9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati, ideata da Paola Moretti
e curata da Linda Farata.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute. Una squadra di illustratori interpreta graficamente le mini-recensioni e disegna le copertine dei libri. Le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Giorgio Ghiotti, Gli occhi vuoti dei santi, Hacca 2019
Anteporre la biografia di Giorgio Ghiotti alla lettura di un suo libro può trarre in inganno. La carta d’identità, che recita “classe 1994”, ci incoraggerebbe a immaginarlo nei panni della giovane promessa, panni che, ormai, dopo due raccolte di racconti, una di poesie e un romanzo, mal si abbinano alla maturità del suo talento. E tanto più dopo aver chiuso Gli occhi vuoti dei santi, dodici racconti dolenti e poetici che fluttuano nella sospensione di un’età (l’adolescenza, il più delle volte), di un luogo (una Roma notturna, oppure estiva) o di un ricordo (il primo innamoramento, un lutto famigliare) per raccontare le ambivalenze della vita. Desiderio e colpa, amore e risentimento non riescono a fare a meno di collidere in queste storie di rivelazioni minime. Ghiotti le percorre con dolcezza, ossessionato dal ricordo di una giovinezza sanguigna e spesso carica di contraddizioni.
Consiglio di Martin Hofer
Illustrazione di Irene Delvai
Cristina Battocletti, Bobi Bazlen – L’ombra di Trieste, La nave di Teseo 2017
Bobi Bazlen è il più illustre sconosciuto del Novecento italiano. Uomo nell’ombra,
eminenza grigia in vita, è rimasto – almeno fino alla pubblicazione di quest’ottima biografia – un rimosso, nonostante l’importanza nevralgica. Fu, tra mille cose, scopritore di Italo Svevo, cofondatore di Adelphi, primo importatore di psicanalisi, Mitteleuropa, esoterismi e Oriente nell’Italia dominata dalle rigidità illuministe-marxiste e crociano-idealiste della prima metà del Novecento. Bazlen ha conosciuto tutti (il libro è una galassia di storie satellite: Saba, Montale, Leonor Fini, Elsa Morante, Manganelli) e ha influenzato tutti, ma – fedele all’esistenza come naufragio di Michelstaedter – non ha mai voluto lasciare segni durevoli. Oltre alle storie concentriche che mappano esaustivamente quattro decenni di cultura italiana, come un centro vuoto zen c’è la vicenda esistenziale di Bobi Bazlen: arcinomade, irrequieto, nevrotico, “sempre figlio” e “passante illustre” come Arthur Rimbaud.
Consiglio di Alessandro Ronchi
Illustrazione di Alessandra Marianelli
Miljenko Jergović, Le marlboro di Sarajevo, Bottega Errante Edizioni 2019
Alcolismo, sesso, sangue, morte, ironia e nichilismo, cristallizzati sul palcoscenico di una guerra che devasta la splendida città di Sarajevo. Jergović compone un’elegia scombinata ed elegante, omaggio a un’epoca, e a una nazione, che non esistono più. Pagina dopo pagina si ha la sensazione di ascoltare un lamento dolce, una malinconia pazzoide che rimpiange l’unità jugoslava perduta e un sentimento balcanico distrutto per sempre. L’umorismo emerge oscuro, denso, fra descrizioni che si muovono dentro gli abissi filosofici di una cultura nietzschiana e la serena rassegnazione dei personaggi a una vita quotidiana vissuta, nonostante la tragedia, con dignità e follia. No, non è una lettura allegra, quella cui si è sottoposti. Ci si cala dentro una sensazione di onirismo legata al contrasto fra una Sarajevo sotto assedio e l’uggia poetica di un’umanità comune che si muove dietro la violenza. Le marlboro di Sarajevo, a oltre 25 anni dalla sua pubblicazione originale, è invecchiato benissimo.
Consiglio di Bernardo Tommasi
Illustrazione di Eleonora Gambula
Katerina Tucová, L’eredità delle dee, Keller Editore 2017
A Zitková, tra le alture cecoslovacche, sopravvive da secoli una comunità di donne che praticano la medicina popolare e si fanno chiamare dee, tramandando le proprie conoscenze e i propri poteri di madre in figlia. La loro storia è antica quanto l’umanità e si è intrecciata morbosamente con tutti gli avvenimenti che hanno attraversato la regione, dalla caccia alle streghe al nazismo, fino all’avvento del regime comunista e alla sua caduta. Dora è l’ultima discendente di questa stirpe e porta in sé il germe di una maledizione secolare che ha accompagnato l’esistenza di tutte le sue precorritrici. A metà tra finzione e studio etnografico, questo romanzo dalle atmosfere ancestrali restituisce la voce a una genealogia di donne zittite e spesso perseguitate dalla storia, ne tratteggia le figure senza scoprirne le ombre, realizzando un quadro magistrale in cui credenze popolari e realtà si fondono alla perfezione, dando vita a un intreccio che lascia col fiato sospeso fino all’ultima riga.
Consiglio di Elena Cascio
Illustrazione di Giulia Shapeless
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L’immagine di copertina è stata illustrata da Anna Zaccaria
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