Edizione speciale di 9 Righe, la rubrica di consigli di lettura illustrati curata da Enrica Fei.
Abbiamo preso un po’ di collaboratori e collaboratrici tra Yanez e 9 Righe e ci siamo fatti dire cos’hanno letto quest’estate.
Go West
Sono partito dal Wyoming, in viaggio con Annie Proulx. Distanza ravvicinata. Storie del Wyoming (Minimum Fax) non è solo la raccolta che contiene il racconto Brokeback Mountain, ma un campionario straziante degli abitanti dello stato meno popolato d’America. Da quelle parti pascolavano i bisonti e cavalcavano anche i Lakota Sioux de Il crinale (Einaudi), romanzo storico di Micheal Punke, che dopo Revenant (quello del film di Inarritu, sì) è riuscito a scrivere un western letterario forse ancora più bello. Sono sceso poi a sud, nella Georgia di Bull Mountain (NN Editore), dove Brian Panowich ha impastato un romanzo familiare in cui violenza e sopraffazione sembrano l’unica eredità possibile. Verso ovest, allora, nella Louisiana in cui Cormac McCarthy ambienta buona parte de Il passeggero (Einaudi): non proprio aria di festa a New Orleans, tra immersioni, camere spoglie, psicosi, tentativi impossibili di scappare. Un tempo si scappava in California, ne La valle dell’Eden di John Steinbeck (Bombiani) dove i pascoli sono verdi, gli alberi in fiore, le case tinte di fresco, e nonostante ciò l’infelicità è un’ipotesi costante. Infine, dalla west coast americana sono approdato su quella toscana, in Maremma, con Carlo Cassola: Il taglio del bosco è un racconto perfetto e struggente, anche con 38° ti entra nelle ossa il freddo di un inverno di miseria.
Daniele Pasquini
Sono partita dalla provincia, dove chi rimane indietro rivendica la propria esistenza, a qualsiasi prezzo. Dove gli edifici incompiuti, osservatori monchi della Tére di Marta Cai, sono oggetto della “pena di chi poteva abitare in quelle stanze e non le abita”. Dove cinquantamila euro sono ancora, vezzosamente, Centomilioni.
Sono approdata sulla costa est degli Stati Uniti per conoscere Sally e Kathy, separate per sempre da un incidente d’auto. Alison Espach organizza le sue note sul lutto, costringendo al peso della mancata elaborazione.
Di un’altra Alison è la penna che mi ha condotto poi, come un fil rouge, dal fantasma di Roy, morto proprio in un giorno d’estate. La scomparsa improvvisa del fratello obbliga l’autrice (e il lettore) a fare i conti – di nuovo – con la parte buia dei propri giorni.
Marta Cai, Centomilioni (Einaudi)
Alison Espach, Appunti sulla tua scomparsa improvvisa (Bollati Boringhieri)
Alison Smith, La parte buia del giorno (Mondadori)
Silvia Fornaroli
Monstrorum Historia, di Ulisse Aldronvandi, a cura di Lorenzo Peka, Moscabianca Edizioni 2021
Uno pensa: sono pazzi. Un libro del 1642, tradotto dal latino, non ha senso. E invece il senso ce l’ha eccome, perché questa è un’opera straordinaria, un condensato sorprendente di stranezze e prodigi, visivamente accompagnate da dettagliatissime xilografie. Creature mitologiche e incredibili casi di malformazioni, orribili mostri e un mondo nel quale le categorie di naturale e sovrannaturale, semplicemente, non esistono, e dove non vi è confine fra ciò che è visibile e quanto invece non lo è. Aldrovandi, bolognese, fra i fondatori della storia naturale moderna, docente e botanico, in questo trattato universale sui mostri e sui prodigi della natura va molto oltre la ricerca naturalistica e si spinge in un pianeta fatto di superstizioni e misteri, un universo antico nel quale ciò che è sconosciuto assume un valore simbolico, religioso e metafisico. Una delle letture più belle di questa estate.
Mauro Mondello
Questa estate, causa caldo terribilmente afoso e conseguente mancanza di concentrazione, ho letto meno del previsto. Ho fatto, però, buone letture. Ho letto, ad esempio, Ragazza, donna, altro (Bernardine Evaristo, SUR), e Milkman (Anna Burns, Keller), due testi politici, sperimentali e coraggiosi: l’uno queer e postcoloniale e l’altro capace di trasfigurare i Troubles una distopia dal sapore contemporaneo e universale. Quello che succede alla protagonista Sorella di mezzo, una donna che si sente braccata ovunque si trovi, può accadere – e anzi accade – in altri paesi, come i recenti avvenimenti in Iran ci dimostrano. Mi sono cimentato anche nella lettura dei racconti di Afterparties (Anthony Veasna So, Racconti Edizioni), storie ironiche e al contempo tristi sui cambogiani americani e la pesante eredita del genocidio dei khmer rossi. Quella che mi ha spiazzato di più è stata la lettura di MC (Ferruccio Mazzanti, Wojtek), che in maniera arditamente sperimentale è riuscito a rappresentare il lavoro al tempo del neoliberismo in tutta la sua alienazione e annullamento della persona.
Alberto Paolo Palumbo
Questo agosto ho letto poco o niente, travolto dai concerti che organizzo con l’agenzia Chullu lungo lo stivale. In Sicilia, tra un soundcheck e l’altro, sfogliavo un saggio importante per la storia del nostro paese. Il mare color veleno (Fazi, 2023) è un’inchiesta di Fabio Lo Verso lungo la costa siracusana deturpata dal petrolchimico, dalla raffineria e da decine di impianti che da mezzo secolo riversano nella terra e nel mare i loro rifiuti, provocando morti e malformazioni. Una storia partita nel dopoguerra, quando gli Stati Uniti individuano in quella zona una grande disponibilità di acqua dolce, imponendo una raffineria che promette lavoro e progresso ma che oggi impiega poche migliaia di operai, condannando quattro cittadine a convivere con un’aria irrespirabile e un mare compromesso per sempre. Una storia industriale e sociale da leggere e far conoscere per non lasciare solo chi combatte ogni giorno contro questo mostro.
Paolo Cerruto
Il problema dei tre corpi, Liu Cixin, Mondadori, 2020
L’estate è quel periodo dell’anno che dedico alla letteratura di genere. Un rituale nato quando in una vecchia casa di famiglia trovai uno scatolone di libri di Stephen King e mi promisi di leggerli tutti, o almeno uno ogni estate. Quest’anno ho tradito la promessa. Complice l’aver rallentato i ritmi di lettura e l’essermi arenato su un testo che sto ancora digerendo: Il problema dei tre corpi (Mondadori), prima parte della trilogia Memoria del passato della Terra, scritta dall’autore cinese Liu Cixin. Al termine della lettura si matura un senso di speranza e paura difficile da decifrare. Una sorta di vertigine che si prova solo osservando un cielo stellato di notte, quando si può sentire “il suono senza vita dell’universo. Un suono fioco ma costante, più esterno delle stelle”. E in quei momenti di contemplazione e ascolto, come dice la protagonista, “la solitudine era indescrivibile”.
Salvatore Cherchi
Dalle mie parti l’estate ha saltato un giro.
Nel cielo non so, ma dentro di me è stata pioggia continua. Il mio cane ha scelto di addormentarsi per sempre. Tra le pagine lette, però, se non la consolazione almeno la distrazione.Quattro titoli mi hanno contenuta e rafforzata raccontandomi di streghe, sorellanza, dipendenze. Di Marina Pierri ho letto Eroine, un saggio sui personaggi femminili nella serialità televisiva, e Lila, nel quale l’autrice approfondisce il personaggio dell’amica geniale nella saga di Ferrante. Poi, tenendo per mano mia sorella, ho affrontato con dolore Sul lato selvaggio, romanzo di Tiffany Mc Daniel.
Con Il mostruoso femminile, di Jude E. Sady Doyle, mi sono immersa nell’analisi brillante dei motivi per i quali noi donne facciamo ancora così paura.
Alla fine, ho intrecciato ciò che queste pagine mi hanno lasciato e ne ho fatto una coperta. Mi ci avvolgo, in attesa dell’autunno.
Francesca Addei
Il bello della letteratura è che è talmente vasta da poter giustificare anche le lacune più inconfessabili. Ma se non hai mai letto Bolaño a 37 anni… devi rimediare. E allora questa estate ho vagabondato tra il DF, il deserto del Sonora, l’Europa e il Sud America per rivivere l’epopea realvisceralista dei Detective selvaggi e le parabole effimere delle Puttane assassine. Mi sono poi spostato a Parigi per assistere al processo V13, in compagnia di un Carrère un po’ troppo enfatico, ma sempre sopraffino nell’isolare il dettaglio rimasto sullo sfondo. Volevo poi rilassarmi in Alto Adige, con Il velo, romanzo d’esordio di Flavio Pintarelli, ma invece di sfogliare una guida alle bellezze locali mi sono imbattuto nel racconto di un ritorno alle origini sul quale aleggiano fantasmi privati e di un territorio silenziosamente infiammato da contraddizioni – etniche, linguistiche, storiche, politiche – mai risolte.
Martin Hofer
Un giorno d’estate qualsiasi, leggendo
Una colazione intellettuale. Inizio la giornata col caffè e la giusta dose di serietà: Una stanza tutta per sé (Woolf, Bur Rizzoli). Mi scontro con la cruda realtà delle aspettative sociali di epoche che appaiono lontane ma di cui sentiamo ancora forte l’eco. Dalla mancanza di opportunità femminili di scrivere o avere tempo per sé, ricavo la mia indipendenza.
Pausa pranzo pesante. D’estate gli esperti consigliano di mangiare tanta frutta e verdura e così, come contorno, ho preso un po’ di Zannoni, I miei stupidi intenti, Sellerio. Non esiste una verità assoluta, capisce la faina Archy. Anche questo libro: forse non è un capolavoro come dicono.
Il calippo delle 4. Un’estate con Montaigne (Compagnon, Adelphi) per una buona dose di filosofia estiva. Raccolta di saggi autobiografici con un Montaigne molto ironico che ci invita ad aprirsi all’altro per conoscere se stessi.
A cena in Giappone. Stupore e tremori di Nothomb (Voland): Occidente e Giappone a confronto, o meglio Amélie San e l’azienda Yumimoto a duello. Amélie non sarà mai abbastanza giapponese per essere considerata una di loro. Durante il suo stage alla Yumimoto, tutte le sue aspettative vengono distrutte, ma lei affronta qualsiasi mansione, anche quella di guardiana dei cessi, con umiltà e devozione. Lettura consigliata a chi vuole tuffarsi in un altro mondo e per chi ama i finali a sorpresa! Buonanotte.
Bianca Martino
In riva al mare ho scoperto: che ho una crush per le copertine fluo della collana “Letture Einaudi”; che Primo Levi non è solo “testimone”, ma anzi in Storie Naturali, raccolta di racconti usciti sotto lo pseudonimo Damiano Malabaila nel 1966, si rivela al lettore come abile narratore, soprattutto di vicende poco reali che, come tutte le storie del genere, riflette più e meglio sulla concretezza del tempo (a tal proposito consiglio anche una spolverata di Vizio di forma); che avrei dovuto leggere Nudo di madre molto tempo fa, perché propone spunti sulla letteratura e sulla figura dello scrittore che sono preziosi ma, soprattutto, sono scritti con una lingua tracotante ma controllata, per questo soddisfacente e libidinosa, sporcata solamente dall’irrequieto ego di Busi; che la fine dell’estate non fa più così male. Sarà l’età.
Antonio Potenza
Ho letto quanto avrei voluto questa estate? Assolutamente no, ovvio, ma a differenza degli altri anni almeno ho avuto la decenza di non innalzare pile di libri da leggere e fomentare un’utopia senza senso né futuro. Non è stato però un assoluto disastro, ho letto poco ma abbastanza bene. E per fortuna direi. Mi sono imbattuta in Megan Nolan – di cui avevo del tutto ignorato l’esordio – e nel suo Piccole umane debolezze (NN, 2023): il vero punto di forza di questo romanzo non sta tanto nella trama – che comunque si fa leggere, eccome – ma nella straordinaria caratterizzazione della psicologia dei personaggi che impressiona e convince il lettore. Ho scoperto poi un’antica storia sarda, quella di Candida Mara, La Cantadora (Minimum Fax, 2023), che Vanni Lai ha narrato con ingegno e dovizia di particolari. Infine, un racconto distopico e geniale, Turiste della catastrofe di Ilaria Gaspari (Tetra, 2023): voi ci andreste in vacanza a Pompei nel 79 d.C.?
Manuela Altruda
Quest’estate ho letto i primi due volumi di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust (Dalla parte di Swann e All’ombra delle fanciulle in fiore) e i miei consigli potrebbero finire così. Per scriverne qui ho ripreso i miei appunti, provato a ripercorrere la traccia delle impressioni. Ne è uscito fuori poco. Molti passaggi annotati, qualche ricordo incastrato tra le pagine. Nemmeno sulle ragioni so dire granché. Sono arrivato a leggere Proust per una sorta di hasard objectif, un movimento verso la coincidenza. Tra un libro e l’altro ho deciso di prendermi il giusto tempo, esplorare. E ho incrociato L’amour fou di André Breton, altra lettura un po’ premeditata, un po’ no. Mi sembra che in questo libro, rispetto a Nadja, ci sia meno abbandono, forse perché c’è più consapevolezza. Ma la «sete di vagare incontro a tutto» resta.
Flavio Natale
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L’immagine di copertina è stata illustrata da Daniela Spoto
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