9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati,
ideata da Paola Moretti per Yanez Magazine e curata da Enrica Fei.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute.
Una squadra di illustratrici interpreta graficamente le mini-recensioni e
disegna le copertine dei libri:
le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Georgi Gospodinov, Cronorifugio, traduzione di Giuseppe Dell’Agata, Voland 2021
Un’esplorazione nostalgica della Storia e delle sue emozioni, un viaggio nel tempo caotico e affascinante, soprattutto una riflessione sul concetto di passato, sulla memoria, su ciò che siamo stati e su quello che dovremo essere, chissà quando e come. La ricerca del momento giusto, della cristallizzazione perfetta del mondo di una volta che vorremmo ritornasse, diventa un’ossessione così potente da trasformare perfino il ricordo, da modificarlo indefinitamente in una rincorsa in cui noi cittadini diventiamo tragicomici e autolesionisti, dentro a un tempo e a uno spazio che rifiutiamo nel presente Qui si mescolano malinconia e umorismo, un gioco letterario di grande raffinatezza, che ci fa immaginare prospettive incerte, un’Europa del futuro ormai impossibile, definitivamente rivolta a tutto ciò che nel vecchio continente è rimasto di intatto: quello che non c’è.
Consiglio di Mauro Mondello
Illustrazione di Sofia Bordini
Goffredo Fofi, Fellini anarchico, Eleuthera 2021
Era in effetti un anarchico, Federico Fellini? Non ci avevo mai pensato e invece, a guardar bene, forse proprio sì. Fofi, di sicuro, ne è convinto, e presenta una galleria preziosa di ricostruzioni e riferimenti, piccoli quadri che si concentrano sui personaggi e sulla loro valenza sociale e politica. Gli emarginati de La Strada, Il bidone, Le notti di Cabiria, diventano così degli anarchici quasi inconsapevoli, costretti dalle circostanze, dalla necessità di sopravvivenza, ad arrangiarsi in maniera spontanea, in opposizione all’ordine precostituito. Ma sono anarchici anche i linguaggi visivi di Fellini, non soltanto i personaggi, da La Dolce Vita ad Amarcord, sino al finale La Voce della Luna, che di quest’approccio anarcoide è forse il manifesto più prestante. Per Fofi è proprio l’evidente mancanza di fiducia nell’ordine, la caduta di ogni speranza nella società e nella storia, a costituire la traccia narrativa del manifesto anarchico della storia felliniana.
Consiglio di Kristín Gardezi
Illustrazione di Salvatore Giovanni Scognamiglio
L’assassino dalla città delle albicocche, di Witold Szablowski, traduzione di Leonardo Masi, Keller 2019
Il racconto della Turchia attraverso dei reportage che forse non hanno resistito benissimo alla prova dei cambiamenti avvenuti nel frattempo nel paese (gli scritti sono datati 2013), ma che rimangono un documento importante. Szablowski rimanda un’idea della Turchia piena di contraddizioni, un quadro nel quale, a più livelli, irriducibili spinte di rinnovamento sociale convivono con il fortissimo radicamento di un passato le cui storture culturali sono difficili da sradicare. Viaggiamo con lo scrittore-reporter da Istanbul sino alla province curde più profonde dell’Est, passando dalla leggerezza delle fiction locali agli ideali di ragazzi che protestano in piazza. E poi le descrizioni, più dure e pressanti, dei delitti d’onore, della violenza domestica, di un paese che ha ancora un rapporto complesso con la libertà.
Consiglio di Olimpia Tonassi
Illustrazione di Irene Sotgiu
Jon Fosse, Mattino e sera, traduzione di Margherita Podestà Heir, La nave di Teseo, 2019
Il drammaturgo e scrittore norvegese Jon Fosse ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura «per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile». Con il brevissimo Mattino e Sera, uscito in Norvegia nel 2000, Fosse racconta l’indicibile della morte, anticipando quella che sarà la sua conversione al cattolicesimo nel 2012. Ormai anziano, solo e in attesa della fine, Johannes, pescatore di Vågen, passa in rassegna la sua vita in un lungo flusso di coscienza di ricordi senza segni di interpunzione, dove convergono passato e presente, vita e morte. La fine del corpo lascia spazio alla vita dell’anima, fatta della somma dei ricordi dell’esperienza terrena: dopo la morte, «non esistono corpi, non esiste sofferenza e non esiste dolore».
Consiglio di Alberto Paolo Palumbo
Illustrazione di ADA
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L’immagine di copertina è stata illustrata da Michele Pieretti
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