Andy’s Diner Bar, Stazione Messe Nord: preliminari
– Senti, sto ancora rincoglionito da ieri, devo svegliarmi. Prima di entrare andiamo un attimo qui al bar a farci trattare di merda.
L’amico a cui mi rivolgo, che per scomodità d’ora in poi chiamerò Giancarlo Maria Davide Robert, sa di cosa sto parlando; anche lui nel corso della sua vita è stato vittima di camerieri tedeschi privi di garbo e sentimenti positivi. Nessuno di noi due però sa ancora che questa volta verrà oltrepassata ogni frontiera, non solo del malcostume commerciale, ma anche dell’intrattenimento a sfondo razziale.
Siamo in un finto diners americano pieno di grafiche anni cinquanta fatte male, proprio di fronte al Palais am Funkturm, dove da un paio di giorni è in corso la ventiduesima edizione di Venus, la fiera del porno berlinese verso cui siamo diretti e che ho già raccontato lo scorso anno con tutti i miei limiti.
Mi appoggio al bancone con la speranza che il barista finisca a breve di non fare palesemente un cazzo, ma non c’è verso di chiedergli un espresso, anzi: più gli faccio notare attraverso la comunicazione non verbale che sto perdendo la pazienza e più costui mi fissa con aria di superiorità gravitazionale.
Quando dieci minuti più tardi mi sbatte finalmente in faccia un caffè inaccettabile, con l’ennesimo sguardo di strafottenza interdisciplinare sottolinea un po’ a tutti i presenti che in fondo al suo cuore non c’è alcuna intenzione di rendermi felice. Tant’è che alla scortesia aggiunge uno scontrino di 24 euro e 30 centesimi, che mi molla di sbieco vicino alla tazzina prima di scappare per sempre in una galassia in cui io non posso più inquinare la sua esistenza olimpionica.
Chiedo spiegazioni a vanvera ad un altro cameriere, forse il capo sala, e questo mi conferma l’addebito di un brunch che non ho mai consumato, per poi partire con un ciclo carolingio di pubbliche umiliazioni ben assestate. La situazione è talmente paradossale che mi eccita, devo ammetterlo. È interessante, biograficamente sexy, quasi erotica; specie se raffrontata a tutte quelle volte in cui gli altri mi trattano male perché effettivamente sono uno stronzo. Rifletteteci: li vale tutti quei 23 euro di differenza filosofica che alla fine, ovviamente, non pago neanche per il cazzo.
Luna Corazòn, padiglione 26
Non vorrei parlare ancora di soldi, ma mentre riceviamo i nostri pass stampa per accedere senza ripercussioni alla kermesse del porno più importante di tutte, mi rendo conto che il tipo in coda allo sportello accanto al mio ha appena tirato fuori 38 euro per un biglietto, prelevando la somma direttamente dai suoi fondi pensionistici. Ed in effetti il prezzo d’ingresso è un dettaglio di cui non ho mai parlato fino ad ora, quindi rimedio con un consiglio per il prossimo anno: se avete intenzione di partecipare a Venus 2019 preparatevi ad essere scemi, perché secondo me uno intelligente una cifra così non la paga per entrare in un posto in cui comunque ci trova degli esseri umani (per quanto sia sempre interessante osservare una folla di gente e valutare in che modo essa riesce ad abbassare il livello di trascendenza del reale).
Approfondisco tale questione metafisica qualche paragrafo della mia vita più avanti, proprio mentre io e Giancarlo Maria Davide Robert ci apprestiamo a vivere un momento particolarmente terreno.
Ci troviamo davanti allo stand di una casa di produzione cinematografica a luci rosse che di nome fa mydirtyhobby e abbiamo di fronte Luna Corazòn, pornostar di 29anni che personalmente trovo molto bella e con la quale mi troverei in disaccordo su un sacco di argomenti, a partire dalla cover del suo smartphone.
Sto sentenziando a raffica diverse cafonate intellettuali, quando ad un certo punto una calca di uomini incombe da dietro schiacciandoci le esigenze.
L’accaduto si spiega facile: in pratica, mentre io tiro in ballo l’abbassamento della trascendenza, Luna Corazòn tira in ballo l’abbassamento delle mutande, provocando nefaste conseguenze per il nostro posizionamento nello spazio.
A meno di mezzo metro dall’orgasmo premeditato della pornostar, ma comunque ancora ben lontani dal suo privilegiato punto di vista sul mondo, io e Giancarlo Maria Davide Robert non possiamo dunque far altro che archiviare l’ennesima disfatta estetica di un genere maschile ingiustificatamente scalpitante e sudato nell’animo.
Una volta fuori dalla calca ci sentiamo talmente sconfitti dalla natura da riproporci di apprezzare addirittura il femminismo a partire da martedì prossimo.
Ala est, pausa pranzo
Qualche minuto dopo, Giancarlo Maria Davide Robert ha già fame e dal momento che non è chiaramente un aristocratico rinascimentale, si fa complice di un atto di pirateria gastronomica acquistando un pranzo italiano fasullo al costo di 10 euro al piatto.
Altra dritta di carattere spicciolo: l’anno prossimo a Venus, portatevi i panini di mamma da casa, anche perché l’alternativa alla finta cucina italiana è la vera cucina tedesca.
⁃ Secondo te mi fanno entrare al live-show con la pasta al pesto?
Dopo avermi posto la questione enigmistica più interessante della settimana, Giancarlo Maria Davide Robert si allontana per assistere ad una esibizione live che avverrà all’interno di uno spazio delimitato da del poliestere di seconda mano. La durata della performance è di circa 20 minuti salvo complicazioni di natura inguinale, il costo del biglietto invece è di 15€ a persona per un massimo di 20 spettatori infelicemente vivi. Me la perdo volentieri.
Mi accomodo perciò in delle panche di legno a gustare una porzione di bratkartoffeln quantitativamente inferiore a ciò che mi merito, quando prende posto di fronte a me una ragazza mora. Sorseggia a spasmi una Coca-Cola e mi trova sexy quasi da subito, innescando un dialogo di circostanza che si conclude con la richiesta del mio numero di telefono. È sudamericana, ha 33 anni, si chiama Adriana e, alla luce di ciò che accadrà nel corso della giornata, chissà con che appellativo da minorato avrà memorizzato il mio contatto sul suo smartphone.
Ronny Rosetti film, padiglione 30
Giancarlo Maria Davide Robert torna dal live show con entusiasmo illegittimo. Sostiene di aver fissato un’intervista con un produttore hard e mi invita concitatamente a seguirlo nel suo percorso ascensionale verso la nevrosi al padiglione 30.
Quando arriviamo, il portavoce della Ronny Rosetti film è subito lieto di annunciarmi che a Ronny Rosetti in persona non gliene frega un cazzo, e per questo mi dirotta su un dj distante da me almeno cinque universi di pensiero, che nel frattempo sta effettuando dei campionamenti a catena per alcuni soggetti epilettici in pista. Giungo al suo cospetto e comincio a fargli delle domande utilizzando un taglio assolutamente professionale. L’amplificazione dei Pink Floyd non favorisce però lo scambio intellettuale e finisce che ricevo un biglietto da visita color preservativo e un invito a mandare via mail degli esami del sangue recenti, corredati da un paio di foto del mio apparato riproduttivo, in modo da poter valutare correttamente la candidatura. Una storia verissima.
Erotik Rodeo, Padiglione 10
Ad un certo punto, com’era prevedibile, io e Giancarlo Maria Davide Robert ci perdiamo di vista per sempre, unità di tempo che utilizzo per fotografare un tizio con dei tatuaggi extracorporei e altre persone che non vogliono dare nell’occhio. Mi fermo davanti a un pisello gigante fucsia, ma solo per stanchezza, non certo per imparare cose nuove. Il pisello gigante fucsia comincia a roteare, prima lentamente, poi in modo sempre più discontinuo e deciso; sopra c’è una ragazza che deve riuscire a resistere il più possibile aggrappata ad esso. È una rivisitazione in chiave ancora più scema del rodeo meccanico, un gioco che gli esseri umani utilizzano per farsi le foto ricordo spiritose e per far credere agli altri che prendono la vita alla leggera.
La Erotik Rodeo Xtreme event service e K. fornisce piselli giganti roteanti, fucsia, in tutta la Germania, con una certa preferenza – suppongo – per gli addii al nubilato di Mönchengladbach, dove ha sede l’azienda.
Vibra il telefono, è una foto ricevuta su whatsapp da un numero non memorizzato. A volerla descrivere di primo acchito, sembra la tipa sudamericana che ho incontrato prima, illuminata da un flash poco spontaneo mentre posa con il cazzo di un tatuato in bocca. Mi chiedo cosa dovrei apprendere del mondo che non so già, ma lo considero comunque un atto comunicativo, tanto più che poi leggo:
⁃ So, these are pix of me and my friend in action. Tell me what kind of dynamics do you like in a threesome.
Erotika 3D, padiglione 29
Ma a voi capita mai che ad un certo punto mentre siete in un luogo pubblico e ben concentrati su qualcosa (un libro, la mappa del centro di Praga, un articolo di Corrado Augias su Repubblica.it, etc.) si avvicina un cretino e vi parla di cose inutili fino a quando non vi fingete morti?
Giancarlo Maria Davide Robert mi fa sapere che sta tornando a casa ed io adesso mi ritrovo allo showroom di Erotika 3D con un certo Arne, un rappresentante del ceto medio tedesco che già da una quarantina di minuti mi appesantisce con la sua narrativa da ex tossico.
Mi arrivano altre due foto della sudamericana. Nella prima la si vede a pecora in un autoscatto effettuato con la complicità di un selfie-stick; nella seconda la si riconosce mentre simula in presa diretta un’estasi a protoni, manco stesse copulando con Sean Connery caricato a salve.
La Erotika 3D, dal canto suo, tenta di far colpo su di me con una stampante tridimensionale il cui uso è limitato alla riproduzione in scala di pornostar di basso ceto, per un prezzo che varia – al variare delle dimensioni – dai 99 ai 499 euro. Che poi è anche la cifra che arriverei a pagare per assistere all’esecuzione capitale di Arne in pubblica piazza, durante la rivoluzione francese.
La sudamericana, nel frattempo, continua la strampalata telepromozione su whatsapp:
– Generally I am a switch and like it a bit more on the rough side, I have an oral obsession so anything related to that excites me including lots of kissing, spit, face fucking, fingers in mouth….etc. I like impact play on most areas of my body (ass, tits, thighs). I love anal play/intercourse, lots of clitoral stimulation, nipple play. Last but not least would be toys and fucking.
Both my friend and I are very kinky, in a threesome context I like group dynamics and the endless possibilities to have fun.
I wouldn’t mind seeing some pictures of your dick.
Due persone in un giorno che chiedono la foto del mio pisello. Cosa c’è in giro, una nuova forma di socialismo?
A questo punto comunque, mi sento chiamato davvero in causa ed è per questo che progetto a mente uno schema d’illuminazione flash da pittura fiamminga, che mi sparerò sul membro la prossima volta che vado in studio. Ne sono consapevole: sto per cadere in un fossato pieno zeppo di ridicolo e infatti, di lì a breve chiedo in modo diretto alla sudamericana un appuntamento, specificando per bene che però non sono molto convinto di interferire con la zona pelvica del suo partner. Non tanto perché ho problemi con il cazzo, quanto per via dei tatuaggi orribili che questi ha sul fianco; ancora tribali, non se ne può più.
⁃ We could meet next Tuesday at 10 pm. I live in Neukölln, I can host.
Le rispondo che per me va bene.
A questo punto saranno circa 16 minuti che non ascolto cosa mi sta dicendo Arne, ma dubito che nel frattempo abbia fatto virare la conversazione sull’espressionismo tedesco. Di contro, in chat, la sudamericana sposta sorprendentemente il topic dalla logistica al fatto che sono effettivamente un ingenuo coglione.
⁃ Do you know our rates?
Premedito un’operazione per recuperare posizioni nella catena alimentare, ed in effetti mi viene un’idea.
⁃ No, how much is it? – chiedo.
⁃ 200 euro each/hour. – risponde.
In pratica, secondo questa, io dovrei pagare 400 euro l’ora per copulare con lei e il suo maltatuato contemporaneamente, ma le sfugge che a Berlino un threesome lo trovi gratis pure al catechismo. E dunque concludo quest’avventura con un ribaltone, scrivendo:
– Perfect, my rate instead is 450/hour. So you just have to give me 50/hour and we’re even. Deal!
Sudamerica non la prende sportivamente e blocca il mio contatto da ogni stazione spaziale.
Rialzo definitivamente lo sguardo dallo schermo e vedo un gruppo di tipi che si stanno pistando in stile guerra punica perché al box di fronte regalano vecchi calendari di Playboy, DVD hard, riviste gay, portachiavi erotici, inutilerie sexy, qualunquità porno. Scatto una foto conclusiva quando il campo di battaglia sta per sgombrarsi e per terra giacciono i residui dell’ultima umanità deludente della giornata.
L’anno prossimo non vengo, promesso.
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