Ogni mese raccogliamo il meglio di quello che è stato proposto da Yanez e lo riproponiamo. Questi sono gli articoli che avete apprezzato di più nel mese di maggio 2017, raccontati attraverso stralci e citazioni (cliccando sul titolo verrete rimandati direttamente all’articolo):
Voglio vederti danzare il poliamore
di Margherita Seppi
illustrazioni di Luca Di Battista
“Non vedo.
La mia fronte sudata è appoggiata alla fronte sudata di un’altra persona.
Fa caldo.
Da destra un braccio mi cinge la vita, la mia mano sinistra tiene la mano di chi sta ballando un poco più in là, che ricambia la stretta.
Ho il capo chino.
Qualcuno da dietro mi accarezza i capelli, lo fa usando un po’ di pressione sui polpastrelli. Brividi lievi mi scendono dal collo e mi attraversano la schiena. Solleticano giù fino alle piante dei piedi.
C’è odore di pelle.”
“C’è vita. Anche con gli occhi chiusi, sono sicura di riconoscere dove sto andando e vengo attirata ed accolta da un gruppo che scopro formato da quattro persone. Per una decina di minuti ci accompagniamo in un ballo che pare un cerimoniale. Imparo ad ascoltare e a distinguere tutte le voci, tutti gli odori e i modi di usare il corpo e le mani.”
Strapazzami di ormoni
di Nora Cavaccini
“A quanto pare, in una non meglio precisata Università della North Carolina, accade questo: un gruppo misto di uomini e donne è radunato per essere sottoposto a un test.
Per prima cosa si intendono misurare i livelli di ossitocina e cortisolo (entrambi ormoni) di ciascun partecipante, e a questo scopo i volontari sono dapprima isolati in una stanza singola; quindi il gruppo viene riunito.”
“Il ruolo della donna, tacitamente, è ribadito come quello di una ripetuta subalternità.
Nella mia azienda si apre così un dibattito interno che non a caso è sostenuto con maggiore forza e argomentazioni soprattutto da quelle redattrici che provengono da paesi come il Brasile (e l’Italia anche non fa difetto) in cui la problematica è più sentita.”
Abbandonare Calabria
di Giorgia Corea
“Si cresce con una grande certezza: amare il luogo che ti ha dato i natali a prescindere da tutto e senza condizioni, con passione.”
“In Calabria i profumi e i sapori sono infiniti; le città vivaci. Eppure una migrazione sempre più crescente le desertifica. Le città si spopolano, muoiono a poco a poco e tutti assistono silenziosi al declino, troppo impegnati a criticare le scelte politiche fatte o i giovani che non credono nella propria terra.”
“Nonostante questo, se è vero che i giovani del sud sono più insoddisfatti nei confronti della propria vita, è altrettanto importante sottolineare come siano più dinamici, disposti a mettersi in gioco (36,8%) e più fiduciosi nei confronti d’internet, dei social media e delle nuove tecnologie, visto come l’unico strumento grazie al quale non rimanere ai margini della società.”
Giorgio Canali è ancora incazzato
di Mattia Grigolo
“È normale essere arrabbiati, perché il mondo va come fa comodo a chi comanda e chi comanda non sono io. Se fossi io a comandare probabilmente sarebbe diverso, però non conviene a nessuno che sia io a comandare.”
“Giorgio Canali era un bambino che si è beccato la tubercolosi quando aveva sette anni e ha vissuto fino ai dieci anni senza poter frequentare nessuno ed evitando, per forza di cose, le cattive compagnie. Quindi è cresciuto un bravo bambino. Addirittura ad un certo punto, renditi conto, ho anche rischiato di votare MSI. Meno male che non avevo l’età per andare ai seggi. Ero un cretino.”
“Piero Pelù è un amico, non posso farci niente. Non è colpa mia.”
Viaggio a Brema
di Michele Galasso
“Arriviamo allo Steigenberger Hotel, adagiato sulla riva del Weser, tra fiori e prati. Tutto è perfetto. La stanza si affaccia sul panorama, come una nave di piacere. All’ultimo piano ci aspetta la Spa con vista panoramica. Dalla sauna finlandese, godendo la vista, i miei occhi si fermano proprio su un barbone che vive sotto il ponte della ferrovia, ma decido di non pensarci: sono felice, sono turista, mi godo il lusso.”
“Il magnifico quartiere dello Schnoor doveva essere buttato giù negli anni ’70 per costruirci un parcheggio multipiano; la stupefacente e bizzarrissima Böttcherstraße demolita perché considerata da Hitler esempio di arte degenerata.”
Andiamo A Marzhan
reportage fotografico di Helen Hecker
“Una Berlino Est dimenticata, sconosciuta, estranea. Un viaggio nel cuore di Marzahn ed Hellersdorf, ex-periferie operaie, oggi conquistate dalla destra antieuropea, xenofoba e populista di Alternative für Deutschland e in cui la realtà pratica del quotidiano si incrocia con i progetti, in parte grotteschi, di riqualificazione sociocomunitaria dell’area. Il cosiddetto “Gelbe Viertel”, il quartiere giallo, è stato classificato dal Senato di Berlino come “Problemkiez” nel 2015: qui il 32 percento degli abitanti riceve oggi l’Hartz-IV, il sussidio di disoccupazione a lungo termine contro la povertà, garantito dal diritto costituzionale alla sussistenza. Gli scatti di Helen Hecker seguono il cammino di Giuseppe alla scoperta di quello che non c’è.”
Ueli Steck, l’uomo che diventò montagna
di Francesco Somigli
“Guardo il video di Ueli Steck che scala e cerco di capire. Vorrei avere i suoi movimenti, la sicurezza, il passo, la meccanicità. E soprattutto vorrei avere muscoli e polmoni come i suoi. Non sono un alpinista: la mia esperienza con le montagne si limita a molto trekking estivo e invernale, qualche via ferrata e alcune cime minori delle Alpi. Posso dire però che amo la montagna, da sempre.”
“La parete nord dell’Eiger non è esattamente la collinetta dietro casa dove la domenica si va a fare il picnic insieme ai nonni e allo zio sovrappeso: è un muro verticale di 1600 metri, a strapiombo sulla valle sottostante. È spesso avvolta dalla nebbia; e se anche la visibilità è buona, il problema sono frane e slavine. È la cosa più vicina all’incubo che un alpinista possa vivere.”
“Non è mai stata una sfida contro la montagna; chi è baciato dall’ossessione sa che le vette sono come i croupier di un casinò: perdono solo apparentemente, ma tengono il gioco in mano. E alla fine, in un modo o nell’altro, vincono sempre. Sfidare le montagne a viso aperto significa morire.”
L’arte non è politica
di Greta Canestrelli
“Mi sono vista poggiare la schiena su una delle querce di Kassel, sfogliando il catalogo della Documenta in corso. Ne avevo fiutato tracce qua e là, tra saggi, riviste e interviste, ma probabilmente quando scoprii cosa rappresentasse per il mondo dell’arte la quinquennale rassegna tedesca era già il 2012 inoltrato, anno della penultima edizione, e improvvisare un viaggio in Germania non rientrava nel mio budget. Adesso ci risiamo. Dal 10 di giugno al 17 di settembre, Kassel si agghinda a festa per la quattordicesima edizione di Documenta.”
“Documenta è di per sé una reazione artistica sensata ad un evento politico importante. I suoi natali risalgono a dieci anni dopo la fine della seconda grande guerra, e il merito è di un determinato Arnold Bode, pittore e designer, oltre che curatore delle prime quattro edizioni della rassegna di Kassel. Bode, che rimboccatosi le maniche, nel 1955 appese, un chiodo alla volta, quel repertorio di opere che il nazismo aveva bollato come “arte degenerata”.”
Shalom, Berlino
di Mirea Cartabbia
“È il tardo pomeriggio di un venerdì buio e compassato, una piccola folla di fedeli sta uscendo dalla Oranienburger Straße Synagoge, un imponente edificio sormontato da una cupola dorata, nel quartiere di Mitte, a Berlino. In alto, proprio sul punto più estremo della struttura, a quota 50 metri, campeggia la stella di David, anch’essa dorata.”
“Per addentrarsi nello spicchio più vivace del quartiere israeliano, bisogna spostarsi di qualche isolato. Questa volta a farmi da guida è Karen, una ragazza israeliana trasferitasi a Berlino da tre anni. Mentre camminiamo da Rosentahler Platz fino alla nostra meta, Torstraße 159, mi racconta la sua storia e di come abbia deciso di mollare un lavoro da consulente ben pagato per trasferirsi in Germania a fare la barista. “Povera ma felice”, d’altronde, è il suo motto.”
Socrates, un giorno triste così felice
di Lorenzo Iervolino
“La palla risplende come un piccolo sole, in attesa che tutte le altre stelle e i pianeti, grandi o piccoli che siano, le ruotino intorno. Ma al bambino che la fissa con occhi spalancati sembra che nulla ancora si muova di un solo passo: l’attaccante, infatti, protegge la sfera tra i piedi, come una chioccia col suo uovo. Finge di partire da un lato, poi dall’altro, la palla rimane immobile e lui finta di nuovo, stavolta sfiorandola appena con l’esterno del piede destro, senza spostarla. Ad ogni mossa dell’avversario, il difensore che gli si contrappone e pronto a lanciarsi a destra o a sinistra, ma anche i suoi movimenti sono solo accennati, una danza minima in cui rischia costantemente di perdere l’equilibrio e di cadere col sedere per terra. Alla fine l’attaccante inclina il busto verso la sua destra e lancia la palla dalla parte opposta, aggirando il difensore e recuperando il pallone, mettendosi poi a dribblare chiunque gli si pari davanti,invincibile, come l’eroe di tutte le favole.”
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Foto di copertina: Socrates con la maglia dei Corithians © Wikicommon
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