San Paolo, in Brasile, è una delle città più popolose del pianeta, un’immane megalopoli in cui ogni giorno si incrociano le esistenze di oltre dodici milioni di esseri umani. Accanto ad esse, troviamo una moltitudine di sensazioni controverse, a contatto con l’infinito di un’umanità incommensurabile, schiacciata addosso, l’una accanto all’altra, dentro uno spazio circoscritto.
Il racconto delle donne e degli uomini e della strada. Dei corpi, delle anime e delle ossa. Di dio e della sporcizia. Del sudore salato che cola da una maglietta vecchia. Dell’odore acre, potente, della terra, che ti salta addosso, che spinge forte, come se volesse trascinarsi fuori dalle immagini. Si percepisce il colore della vita, quando si osservano i momenti semplici e profondi di chi il futuro se lo conquista un minuto alla volta. Un’ora alla volta. Un giorno alla volta.
Non c’è nessuna pena, e nemmeno compassione, in questa rappresentazione quasi spirituale di una città e dei suoi lavoratori, ma un sentimento liquido di dignità, fotografie che si arrampicano, dal basso verso l’alto, a ritrarre i Gesù Cristo metropolitani. Fatti di sangue e di asfalto.
Ludovico Nitoglia nasce e cresce a Roma, dove si appassiona al rugby e fa di questo sport il suo lavoro.
Proprio il rugby lo porta a sensibilizzarsi ai temi del sociale che, grazie alla passione per la fotografia, comincia a immortalare prima per gioco e ora, abbandonata la carriera da giocatore professionista, in maniera più attiva. Nel 2016 si trasferisce a São Paulo, Brasile, dove approfondisce la sua ricerca sul tema dei “moradores de rua” e si concentra sul progetto di Ecce Homines.
Attualmente Ludovico vive a Porto, in Portogallo.
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