L’estate è un momento importante. In un’accezione più para-psicologica è simbolismo del distacco, o meglio, di stacco; dal freddo, dal trambusto, dal lavoro soprattutto. Nell’altra, quella più romantica e sicuramente più pop, è sole, mare, caldo, radici, famiglia.
Ma che tipo d’estate è quella che non è fatta di distacco? Che tipo di vacanze sono quelle in cui l’incubo di una pandemia antisociale è ancora ben visibile, solo nascosto – e nemmeno troppo bene – tra le linee d’ombra che il sole non riesce a bruciare?
Mattia Grigolo ha passato un mese in una località balneare della Riviera ligure di Ponente, fotografando in analogico a livello amatoriale la normalità – quella romantica, pop – della vita da spiaggia: scatti in cui il particolare intimo si mischia alla tipica cartolina ma non proprio una cartolina. Perché qualcosa resta, sottocute, una sensazione, un disagio a cui non si pensa oppure non si è ancora abituati, nonostante tutto. Si spera, piuttosto, e sperando si immagina un’estate che stava finendo, perché non è ancora iniziata veramente.
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