AVVERTENZA – Questo non è un articolo tecnico e qui non si leggeranno recensioni: chi scrive non è un critico cinematografico.
C’è una cosa da chiarire immantinente. In questa lista non compaiono:
– Mamma ho perso l’aereo
– Una poltrona per due
– Love actually
– Night before Christmas
– Elf
– Il Grinch
– Sister act
– Ricomincio da capo
Abbiamo scelto, piuttosto, una serie di film di Natale che non tutti immaginerebbero adatti per il pomeriggio del giorno di festa, ma che sono invece perfetti, secondo noi, per abbandonarsi sul divano, asciutti o appanzatissimi, mentre fuori la luce si dirada e avanza dentro il nostro cuore, prepotente, quella malinconia dolce che vuole, deve, essere accarezzata dalle immagini. Che siate in coppia o da soli, a un appuntamento di famiglia o insieme alle vostre amiche, qui troverete il suggerimento adatto a farvi chiudere in bellezza il vostro 25 dicembre. Il film di Natale, d’altronde, è più di un rito, quasi un momento di passaggio, uno vero e proprio spazio emotivo di cui davvero non si può fare a meno.
E se non riuscite a guardarli entro il 25 di dicembre, questi film vanno bene almeno fino a Capodanno!
LA MEGLIO GIOVENTU’ (2003) – di Marco Tullio Giordana
Sono 360 minuti, ma potete guardare, intanto, solo la prima parte, posticipando la seconda per il giorno di Santo Stefano, o per il pomeriggio del 31, in attesa del cenone.
L’epopea della famiglia Carati, concentrata sulle vicissitudini dei fratelli Matteo e Nicola, attraversa 37 anni di vicende italiane, saltellando fra racconto personale e testimonianza storica, senza particolari meriti tecnici, ma con una grande pulizia, di immagine e di narrazione, ed una capacità sentimentale non comune nel costruire i personaggi, esseri umani cui, pian piano, è difficile non affezionarsi.
Il registro varia, passando dalla commedia al dramma con grande disinvoltura, ma ciò che rende La meglio gioventù un perfetto film di Natale è la sua calda dinamica familiare, il suo essere un film accogliente, dal quale farsi abbracciare e stringere forte.
TERMINATOR 2 (1991) – di James Cameron
Terminator 2 esce in Italia il 19 dicembre 1991. E’ un successo planetario: incassa 520 milioni di dollari globalmente, 9 dei quali nei cinema italiani. Fra le centinaia di persone che mercoledì 25 dicembre 1991 si riversano nelle sale per vedere il film con Arnold Schwarzenegger c’è anche la mia famiglia: i miei genitori, io e mia sorella. A volte, ancora oggi, mi chiedo come sia venuto in mente a mio padre di portare i suoi figli di 8 e 9 anni, per Natale, a vedere Terminator 2…
Lo spettacolo è quello delle 19. Mi ricordo che a Messina pioveva e faceva freddo (ho controllato prima di scrivere, e in effetti c’erano 8 gradi, che sono pochissimi per la Sicilia) e già da lontano, mentre attraversavamo il viale Europa dopo aver parcheggiato l’auto, si vedevano sul marciapiede di via del Santo (una strada lunghissima che da Messina Centro percorre stretta stretta tutta la città verso Sud, sino all’uscita autostradale di Gazzi) decine di persone, principalmente adolescenti e ragazzi sui vent’anni, attendere in una lunga coda per poter entrare al cinema Golden.
Il film, me lo ricordo ancora adesso, ebbe su di me un effetto così eccitante, così forte, che attesi disperato l’uscita sul mercato della videocassetta, che venne però anticipata da una prima tv di Canale 5, piena di pubblicità, che registrai giudiziosamente. Mia sorella, invece, fu meno entusiasta: credo sia comprensibile.
La storia, per chi non la conosce, è quella del giovane John, un ragazzino destinato a diventare il leader della cosiddetta resistenza umana, che viene rincorso in lungo e in largo da un Terminator arrivato dal futuro, una macchina cattivissima che deve a tutti i costi eliminarlo. Ma a difendere John è stato mandato un altro Terminator: il mitico Arnold.
Così descritto non sembra davvero si stia parlando di un film di Natale, e invece proprio nella settimana di Natale debuttò nelle sale: perfetto per chi ama un po’ di azione, ma ad alto contenuto stilistico, con un’eccellente dose di emozioni e sentimenti. La scena finale vi spezzerà il cuore. Parola di bambino di 9 anni.
I SOLITI IGNOTI (1958) – di Mario Monicelli
Se c’è un film pensato per mettere d’accordo tutti, quel film è I soliti ignoti di Mario Monicelli.
I più giovani, fra un post instagram e un vocale su Whatsapp, potranno osservarlo quasi fosse un documentario. I più adulti resteranno a fissarlo in memoria di un tempo che non tornerà mai più, mentre le generazioni di mezzo lo ameranno, senza remora alcuna, per tutto ciò che rappresenta, tecnicamente e storicamente. Fra i punti di riferimento della cinematografia da rapina, I soliti ignoti, in parte ispirato a uno splendido racconto di Italo Calvino, Furto in una pasticceria, è un concentrato straordinario di cinema e di Italia. Ci sono tanti degli attori simbolo dell’epoca, da Gassmann a Mastroianni, sino a Totò. C’è l’incontro stereotipato fra culture del Nord, del Sud e del Centro del nostro paese. E poi ci sono i tanti piccoli passaggi che raccontano la vita quotidiana di un’intera nazione nel dopoguerra, portati avanti da una trama ritmica, divertente, una commedia che dal punto di vista narrativo procede senza intoppi: già dopo i primi cinque minuti è impossibile staccarsene.
L’UOMO SENZA PASSATO (2002) – di Aki Kaurismäki
In molti potrebbero considerare il maestro Kaurismäki come rappresentante di un’estetica cinematografica dicotomica, rispetto allo stereotipo del classico film di Natale. Eppure, a nostro personalissimo giudizio, il suo stile freddo, i suoi dialoghi laconici, la risolutezza calma dei suoi personaggi sfortunati ma sempre estremamente umani, intridono invece i suoi lavori di lieta uggia, un’atrabile morbida cui concedersi senza rimorsi.
Ne “L’uomo senza passato” il protagonista viene aggredito da tre teppisti, che lo malmenano e gli portano via il poco che ha portato con sé nel suo viaggio dalla provincia finlandese alla capitale Helsinki.
Sopravvissuto per miracolo all’aggressione, perde però completamente la memoria. Inizia così una nuova serie di avventure fra Esercito della Salvezza, piccoli criminali che tentano di fregarlo, amori algidamente romantici e concerti di rock finlandese fra i container: cosa volete di più, da un film nel pomeriggio di Natale?
SILVIA PRIETO (1999) – di Martin Rejtman
Il film meno conosciuto della nostra lista arriva dall’Argentina e si guadagna il suo posto fra i film di Natale per la scatenata surrealtà con cui è delineata la sua composizione, un piccolo gioiello di leggerezza e malinconia, che riconcilia con le emozioni lente e invita la parte più sentimentale dello spettatore a ragionare, in maniera libera, sulle tante minime sfumature delle relazioni.
Silvia Prieto, la protagonista, vaga alla ricerca di se stessa senza una direzione chiara. Conta tutti i caffé che serve nel bar dove lavora, cucina quantità esagerate di pollo al forno, sempre diviso in dodici parti uguali, un giorno va in vacanza a Mar del Plata, dove un incontro casuale con un uomo italiano la obbliga a un pensiero straordinario: esiste, al mondo, un’altra Silvia Prieto, un’omonima, una donna che porta esattamente il suo stesso nome. La vita di Silvia, di colpo, cambia. Non in maniera brusca, ma seguendo una linea contorta che fra il nuovo lavoro di distributrice di campioni di detersivo agli angoli delle strade di Buenos Aires e uno stravagante giro d’amicizie, la porterà a consolidare la sua natura di donna stralunata. Consigliato, soprattutto, per chi a Natale ha bisogno di un film per sentirsi in pace con il suo lato più sognante.
https://mubi.com/it/films/silvia-prieto
IN THE MOOD FOR LOVE (2000) – di Wong Kar-wai
Parliamoci chiaro. Se i film di Natale non dovessero rispondere a degli stereotipi fissi, questo film sarebbe considerato uno dei film di Natale per eccellenza. C’è dentro, infatti, una meravigliosa tensione di emozioni e immagini, e una sequenza tecnica di illuminazioni e piogge e ombrelli e musiche di sottofondo a uomini che fumano e a donne che scendono le scale, che riconciliano con il significato più puro di amore e di amicizia e di imbrunire lento, che il Natale un po’, secondo noi, rappresenta o dovrebbe rappresentare. La storia è quella di due coppie che si trasferiscono lo stesso giorno, nella Hong Kong del 1962, in due appartamenti vicini. Seguono vicissitudini carnali e amorose, in parte importanti, in parte no. Perché ciò che rende unico questo film è quanto vi sta intorno. Le espressioni, le ambientazioni, l’atmosfera morbida, cedevole, cui ci si abbandona. Il consiglio, considerate le proteste che vi potrebbe capitare di affrontare alla vostra proposta di guardare a Natale un film asiatico di vent’anni fa, è di mantenere il riserbo. “Vi faccio vedere un film”, direte. Lo schermo accendetelo a film iniziato, dopo 45 o 60 secondi. A quel punto subirete le invettive, ma il peggio sarà ormai passato.
REDAZIONE
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