una leader del movimento ecosessuale, nonché esperta di ecologia dell’amore: “un mondo dove è più sano amare è un mondo dove è più sano vivere”, e intende creare questo mondo grazie al suo sacro attivismo.
Cittadina americana a tutti gli effetti, tanto da non sentire neanche più l’italiano come sua lingua di preferenza, ha vissuto negli stati uniti per la gran parte della sua vita: in California ha scoperto e supportato con gioia fin da giovane i movimenti bisessuali (oggi queer) e a Puerto Rico è stata per anni docente universitaria. E’ proprio negli USA che si è unita a questo rivoluzionario movimento per un amore ecologico.
Ma chi sono, insomma, gli Ecosessuali? Neologismo in effetti molto recente, googleando si potrebbe avere l’idea che siano, o siamo, dei pazzi che fanno sesso con gli alberi. Questo tipo di facile umorismo, come spesso avviene ad esempio anche riguardo alimentazione pranica e altre pratiche olistiche, è naturale difesa umana da ciò che non si conosce: per alcuni potenzialmente molto pericolose, queste idee e teorie rischiano di mettere in discussione tutto ciò su cui si è basata la propria vita – ergo vanno vilipese, schernite, sminuite. Basta pensare alle vignette su Darwin e la sua allora assurda teoria sull’uomo scimmia, o le contestazioni alle teorie eliocentriche, o all’incredulità su Colombo che pensa di raggiungere le Indie etc. Grasse risate.
Ma, rassicura il web, a differenza di altri, questo movimento, sebbene in rapida crescita, si concentra sul piacere e sull’atteggiamento personali piuttosto che sulle proteste o su fini politici. Quindi, in fondo, va bene. L’importante, sempre, è che sia innocuo.
Il Manifesto Ecosessuale porta le firme di due attiviste americane: l’artista Elizabeth Stephens e la sua compagna e moglie Annie Sprinkle, ex prostituta e porno star newyorkese. Celebrato allora con diversi loro colorati happening di sensibilizzazione, il movimento punta fondamentalmente ad un radicale cambio di prospettiva nei paradigmi che ci vedono oggi in un rapporto con il Pianeta Terra che è quello fondamentalmente di suoi utenti o, ancor peggio, proprietari. E se invece di vederla come un oggetto, ancor più che come nostra madre vedessimo Gaia come una nostra amante?
Per spiegarlo, SerenaGaia parla di Meta-amori. Mettiamo che io sia innamorato di Michele e che anche Gina sia innamorata dello stesso Michele; allora io e Gina saremmo meta-amori, ovvero ci ameremmo per interposta persona. Se amiamo la stessa persona forse abbiamo qualcosa che ci accomuna, e forse potremmo perché no amarci a nostra volta. Ma c’è di più. Gina potrebbe riuscire a dare a Michele qualcosa che io non so dargli, e altrettanto potrei fare io. Se io amo veramente Michele e voglio il suo bene dovrei quindi essere contento che Gina provveda a renderlo felice dove io non posso arrivare. Questo, accettando il poliamore, semplificherebbe la vita e farebbe bene a tutti e tre. Io, Gina e Michele saremmo uniti da un’energia di amore, rispetto e attenzioni al bene dell’altro che ci accomunerebbe tutti. Su queste basi potremmo costruire un rapporto sano e proficuo. Io e Gina potremmo anche affezionarci l’uno all’altra, mentre ci prendiamo insieme cura di Michele.
Ebbene da questo punto di vista noi tutti, quindi, siamo meta-amori. Se immaginiamo che la terra sia nostra amante, ci rendiamo conto che nessuno può reclamarla tutta per sé, e diventiamo consapevoli che tutti e tutte comunque già condividiamo un partner che amiamo e di cui abbiamo bisogno. Tutti gli esseri umani, le piante, gli animali, le spore: tutti co-amanti, innamorati della stessa Gaia Terra. Tra l’altro non essendo più nostra madre, non potremmo neanche continuare a dare per scontato che Gaia ricambi sempre il nostro amore: dovremmo invece da bravi e attenti amanti prenderci costantemente cura di lei, rinnovare le nostre promesse e farle sentire ogni momento quanto è vivo il nostro amore nei suoi confronti.
Dalla Natura, nostra nuova partner, potremmo poi imparare molto sull’amore. L’ossigeno, che le foglie ci donano, passa dalle mie narici a quelle di un insetto e poi torna nelle narici del mio vicino. Il sole scalda tutti indistintamente: belli, brutti, simpatici, antipatici. Gli alberi e le piante mettono in mostra i loro apparati genitali ricoprendo il mondo di colori, odori e bellezza. Le fusa dei gatti sanano il nostro organismo: loro godono, e il loro godere emette onde che armonizzano i nostri circuiti. Amare, amarsi e provare piacere – pensare a sé e all’altro, scopriamo, sono cose che non necessariamente si escludono a vicenda.
Gli indiani d’America sono soliti iniziare le loro cerimonie e le loro riunioni in cerchio con una celebrazione: “a tutte le nostre relazioni”. Siamo connessi con cielo, stelle, terra, antenati, animali, piante e tutto questo dando e ricevendo al contempo. Mitakuye Oyasin (tutto è connesso) ripetono come un mantra i Lakota Sioux: questo è il loro modo di pregare e rendere grazie. A tutti i nostri amanti, potremmo dire: perché amo i miei nonni, e so che loro mi amano; le piante e le colline che ho attorno; le mie cellule e i miei batteri; tutti connessi da questa calda onda energetica di reciproco amore.
SerenaGaia, sebbene cittadina statunitense, ha deciso da qualche anno di provare a ricrearsi una base nel nostro e suo bel paese. La vado a trovare a Vidracco, nel torinese, dove ora risiede. Qui ha sede Damanhur, un controverso eco villaggio di cui è stata ospite, pur non facendo parte della comunità filosofico spirituale che loro amano chiamare “il popolo dei damnhuriani”. Una coppia inglese in visita con i figli ai templi sotterranei che sono stati qui costruiti, ci invita nella loro casa ad un cerchio non religioso di celebrazioni e canti. Nella mansarda di una casetta finemente ristrutturata che loro affittano qui tramite AirB&B, c’è la loro spaziosa stanza da letto. Per terra cuscini, candele, libri da cui trarre ispirazione, strumenti musicali e pochi altri amici. Nel cerchio sacro che si viene a creare cantiamo, preghiamo, celebriamo e apriamo i nostri cuori e le nostre menti, connettendoci tra noi e con il cosmo. Vengono pronunciate parole come sottosuolo, natura, respiro, battito d’ali. Quando mi arriva la parola mi sento quasi eccitato, pieno d’amore. Mi ritrovo a parlare di quanto trovi sensuale a volte passeggiare ed addentrarmi tra le colline e i rilievi alberati: nell’ombra che diventa sempre più fresca, suadente, scorre un ruscello fresco che dà vita e canta dolci melodie. L’immagine è quella di morbide cosce aperte in cui addentrarsi per incontrare il piacere.
Decido di condividere una mia esperienza; una visione; un sentire. Un giorno mi sono tagliato quasi mezza punta di un dito. Senza usare medicamenti o bendaggi, ho lasciato la natura fare il suo corso. Ero alle Canarie, nel mezzo di una caletta rocciosa in cui si vedevano gli strati geologici sovrapposti, e mi sono stupito di come quegli strati sovrapposti fossero incredibilmente simili a quelli della pelle che si rimarginava sul mio dito. Per un momento mi sono immaginato di essere un piccolissimo, invisibile, microscopico batterio nell’incavo del mio dito. Quello che io vedevo come roccia immutabile non era che un attimo insignificante nel corso delle mille grandiose mutazioni che la terra aveva e avrebbe ancora vissuto in quel luogo. E forse quel batterio vedeva quel dito e pensava fosse stato sempre così, così come io avevo dimenticato che quelle rocce che vedevo erano solo un’istantanea di una terra che ad una altro ritmo mutava, cresceva e si crepava, crollava ed eruttava e veniva sommersa e poi scalfita dall’uomo.
Chissà se anche i batteri nel nostro intestino si svegliano e si chiedono che scelte fare nella vita. Non siamo anche noi semplici batteri nel sistema riproduttivo delle piante? In fondo siamo semplicemente chiamati a mangiare i loro frutti succosi per defecarne i semi a grandi distanze. Mangiare, defecare, respirare, riprodurci. Semplici batteri: così appariamo visti dagli occhi dell’organismo che ci ospita. Probabilmente un giorno una cometa ha portato sulla terra la prima acqua, e lì vivevano dei batteri. La cometa ha ingravidato la terra, gettandovi un seme. I batteri, i veri alieni che ci abitano e che ci parlano dalle stelle delle nostre viscere, altro non sono che i più antichi abitatori di questo pianeta. E ci amano.
L’Ecosessualità, sebbene forse con altre visioni, parla anche di questo. Parla di rapporto ecologico con il nostro corpo, di sex-toys in materiali riciclabili, della natura come luogo erogeno in cui fare l’amore, di dialogo e confronto nei rapporti di coppia, a tre o orgiastici che siano. E SerenaGaia facilita, attraverso tutto questo, la vita di chi decide d’intraprendere un percorso che, attraverso la liberazione del corpo, possa portare al risveglio della coscienza in unione con il pianeta ed il cosmo. Un’attivista della libertà sessuale.
E’ nell’organizzazione degli eventi nazionali della famiglia italiana del Tantra ed è da poco rientrata dal Tantra Festival 2019 che si è tenuto ad Angsbacka, in Svezia [Tantra, oltre ad antica disciplina misterica, è connessione con l’altro nell’apertura dei chakra]. Partecipa e tiene incontri di Coccoleria, anche noti come Cuddle Party (arrivati in Italia ormai da anni, almeno nelle maggiori città) [come aprirsi al contatto con l’altro con regole che permettano di sentirsi sempre a proprio agio]. Partecipa all’ISTA, International School of Temple Arts, “organizzazione che tenta di facilitare la guarigione sessuale e l’atteggiamento salutare nei confronti del sesso” attraverso riti misterici e sciamanici che pongano l’uomo e la donna in un rapporto spirituale con il proprio corpo. Frequenta locali per scambisti e luoghi in cui si possa praticare la free sexuality o quantomeno il naturismo. Ama sé stessa, il proprio corpo e non se ne vergogna – anzi.
Nei nostri incontri, ormai sempre più frequenti da quando quest’amicizia è nata, continuiamo a chiacchierare amabilmente come quella prima sera a Bagniaia. Ormai però, dopo aver affrontato insieme con apertura ognuno le proprie paure e dubbi a riguardo, capita anche che le nostre chiacchiere avvengano tenendoci per mano o stando accoccolati l’uno vicino all’altra, sdraiati magari sull’erba di un prato. Se le condizioni lo permettono, o se siamo soli in privato, stiamo anche nudi, come amiamo. Ci coccoliamo, le nostre mani carezzano le cicatrici come le bellezze dell’altro, le nostre pelli e i nostri batteri s’incontrano, ormoni e feromoni danzano e, semplicemente, stiamo così a parlarci beatamente di noi, di Gaia, delle stelle e del mondo che verrà – speriamo sempre più aperto, accogliente e coccoloso
Grazie
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin