9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati,
ideata da Paola Moretti e curata da Linda Farata.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute. Una squadra di illustratrici interpreta graficamente le mini-recensioni e disegna le copertine dei libri. Le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Bertrand Leclair, Malintesi, traduzione di Marco Lapenna, Quodlibet 2019
Analitico, questo è certo. Eppure, allo stesso tempo, impulsivo, aggressivo, fuori dai cardini estetici della narrativa classica, i cui schemi vengono però utilizzati per far emergere una riflessione sulla sordità, su cosa significhi e abbia significato essere sordi. Malintesi è la storia di una famiglia che fa da sfondo alla storia di una cultura, la nostra, in cui per decenni il metodo “oralista” ha soffocato la lingua dei segni. Ma si ragiona anche su altro: sui rapporti fra generazioni, per esempio, così come sul tema della comunicazione non verbale tout court, sull’essere genitori, sul diventare figli e sulle somiglianze comportamentali inevitabili fra essi. I “malintesi” diventano quindi i protagonisti silenziosi di comunità che non intendono comprendere, che restano schiacciate fra rimorsi, durezze e fanatiche ostilità.
Consiglio di Minosse Melli
Illustrazione di Giorgia Atzeni
David James Poissant, La casa sul lago, traduzione di Gioia Guerzoni, NNEditore 2020
Una famiglia trascorre il fine settimana nella casa sul lago che dà il titolo al romanzo, casa che i genitori, prossimi alla pensione, sono in procinto di vendere. Temi in apparenza semplici quelli dell’ultimo romanzo di David James Poissant, (venerdì) ma un evento tragico e imprevedibile colpisce, anche se di riflesso, i protagonisti e in un attimo straccia le vesti debolmente rammendate che coprono le loro vite imperfette. (Sabato) Vite normali e profondamente complicate – come la mia e la vostra – che nascondono bauli impolverati di scelte non fatte, dolori e non detti che, nella tragica circolarità degli eventi, ci entrano decisi sotto la pelle e ci aiutano (domenica) a vedere proprio noi stessi, senza giudizio, riflessi sulle acque di quel lago.
Consiglio di Francesca Addei
Illustrazione di Ludovica Lombardi
Chantal Akerman, My mother laughs, traduzione in inglese di Daniella Shreir, Silver Press 2019
Chantal Akerman, innovatrice strutturalista del linguaggio cinematografico liberato dal male gaze, ha sempre rigettato ogni definizione – anche “femminista” – per uno statuto esistenziale il più possibile nomade e queer. L’unica cosa che sono, ha sempre detto, è una figlia. Il rapporto simbiotico con la madre bella, vitale, premurosa e soffocante innerva capolavori come News from home. Il declino e la morte, precedenti pochi mesi il suicidio della regista ormai disancorata, si versano in un documentario (No Home Movie) e in un libro strazianti, ad alta temperatura emotiva. Se non che My mother laughs elabora un lutto staccandosi di dosso la cosa con ogni espediente: cut up, salti spazio-temporali, split personality, pagine ipnotiche di small talk. Il titolo viene da un episodio di scherno da parte della madre: invece di offendersi, Akerman prova grande sollievo e liberazione in un momento di sincerità che fa sembrare possibile vivere al di fuori del legame filiale.
Consiglio di Alessandro Ronchi
Illustrazione di Nuvola Camera
Anja Trevisan, Ada Brucia, Effequ 2020
Ada Brucia, della giovanissima Anja Trevisan (1998), è una storia oscura raccontata in piena luce. Rino rapisce Ada. La piccola ha nove mesi e lui sente di amarla. La cresce come la sua compagna in una casa nel bosco e, per non farla uscire, le dice che la terra brucia, fuori si muore, solo con Bapu – come lei lo chiama – Ada è al sicuro. Gli stivali proteggono Bapu ma le scarpe per bambine, lui le dice, non esistono. Dopo 13 anni, l’equilibrio si rompe e Ada conosce il mondo fuori. Con una prosa semplice e luminosa, Trevisan osserva la loro storia senza risparmiare dettagli; non la giudica, non la psicologizza. Si svincola dall’usuale immaginario di violenza e riesce, comunque, a raccontarla come tale. Un sole accecante che abbaglia e costringe a chiudere gli occhi per non farsi male.
Consiglio di Enrica Fei
Illustrazione di Simon Rizzi
Leggi tutti i 9 Righe
Leggi tutti gli articoli della Redazione di Yanez
L’immagine di copertina è stata illustrata di Giulia Libardi
Tutti i diritti delle illustrazioni all’interno di questo articolo appartengono ai rispettivi autori. Temete questo simbolo ©
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin