Ogni mese Margherita Seppi sceglie un luogo nel mondo e ci racconta che tempo fa, a modo suo.
Impieghiamo quasi un’ora di macchina dall’aeroporto di Lombok fino al porto di Bangsal. Là un traghetto di legno trasporta alle Isole Gili. Ci si sale dandosi la rincorsa, arrancando nell’acqua tiepida tenendo le scarpe in mano, barcollanti come pinguini.
Il traghetto non ha orari. Parte solo quando è abbastanza pieno.
L’auto rimbalza sulla strada sterrata, Teo di fianco a me dorme dando craniate intermittenti al finestrino, Pol di fronte parla con l’autista. A parte i traghetti e i barconi, a Lombok non esistono mezzi di trasporto pubblici. Gli indonesiani si accaparrano i turisti fuori dagli alberghi e dagli aeroporti assalendoli come i pesci ad un mercato napoletano, se li schiaffano su questi taxi illegalissimi e li scarrozzano in giro a prezzi assurdi. 150.000 rupie dall’aeroporto al porto, ovvero neanche 10 euro. Un autista a disposizione per tutta la giornata viene a costare sui 30 euro. Negoziare è da infami, pensare che loro con un nostro miserabile euro ci marciano una settimana.
Sulle Gili addirittura non esistono mezzi motorizzati. Ci si sposta solo camminando, in bici e sui cidomo, carretti tradizionali guidati dai cavalli. Le isole sono talmente piccole da rendere superfluo ogni altro tipo di mezzo: la più grande, Gili T, si circumnaviga a piedi in un’ora a passo lento.
Sbarchiamo, è il 13 gennaio. Gennaio è il mese più piovoso dell’anno con 350 mm di pioggia, seguito da febbraio (300 mm), dicembre e marzo (250 mm). Piove ad intermittenza, più volte al giorno, l’acqua che scende prende tutte le forme, da quella fine fatta di mani di fata che ti solleticano la pelle, a quella torrenziale che urla con boati disumani l’ira furibonda del cielo.
Durante gli altri mesi, invece, a quanto sembra la volta celeste si apre, generosa come le case degli indonesiani, che spalancano le porte a chiunque si avvicini, anche se dentro hanno solo la polvere da offrire. A novembre le precipitazioni sono di 150 mm, ad aprile e maggio intorno ai 100. Giugno, luglio, agosto e settembre sono solo sole, portano meno di 50 mm di pioggia ciascuno.
Le Gili sono tre: Gili Trawangan, Gili Meno e Gili Air e si trovano nel sud-est asiatico, a nord di Lombok, ad est di Bali.
Gili Air, la più incontaminata, la vedremo solamente all’orizzonte, a Gili Meno faremo una breve tappa, giusto il tempo per capire perché ci vanno le coppie in luna di miele. Perché sa di pace e di lontananza, perché non c’è altro da fare che contemplare la bellezza del mondo e coltivare questo breve varco tra la vita che sta per cominciare, e quello che presto dovrà diventare passato.
Noi staremo tre giorni a Gili T, quella più visitata, sporca e casinara, la migliore per il surf, reso possibile, oltre che dall’oceano sconfinato, dal favore dai venti. Il 6 agosto è il giorno più ventoso, con 12 km/h, poi è un’altalena: i venti si abbassano a settembre, ottobre e novembre in modo graduale, fino ad arrivare a 8 km/h ad inizio dicembre. Risalgono a dicembre e a gennaio, toccando i 9,6 km/h ad inizio febbraio, calano poi di nuovo raggiungendo il punto più basso in aprile, 7,2 km/h. Da lì si alzano di nuovo in vista dell’estate: maggio 10 km/h, giugno 11, luglio e agosto 12.
Guardo Teo che arranca, vittima dei postumi di una sbornia mal programmata il giorno precedente, dell’afa e delle strade melmose inondate dall’acqua piovana. Penso che l’ultima volta che l’ho visto ci stavamo salutando sui divani di un bar di Berlino, sei mesi prima, le bocche affamate che faticavano a riprendere fiato, e fingevamo che la mia partenza non avrebbe cambiato niente. Invece, ovviamente, nel frattempo tutto era cambiato.
Molliamo gli zaini in ostello, usciamo. Gli indonesiani sono tutti riversati nelle strade, popolano il fango, le loro voci infestano l’aria umida e grassa, mentre i canti assordanti e stonati della mecca più vicina ci infilzano i timpani all’amo. Fa caldo. Sulle Gili sono sempre 28 gradi, solo in estate le temperature si abbassano di un grado o due: giugno e settembre 27 gradi, luglio e agosto 26. L’umidità, però, ne aggiunge sempre qualcuno che ti si attacca alla pelle e ti aggiunge uno strato. Sulle Gili sembra di pesare qualche chilo di troppo.
Camminiamo in riva all’oceano, troviamo un uomo che guarda alla luna e parla da solo su un sasso. Gli indonesiani hanno una conformazione strana, sono abituati a saltare da una barca all’altra, ad arrampicarsi sui pali, ad allungare le braccia per ammainare le vele. Sono tutto un muscolo spiegato e teso, proiettato verso il mare a cui appartengono. L’uomo con sé ha una borsa di funghi allucinogeni che ha raccolto durante il giorno, sulle Gili ne crescono da tutte le parti. Ce li regala, noi ne prendiamo troppi.
Sdraiata sulla sabbia guardo Pol che ingoia un sacchetto e dopo un altro. Ride come un folle allargando la bocca, che adesso mi pare il traforo del Gran Sasso. E mentre io sento le ondate lisergiche che pian piano mi investono, i suoi denti pieni di briciole nere prendono il volo, trasformandosi in milioni di stelle cariate nello scuro della notte d’Asia.
Rimaniamo sulla spiaggia fino all’alba, poco dopo le sei del mattino. Il giorno più lungo, il solstizio d’inverno, è stato soltanto pochi giorni prima, 12 ore e 37 minuti di luce. Il sole è sorto alle 05.53, ed è tramontato alle 18.31. Pochissima differenza con il giorno più corto, un’ora appena. Il 21 giugno il sole sorge alle 06.27 e tramonta alle 18.05.
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