OST è stata per diversi anni una rubrica ideata e curata da Mattia Grigolo, apparsa su Soundwall Magazine. OST ha raccontato i film attraverso le sue colonne sonore.
Ora è su Yanez.
Questa è una storia che comincia il 3 settembre 1973, precisamente alle ore diciotto ventotto minuti e trentatré secondi
E’ la storia bizzarra, visionaria, grottesca e, purtroppo o per fortuna, semplice di Amélie: enormi e bellissimi occhi, capelli a scodella, immaginazione brillante, un sorriso che illumina chi se lo merita e oscura gli invidiosi.
Il Favoloso Mondo di Amélie è una favola contemporanea, stralunata, colorata con i pastelli a cera dell’immaginazione senza limiti del regista francese Jean-Pierre Jenuet e suonata dal suo conterraneo Yann Tiersen.
Un film che disegna le piccole cose quotidiane con l’innocenza di chi immagina e crea senza obblighi.
Questa è una storia che non ha angoli e non ha incroci, ma solo discese, curve e salti funambolici.
Siediti e spingiti con entrambe le mani, poi lasciati andare.
Amélie ha sei anni
Una voce narrante fuori campo (probabilmente l’alter ego del regista) racconta i primi anni di vita di una bambina e della sua famiglia, dal padre poco comunicativo, al pesce rosso con tendenze suicide. Un vicino di casa che la incolpa dei peggiori disastri del mondo e una mamma morta schiacciata da una turista del Québec che si lancia da una guglia della cattedrale di Notre Dame.
-prendere fiato-
Amélie decide di rintanarsi in un mondo immaginifico, senza amici e senza impulsi sessuali, in attesa dell’età giusta per lasciare la casa natale.
Jean-Pierre Jenuet ha avuto il grandissimo merito di mantenere, per quasi tutta la sua carriera, una cifra stilistica impeccabilmente originale, compiendo un quasi-miracolo con Alien Resurrection, dove riesce a mantenere in bilico la natura fantascientifica del film con la sua scontornata idea del cinema. Delicatessen, il suo primo lungometraggio, vanta un umorismo nero allucinato che farà storia e segnerà indelebilmente i seguenti lavori del regista.
Cinque anni più tardi
Eccoli, gli occhi di Audrey Tautou, ennesima peculiarità del film che resterà nel ricordo e nelle sacre scritture della cinematografia francese per l’eternità, ma ancora di più nei pensieri e nella voglia di cambiamento di una generazione di ragazze. Sguardi meravigliosi, stargate verso un mondo parallelo fatto di stranezze che diventano quotidianità. Amélie, ora cameriera tra malati immaginari ed ex cavallerizze zoppe. Amélie e la maniacale selezione del “mi piace-non mi piace” caratteristico dei personaggi che intrecciano il suo cammino.
Amélie, il cui unico vero sfogo nella vita è quello di rifugiarsi nel suo mondo magnifico e segreto.
-fino a quando…-
La sera del 31 agosto 1997, Lady Diana e Dodi Al-Fayed rimangono vittime dell’incidente stradale che tutti conosciamo.
Eccola, la svolta nella vita della ragazza, il punto nodale della trama: Amélie trova una scatola di tesori che un bambino ha nascosto quarant’anni prima proprio dentro casa sua e, dunque, le viene un’idea luminosa. Ritrovare il proprietario della scatola e restituirgliela.
Canzoni giocattolo
Se c’è una cosa che rende la colonna sonora de Il Favoloso Mondo di Amélie, qualcosa di unico, è la capacità di Yann Tiersen di leggere l’animo umano attraverso le note.
Venti composizioni strumentali, di cui solo due non sono merito del polistrumentista. Canzoni giocattolo, filastrocche malinconiche a tratti, ma anche spensierate, ballate per archi e pianoforte, in cui sono utilizzati spesso e volentieri toy piano, vibrafoni, carillon, grammofoni.
Ricorda, nemmeno così lontamente, la colonna sonora di Angelo Badalamenti per un altro film di Jean-Pierre Jenuet; La città dei bambini perduti.
-chiudere gli occhi-
E’ la leggerezza con cui Tiersen spolvera tra le cose preziose e dimenticate, come quando da bambini ci si ritrova a giocare con i vecchi dischi di papà, osservarli girare sul piatto immaginando dischi volanti e giostre meravigliose.
E’ il pensiero che arriva un attimo prima delle note e che può far diventare una giornata piovosa in una soleggiata e il contrario. Socchiudere gli occhi e sentirla forte nello stomaco, quella malinconia di tempi passati, ingialliti come le vecchie fotografie che ancora conserviamo, nascoste nelle nostre scatole dei tesori.
Yann Tiersen è l’uomo perfetto per questo film, come lo fu Badalamenti per La Città dei Bambini Perduti, perché c’era la necessità di destreggiarsi tra grandi e piccini, tra innocenza e scaltrezza, tra leggenda e vita quotidiana.
Le canzoni lo dimostrano, perché sono magiche e leggere, sono ninna nanne e sono il plotone della banda del paese che marcia sotto la tua finestra in una giornata in cui hai voglia di sognare e di amare, ma anche di perdere tutto.
Il Favoloso Mondo di Amélie è una colonna sonora polverosa, che potreste trovare nascosta dietro una piastrella, dentro una scatola di legno.
La morale, forse, non è altro che ascoltare e capire che la vita è questa qui, ovviamente, ma ce ne sono tante altre, appena sotto la superficie.
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