OST è stata per diversi anni una rubrica ideata e curata da Mattia Grigolo, apparsa su Soundwall Magazine. OST ha raccontato i film attraverso le sue colonne sonore.
Ora è su Yanez.
Questa è la storia di Walter White, un alpinista della bugia, arrampicatore di montagne di equivoci, di dolore e morte, il quale, una volta raggiunta la vetta, si ritroverà inevitabilmente appeso alla punta di una piramide rovesciata, ove le intenzioni sbagliate si pagano e i mostri riprendono il terrore di chi ha smesso di fare incubi.
Say My Name
Io non credo che Vince Gilligan avesse la benché minima idea di ciò che avrebbe creato ideando Breaking Bad, anche perché fino a quel momento la sua carriera viaggiava sul mediocre binario che lo vedeva regista di un paio di episodi di X Files e co-sceneggiatore di Hancock, oltre ad un’altra manciata di sceneggiature e produzioni.
La portata è stata mostruosa, come non se ne vedevano dai tempi di Lost, con il grande riconoscimento di aver indovinato tutte le cinque stagioni e, anzi, essere riuscito nella non facile impresa di migliorarsi.
Il fantasma dello spoiler è sempre dietro l’angolo, nonostante siano passati sei anni dalla season final, tanto che c’è stato un riuscitissimo – anche se non con la stessa potenza – prequel. Quel Better Call Saul che narra le vicende legate ad uno dei personaggi principali della serie: l’avvocato Saul Goodman. Da qualche settimana si parla di un film, diretto proprio da Vince Gilligan, che andrà in onda in esclusiva sulla piattaforma Netflix e racconterà la storia di Jesse Pinkman, il protetto di Walter White, e della riconquista della libertà dopo quell’ultima, incredibile puntata.
Utilizzerò quindi una lista di parole che, per chi ha già avuto il piacere di godersi la serie, significheranno molto – a tratti moltissimo – mentre per chi ancora non si è sentito pronto risulteranno come parole concatenate con criterio da parole comunque a caso.
Dunque: droga, malattia, bugie, inganni, chimica, potere, alette di pollo, rap, narcos, debolezza, speranze, fato, colpe, caos, onnipotenza e metilammina.
I personaggi di Breaking Bad sono uomini comuni nell’accezione più banale del termine, sono raffigurazioni umane esemplari che vanno disgregandosi lentamente.
Non sono mostri, non sono eroi. Sono me e te e voi.
Questa è la forza e questo è il genio. L’istinto di sopravvivenza che accende l’ingegno quando sulla scacchiera ci si accorge di giocare soprattutto contro se stessi.
Molti dubitano potrà esistere niente di più perfetto nel genere. Io non credo, ma chiunque si prenderà questo impegno dovrà lottare ferocemente. E, ad ogni modo, dopo sei anni non ho ancora trovato niente con una tale potenza narrativa.
Ciò che rimane oltre ogni cosa, come spesso accade, sono i nomi; quegli stessi appellativi che plasmano oppure demoliscono le azioni, i pensieri e i preconcetti dei personaggi, ma un nome, su tutti, resta nella memoria e nel cuore: Heisenberg.
Poi c’è la colonna sonora.
Hablan de un tal Heisenberg
Il compositore Dave Porter, analogamente a Gilligan, quando salì sulla barca Breaking Bad, non aveva decine di anni di esperienza alle spalle, premi di cui vantarsi, stelle sul petto. Scavando nella sua biografia lo si ricorda alle prese con Saved, serie tv americana datata 2004, di cui ha curato l’intera colonna sonora, piccoli contributi agli scores per The Oh in Ohio (in Italia è uscito con il titolo Prima o poi S…Vengo!) ovvero le vicende che ruotano attorno ad un’attraente donna in carriera da sempre priva del piacere orgasmico. Infine Bigger, Stronger, Faster, buon documentario in perfetto stile americano, volto a sviscerare il problema dell’assunzione di anabolizzanti all’interno degli ambienti fitness e del wrestling.
Questo è quanto.
Poi arrivano Vince Gillingan, Brian Cranston, Aaron Paul e soci ad aprirgli la porta più importante della sua carriera. La svolta.
Il successo è arrivato con e dopo Breaking Bad, quando a Porter vengono affidate le musiche originali per le serie tv The Red Widow, The Blacklist, Metàstasis (un improbabile remake di Breaking Bad in salsa colombiana), Better Call Saul, Flesh & Bon, 30 for 30, Preacher, The Blacklist: Redemption e i due film Term Life e The Disaster Artist. Insomma, un bel salto.
Per la realizzazione del suo masterpiece, Gillian affianca a Dave Porter il supervisore musicale Thomas Golubić e il gioco è fatto.
La colonna sonora di Breaking Bad è un intreccio nel valore più ampio possibile del termine. Lo sviluppo fra le composizioni di Porter – mi è capitato di ascoltare più di una volta dj di una certa fama mixare l’ormai popolare Main Title della serie – svariatamente combinate a titoli del panorama musicale mondiale. Utilizzo il termino svariato perché calza perfettamente con l’idea e il concetto che è alla base dell’intera produzione.
L’eterna lotta/alleanza fra le parti, tra il giusto e lo sbagliato, tra ciò che può essere fatto e ciò che deve essere fatto. Le personalità opposte eppure interscambiabili di Walter White e Jesse Pinkman, Walter White e la moglie Skyler, Hank lo sbirro della DEA e Pinkman lo spacciatore. Questo porta a concepire una colonna sonora mutevole e mutante, ove la musica tradizionale e il folk si annodano – a tratti ingarbuglia – con l’innovazione del rap e dell’elettronica. Ma fa anche di più; riesce ad entrare nella sceneggiatura e diventare scena nella trama. Uno su tutti la sigla nella sigla, The Ballad of Heisenberg realizzata dai Los Cuates de Sinaloa.
Oppure le innumerevoli volte di un Pinkman seduto sul suo enorme divano, ad ascoltare tracce rap con il suo illuminatissimo e pompatissimo stereo, intercambiando la presa diretta con la post-produzione.
Ci sono le chicche, come giustamente ci si aspetta da una produzione di tali livelli. Quindi c’è il nostro Quartetto Cetra e la famosissima Crapa Pelada canticchiata con impegno da un Gale Boetticher intento a bagnare le piante.
Ancora la dubstep, da Bassnectar agli Knife Party, roba che oggi sembra datata, ma che tra il 2008 e il 2013 era nuova. Porter e Golubić sono tra i primi a scegliere di utilizzare questo genere all’interno di una serie tv, forti dell’esplosione avvenuta negli States ad opera di producer come Skrillex e i sopracitati, tra gli altri.
E’ dunque questa la forza indiscutibile della colonna sonora di Breaking Bad, l’ho già detto, il potere di saper far coesistere mondi sonori diversi in altrettanti mondi visivi differenti, in altrettanti modi diversi di concepire lo sciogliersi lento ed inesorabile della normalità, del luogo comune, della pura e semplice banalità di una vita classica.
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