“There’s a kind of shame placed on our bodies, like we’re not supposed to talk about it. I will never know what it is to be a cis-gender woman, I will never be able to talk about a period or having a child, but I’m not a man either – I’m proud intersex.”
Hanne Gaby Odiele
Intersessuali sono tutte le persone che, dal punto di vista fisico e medico, non rientrano nelle categorie di strettamente femminile, né maschile. Per via del loro corpo sono per decadi stati stigmatizzati, esclusi da famiglia e comunità, sono stati vittime di violenze basate sul loro genere e hanno subito, e tuttora subiscono, delle grandi ingiustizie, sia dal punto di vista medico – poiché il loro corpo, seppure sano, viene sottoposto a ripetuti, irreversibili e dolorosi interventi medici di “normalizzazione sessuale”; sia dal punto di vista legale – poiché non appartenendo a uno dei due sessi riconosciuti legalmente, gli Intersex vengono tagliati fuori da molti ambiti in cui si richiede un’identità sessuale definita, come ad esempio nello sport, nell’istruzione e nella costruzione di una famiglia, ma non solo. Si è cercato inoltre per decenni di cancellare e rendere invisibile la loro stessa esistenza tanto che moltissime persone ancora oggi non sanno cosa significhi la parola Intersex. Questo avviene perché la narrazione della nostra società si basa su una visione univoca e precisa di cosa sia giusto e cosa sbagliato, e siamo quindi sempre pronti a scovare, additare, distruggere o “aggiustare” le cosiddette anormalità, anche quando queste sono una diversa coniugazione della natura stessa.
Persino prima della venuta al mondo, ogni essere umano è già incasellato in una divisione sessuale binaria e viene quindi definito come individuo maschile o femminile. Sui suoi documenti legali, primo tra tutti l’atto di nascita, il sesso è una delle caratteristiche con cui l’individuo viene descritto ed è con questi documenti che viene inserito nei meccanismi della legalità del paese in cui nasce. Questo avviene perché la società contemporanea si fonda su un’organizzazione di genere eternormativo basata sull’idea che esistono solo due sessi opposti, quello maschile e quello femminile: tutto il resto è anormalità.
Sara Kelly Keenan – Santa Cruz, California
Nel 2009, Sara Kelly Keenan, all’età di 48 anni, intuisce attraverso delle ricerche online che anche lei potrebbe essere Intersex, e non una femmina, com’è stata persuasa a credere per tutta la vita. Dopo aver incontrato di persona alcuni Intersex, effettua una visita dall’endocrinologo, che le conferma che i suoi sospetti sono fondati: anche lei è Intersessuale. A quel punto comincia a vedere sotto una luce diversa molti aspetti della sua stessa identità, tanti eventi della sua vita, come il fatto che non si fosse sviluppata in pubertà e anche, allo stesso tempo, di essere cresciuta moltissimo in altezza, e che si fosse sempre sentita sia maschio sia femmina. All’età di sedici anni i dottori le avevano prescritto una cura ormonale e asportato le ovaie che avrebbero potuto, secondo loro, trasformarsi in tumore. In seguito alla scoperta della sua vera identità sua padre le rivela che i dottori avevano anche proposto una cura di “maschilizzazione completa”, con ricostruzione del pene, che loro avevano rifiutato. A 55 anni Keenan, nel cui certificato di nascita è identificata come maschio e solo in seguito al processo di adozione viene dichiarata femmina, è stata la prima persona Intersex negli Stati Uniti a ottenere un nuovo certificato di nascita con su scritto “Intersex”.
Le definizioni di cosa/chi sia maschile e cosa/chi sia femminile sono necessarie anche per quanto riguarda le regole sociali di cosa debba essere considerato norma e cosa deviazione, quindi l’attrazione sessuale “normale” è definita come quella tra sessi opposti che eventualmente si riproducono tra loro, mentre tutto il resto è, ancora, anormalità. Il sesso di una persona risulta, all’interno di questo ingranaggio, non solo fondamentale, ma estremamente polarizzato esclusivamente nelle definizioni di femmina o di maschio, il genere come uomo o donna, e la sessualità come eterosessuale o omosessuale.
Esistono però, a confutare l’idea che i sessi siano solo ed esclusivamente due, delle persone (e in una percentuale sorprendentemente alta, qualcosa che va dal 1,7 a 2 nascite ogni 2000 individui, la stessa percentuale delle persone con i capelli rossi, per intenderci) che nascono con delle caratteristiche fisiche non rientranti esattamente nella definizione di maschile e femminile: sono detti Intersex.
Dal punto di vista biologico, a ogni individuo viene assegnato il sesso alla nascita in base a fattori medici che includono ormoni, cromosomi e genitali. La maggior parte degli esseri umani nasce con 46 cromosomi raggruppati in coppie di 23 (in alcuni casi il numero varia, come nella sindrome di Down, dove si conta un cromosoma in più). La X e la Y dei cromosomi determinano il sesso di una persona: la maggior parte delle donne ha 46 XX, la maggior parte degli uomini ha 46 XY, ma secondo la WHO (World Health Organization) una piccola percentuale di persone ogni mille nati ha un solo e singolo cromosoma sessuale, oppure tre o più, e questo significa che non ci sono solo femmine XX e maschi XY, ma che il ventaglio di possibilità è in verità molto più ampio.
Bria, Delaware
Bria è un intersessuale di 27 anni di origine indiane che è stata adottata da piccola da una famiglia americana ed è stata cresciuta come una femmina. Durante la pubertà, mentre le cresceva il seno, il suo corpo, le sue gambe, il torso e il suo viso hanno cominciato a coprirsi di peluria. A otto anni ha avuto le prime mestruazioni, anni in cui le è cresciuto anche il pomo di Adamo. Nonostante i medici e i genitori continuassero a dichiarare che fosse una femmina sotto tutti punti di vista, anche perché aveva le mestruazioni, Bria sapeva di essere diversa, ma non capiva in cosa, né sapeva come potersi definire. Evitava di andare al mare con i suoi amici perché il suo clitoride ingrossato creava una protuberanza visibile sotto il costume, per cui veniva derisa dai coetanei. Oggi Bria si riconosce nei pronomi they/ them, ha capito e ha accettato l’idea di essere Intersex e da attivista vuole creare consapevolezza nelle persone sull’argomento, per evitare che altri come lei debbano con fatica ritrovare la propria identità dopo tante sofferenze.
Intersex è un termine generico che viene usato per dare un nome a una delle grandi paure della nostra società, l’indeterminato, perché in realtà Intersex non indica nulla di preciso, ma più di quaranta tipologie sessuali che stanno in bilico tra il maschile e il femminile, e denota delle variazioni fisiche che riguardano gli aspetti del corpo umano “sessuati”, come appunto i cromosomi, i marker genetici, le gonadi, gli ormoni, gli organi riproduttivi e i genitali, oltre che l’aspetto somatico di una persona.
Gli Intersex sono naturalmente sempre esistiti e nel corso dei millenni sono stati definiti con vari nomi. Nella mitologia greca Ermafrodito era, ad esempio, il figlio di Afrodite e Hermes, né uomo né donna, ma un perfetto connubio di entrambi e, infatti, oggi molti Intersex sembrano rifiutare il termine ermafrodito, perché darebbe l’idea sbagliata che un essere umano possa essere perfettamente metà uomo e metà donna, mentre questo non è possibile; anche Platone ne riconosce l’esistenza e nel Simposio scrive che tra gli esseri umani esistono tre generi: quello maschile, quello femminile e l’ermafrodito. Nella religione tradizionale romana la nascita di un Intersex era considerato un evento prodigioso che poteva anche indicare il turbamento della pax deorum nei confronti di Roma, mentre Michel Focuault, nel libro Les anormalités, scrive che durante il medioevo gli Intersessuali venivano probabilmente considerati dei mostri e per questo uccisi, giustiziati e bruciati sul rogo.
Muhadh Ishmael – Malindi
Muhadh Ishmael, originario di una zona rurale del Malindi, è nato con corpo che aveva caratteristiche sia femminili che maschili e durante la pubertà ha cominciato a sviluppare il seno. Nonostante si sia sempre sentito maschio, la sua famiglia non ha mai accettato la cosa, forzando Muhadh a vestirsi e comportarsi come una femmina, sin dall’infanzia. Per tutta la sua vita è stato accusato di essere una grande sventura, una vergogna per la sua famiglia, ed è stato chiuso in casa con il divieto di uscire, nascosto agli ospiti che andavano in visita, costantemente picchiato. Gli è stato vietato di andare a scuola e alla moschea. Quando i suoi genitori sono morti, nel 2014, lo zio di Muhadh è divenuto il suo responsabile legale. Un giorno, sei uomini che lui non conosceva ma che lo zio disse lui essere suoi cugini, vennero in visita a casa sua, lo costrinsero ad entrare nella loro macchina, lo drogarono, e gli tagliarono il pene, abbandonando il suo corpo su una strada ai bordi della foresta Arabuko Sokoke. Il giorno seguente, svegliatosi tra dolori lancinanti in una pozza di sangue, Muhadh cerca di raggiungere la chiesa cristiana più vicina a dove si trova, dove incontra un uomo che lo conduce all’ospedale. Di lì a pochi giorni Muhadh muore di emorragie. Durante i suoi ultimi giorni, un suo amico va a fargli visita e a lui Muhadh racconta tutta la vicenda. La sua famiglia rifiuta di ricevere il corpo del ragazzo persino per il funerale.
Nella società moderna gli Intersessuali sono per decadi rimasti invisibili, sia nella loro comunità (quante persone Intersex conoscete?) che di fronte alla legge, ed è solo a partire dagli anni Novanta che hanno iniziato a fare coming out, denunciare le ingiustizie cui sono stati sottoposti e a fare richiesta dei loro diritti, come, ad esempio, il divieto esplicito di operazioni involontarie, irreversibili e dolorose di normalizzazione sessuale che vengono intraprese quando i bambini Intersex sono ancora molto piccoli e completamente ignari, per fare di loro un maschio o una femmina “completi”, ma solo in apparenza. Questi interventi non necessari possono causare la perdita di sensibilità erotica, sterilità, incontinenza, oltre che costanti dolori ai genitali e inoltre vengono spesso accompagnati da profondi traumi dovuti alla perdita d’identità e alla non accettazione del proprio corpo: secondo gli attivisti sessuali intervistati nel documentario “Intersexion”, sino ad oggi nessuna persona Intersessuale che ha subito interventi di ricostruzione di genitali si è mai dichiarata felice e soddisfatta di essere stata operata, anzi, la maggior parte è arrabbiata e mortificata, profondamente traumatizzata per tutte le sofferenze che ha dovuto subire da bambini e per i loro genitali menomati.
Solo per il fatto di non aderire strettamente a una definizione di genere, la natura intersessuale viene trattata come una patologia ed è considerata anormale. Come scrive Judith Butler nel suo Undoing Gender, le persone Intersex “vivono e respirano negli interstizi della relazione binaria tra i sessi e mostrano che questa non è estensiva e non è necessaria”. Anne-Fausto Sterling in Sexing the Body: Gender Politics and the Construction of Sexuality ricorda invece che con la loro esistenza gli Intersex mettono alla prova il nostro sistema suddiviso in soli due generi.
M. – Italia
Il piccolo M. nasce nel 2014 e viene dichiarato femmina. Ma all’ospedale universitario di Palermo, nel reparto di Neonatologia, trovano che il suo corredo cromosomico è quello di un maschio, per cui un’equipe multidisciplinare formata da neonatologi, genetisti, ginecologi e chirurghi pediatrici, guidata dal professor Marcello Cimador, interviene, ricostruendo i genitali e asportando l’abbozzo di apparato femminile all’interno del suo piccolo corpo. Nel frattempo i genitori avviano la pratica legale per il cambiamento del nome. La Repubblica scrive, in un articolo in cui parla del caso: “In due distinti interventi è stato prima ricostruito il pene e la via urinaria intra peniena mentre (poi) si è provveduto ad asportare l’utero e la vagina con una tecnica combinata laparoscopica e tradizionale.”
Nella sigla LGBTQI, la I sta per Intersex. Ma se le definizioni di Lesbian, Gay e Bisex indicano un orientamento sessuale e Trans riguarda l’esperienza di genere, mentre Intersex è invece una definizione che ha a che fare con l’esperienza del proprio corpo: l’Intersessualità non è un’identità di genere, non è un orientamento sessuale e soprattutto non è una malattia e non deve essere considerata come tale. Alcuni paesi oggi danno l’opzione del terzo genere nei documenti d’identità, questi sono l’Austria, la Germania, l’Islanda, Malta e il Portogallo in Unione Europea; l’Australia, la Nuova Zelanda, alcuni paesi dell’America Latina, Stati Uniti, l’India, il Pakistan e il Bangladesh; per tutti gli altri, gli Intersex non esistono. Nel 2013 l’Unione Europea ha redatto il primo documento in cui menziona esplicitamente gli Intersex, riconoscendoli come categoria particolarmente vulnerabile a violenze di genere e a violenze sessuali; inoltre, la Commissione Europea ha redatto un rapporto titolato “Trans and Intersex People: Discrimination on the Ground of Sex, Gender, Identity and Gender Expression”, ma, nonostante gli sforzi, le persone Intersessuali rimangono invisibili all’interno di un costrutto legale binario e continuano ad essere vittime di violazioni dei diritti umani e di ingiustizie, tra cui si annovera anche la Preimplantation Genetic Diagnosis (PGD), con cui poter interrompere la gravidanza nel caso che il feto sia Intersex e che viola il diritto alla vita di embrioni Intersessuali; come scrive Celest Orr in un articolo del Guardian, usare la PGD per evitare la nascita di persone intersessuali è una pratica di eugenetica, ed è un uso particolarmente dannoso della tecnologia che viene qui usata ad hoc fatto per rafforzare l’idea che i generi accettabili siano solo ed esclusivamente due.
Nella diversità la bellezza esprime liberamente tutto il suo potenziale, e in questo senso dobbiamo partire dalla basi per auto educarci alla bellezza. Dice Emily Quinn, un’intersessuale che si definisce “attivista sessuale con le palle”: “Se nell’essere umano ci sono infinite maniere in cui un corpo può apparire, infiniti modi in cui una testa può pensare, infinite personalità attraverso cui ci si può esprimere, allora perché non dovrebbero esserci, anche biologicamente, tante varietà sessuali?”
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