Giorgio Canali sarà in concerto a Berlino il 6 giugno 2017, grazie a Le Balene Possono Volare e MegaHerz Booking Agency.
Tutti i dettagli dell’evento li potete trovare QUI, i biglietti sono disponibili in prevendita presso il Wale Café e on line su Koka36.com
Ho questa immagine di Giorgio Canali inchiodata nei ricordi e nei pensieri. Un uomo magrissimo, che pare denutrito o malato, che imbraccia una Gibson e urla e mentre urla canta e cantando fa poesia. Ed è incazzato.
È arrabbiato con tutti e non se ne fa una ragione, questo signore che di cose ne ha viste e ne ha fatte a bizzeffe. Che è salito sul palco insieme a Lindo Ferretti e che si è dovuto subire la stessa domanda ad ogni sua intervista: cosa mi dici di Lindo Ferretti?
Un uomo, Giorgio Canali, a cui ti viene voglia di dire di fermarsi, che va bene così. Che quello che doveva fare l’ha fatto e l’ha fatto anche piuttosto bene. Un uomo che se lo guardi da vicino alle sue canzoni, lo vedi che non dirà mai basta, perché è uno di quegli esseri che sono nati e cresciuti per mangiarsi la strada.
A meno di una settimana dal suo concerto solista (come Rossosolo) a Berlino, lo intervisto direttamente dalla capitale tedesca. La prima cosa che gli chiedo è se c’è mai stato in Germania.
Mi dice che l’ha visitata solo da turista, tre o quattro volte, non di più.
Che impressione ti ha fatto Berlino?
Credo che la prima volta che ci sono andato sia stato tra il 1992 e il 1994, durante dei tour di gruppi con cui lavoravo. Ci sono passato un altro paio di volte per turismo. Berlino è un bel gran posto dove passare ogni tanto.
Quindi ti dico, non ci si fa un’idea precisa di una città dopo un massimo di quattro frequentazioni rapide. Sai che è una capitale e che c’è davvero tanta storia sotto le sue macerie. Berlino è un mondo che, in qualche modo, sta all’opposto del mio mondo.
Non è facile.
So che è una città punk ed io ci sono nato e cresciuto con il punk.
Invece cosa ti aspetti dal concerto?
Mi aspetto che ci si diverta, non molto altro. Per me è la prima volta che porto il progetto Rossofuoco a Berlino, immagino che ci saranno tanti italiani. Magari ci sarà qualche tedesco che arriverà curioso e se ne andrà incazzato dicendo, Guarda che stronzo questo vecchio che dice cose che non capisco.
A parte gli scherzi, spero di divertirmi e di far divertire la gente che verrà a sentirmi. Tutto qui.
Verrai a Berlino come Rossosolo, che è il tuo progetto one man band. Quali sono le differenze con Rossosolo, a parte quelle pratiche di non essere con il tuo gruppo?
Beh, innanzitutto Rossofuoco è un tipo di concerto molto rumoroso. Ci sono ancora due quarantenni che suonano con me e che hanno tutto il testosterone a posto. Quindi si pesta e si urla, si fa del rock ‘n’ roll. Talvolta più rock che roll e questo mi dispiace, ma tant’è. Con Rossosolo, invece, mi metto a fare tutti i pezzi che non potrei fare con Rossofuoco, perché gli altri due si addormenterebbero sul palco. Le atmosfere sono molto più rarefatte, uso tanto la loop machine, suono su me stesso. Ci sono strati e strati di deliri non troppo intonati. Atmosfere sognanti, ecco. Dilatate e liquide.
Ok, va bene. Torniamo però al Giorgio Canali più classico. Spesso, quando si parla di te esce fuori la parola ‘rabbia’. In molti dicono – probabilmente i primi a dirlo sono i tuoi testi – che sei un tipo incazzato.
Beh, c’è un mio album in cui la parola rabbia è la chiave di volta, Tutti contro Tutti. Lì di rabbia ce n’è a tonnellate. Tra l’altro quello è un album dedicato alla figura di Federico Aldrovandi, quindi cosa vuoi che ti dica, è normale essere arrabbiati. Guardati intorno. Chi non si arrabbia dopo che si è guardato attorno? Era così quando avevo diciotto anni ed è così anche adesso. Non migliora e non peggiora. L’unico problema di questo mondo è che sembra che cambi ma non è mai cambiato. Al comando ci sono sempre gli stessi e chi si arrabbia è sempre la stessa gente. È normale essere arrabbiati a diciotto anni ed esserlo anche a cinquanta. Non è normale il contrario. La gente che si calma per convenienza mi dà fastidio.
Ok, quindi perché tu sei ancora arrabbiato?
La risposta è perché non dovrei esserlo. Non c’è niente che va come lo sognavamo. Io sono nato in una generazione di sognatori, il 68 è arrivato e ci ha portato una montagna di promesse e di conquiste che poi, lentamente, ci sono state sottratte. Ed ogni giorno c’è un tentativo vano, vedi la legalizzazione delle droghe leggere che non arriverà mai, il provare a legiferare la legge sull’aborto. È normale essere arrabbiati, perché il mondo va come fa comodo a chi comanda e chi comanda non sono io.
Se fossi io a comandare probabilmente sarebbe diverso, però non conviene a nessuno che sia io a comandare.
Perché?
Sarei molto nazista. So che è impopolare dirlo. Sarei un nazista d’intenti. Io non posso sopportare che il voto del mio macellaio valga quanto il mio, altrimenti non vado a votare. Perché guardando il mio macellaio negli occhi capisco che è un idiota. Io proporrei un test d’intelligenza per andare a votare e per procreare. Questo si chiama nazismo.
Abbastanza.
È impopolare, ma è così.
Avrei un’altra domanda in tema, ma credo che la risposta sia abbastanza implicita. Quando smetterai di essere incazzato? Immagino non succederà.
Quando morirò, ma sono un immortale. (ride)
Un grande classico: la discografia italiana.
Per fortuna le label stanno morendo o sono già morte, quindi non c’è quel delirio assurdo di musica di merda che va avanti a colpi di pubblicità. Però c’è un altro delirio ancora più ingiustificato che è quello dei Talent Show. Questo è quanto, come diceva Nanni Moretti “Ve lo meritate Alberto Sordi”. Capito? Se questo vi fa stare bene, supportiamo la gente che fa i Talent. Va bene così e fine. Ogni epoca ha il suo Al Bano e Romina Power.
Allora mi viene spontaneo chiederti di Manuel Agnelli?
Grande stima, lo avrei fatto anch’io, ma a me non lo propongono, perché non valgo quanto lui. Collaborare con il nemico talvolta conviene (ride). A parte tutto, Manuel Agnelli è riuscito a muoversi e a far muovere tante di quelle cose intorno alla sua musica che non si può non stimarlo. Ricordati quando andò a suonare come un poveretto a quella trasmissione di merda che è il Festival di Sanremo, in ogni caso, anche in quell’occasione, è riuscito a muovere qualcosa. Oltre a tutto questo, ricordiamoci sempre tutti che Manuel è molto intelligente e molto lucido. Recentemente è uscita una sua intervista in cui faceva il punto sulla situazione della musica in Italia, ed è stato spietato. Vattela a leggere.
L’ho letta e non sono d’accordo su tutto ciò che dice.
Io invece sono d’accordo al centocinquanta per cento con lui. A parte il fatto che è un amico, è uno che ha fatto qualcosa di molto grande per la musica italiana e lo sta facendo tutt’ora, a mio parere.
Ok. Andiamo avanti. Mi piacerebbe sapere chi era Giorgio Canali prima di diventare il Giorgio Canali che tutti conosciamo.
Guarda, a parte anagraficamente, ce ne sono talmente tanti di Giorgio Canali in Italia, come ci sono tanti Manuel Agnelli, che è difficile risponderti. Però, a parte questo, Giorgio Canali era un bambino che si è beccato la tubercolosi quando aveva sette anni e ha vissuto fino ai dieci anni senza poter frequentare nessuno ed evitando, per forza di cose, le cattive compagnie. Quindi è cresciuto un bravo bambino. Addirittura ad un certo punto, renditi conto, ho anche rischiato di votare MSI. Meno male che non avevo l’età per andare ai seggi. Ero un cretino. Da quel momento in poi credo sia stato un rimbalzare continuo tra tanti Giorgio Canali diversi. Siamo in troppi qui dentro, comunque.
Chi è quello che predomina?
Quello che pensa di avere sempre ragione, ma non ce l’ha.
Pensavo mi dicessi quello sempre incazzato.
Quello sempre incazzato blatera e blatera ma sa benissimo di avere torto in partenza.
Se qualcuno o qualcosa ti concedesse la possibilità di cambiare un anello della tua vita, quale cambieresti?
Non credo cambierei niente di tutto ciò che è stata la mia vita. Sono felice di come è andata, almeno fino ad adesso.
Probabilmente in quasi tutte le interviste che ti hanno fatto è venuta fuori la domanda riferita a Lindo Ferretti, e te la farò anch’io, ma forse in modo differente e un po’ provocatorio.
Vai.
Se tu domani mattina ti svegliassi accorgendoti di non essere più Giorgio Canali, ma di essere diventato Lindo Ferretti, cosa faresti?
Comincerei a bestemmiare come un turco per mettermi in pari.
Mi sembra davvero un’ottima risposta.
Ti faccio un’ultima domanda che è un gioco: io ti dico delle singole parole o brevissime frasi e tu mi rispondi con altrettante singole parole o brevissime frasi. Ti va?
Certo.
Bene. La prima: Donald Trump.
Evviva.
La nuova scena hip hop italiana.
Se la conoscessi ti direi qualcosa.
Piero Pelù.
È un amico e non ci posso fare un cazzo, non è colpa mia.
Quello della foto.
È sempre tagliato via. Non c’è mai.
Medioriente.
È talmente controversa la questione mediorientale. Ti viene sempre voglia di tifare Palestina, per forza di cose. Però, ormai la Palestina è un’idea vecchia. Purtroppo c’è molta ignoranza, sia da una parte che dall’altra, e quindi vincerà l’ignoranza. E sono cazzi.
Predappio.
Mamma. Ci abita mia madre che ha l’Alzheimer, quindi non sa nemmeno di viverci. È un posto strano. In questo momento è una specie di supermercato di trofei nazifascisti, trent’anni fa sarebbero andati a fuoco tutti quei posti. Però sai, lo sdoganamento di Silvio Berlusconi e i suoi amici dal ‘94 in poi ha fatto sì che ora Predappio sia sinonimo di fascismo, però è sempre stato il contrario, da subito dopo Mussolini.
Fuoco.
Il fuoco è rosso, ma il rosso non serve ad un cazzo.
Quanto pesi?
Sono obeso. Peso cinque o sei chili in più di quanto vorrei essere. Il mio peso forma sarebbe cinquantasei chili.
Ultima: Giorgio Canali.
Idiota per sempre.
Segui Mattia Grigolo su Yanez | Facebook | Twitter
Tutte le foto, compresa quella di copertina, sono di Martina Rindondelli
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin