9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati,
ideata da Paola Moretti per Yanez Magazine e curata da Enrica Fei.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute.
Una squadra di illustratrici interpreta graficamente le mini-recensioni e
disegna le copertine dei libri:
le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Laura Ortiz Gómez, Creature della foresta, traduzione di Monica R. Bedana, gran vía 2023
Simone Weil ha scritto che il grande errore in cui cadono quasi tutte le analisi riguardanti la guerra è di considerarla un episodio di politica estera, mentre è prima di tutto un fatto di politica interna – «il più atroce di tutti». Aggiungerei una piccola postilla a Weil, dicendo che la guerra è anche il più atroce fatto di vita intima e familiare. E Laura Ortiz Gómez – Bogotá, classe 1986 – descrive tutto questo con grande lucidità nel suo esordio Creature della foresta. I nove racconti che compongono la raccolta dell’autrice colombiana parlano di vite che oscillano tra il tanfo opprimente della morte e l’ingestibile disillusione verso un futuro di pace. «Uno crede che la guerra sia come i film d’azione. Invece no. È quieta. Anzi, monotona. Fanno morire gente su gente e ancora gente, ma la guerra continua. E allora intuisci che non dipende nemmeno dal genere umano. […] La guerra non ha a che fare con niente. È un buco che sputa morti». La scrittura di Laura Ortiz Gómez, invece, sputa esistenze e guerra, come una pellicola destabilizzante in un cinematografo di periferia. Tra le macerie.
Consiglio di Manuela Altruda
Illustrazione di Michele Pieretti
Vanni Santoni, Altre stanze, Le Lettere 2023
L’ultimo libro di Vanni Santoni è un viaggio attraverso 198 stanze durante il quale l’autore ci accompagna all’ingresso di un dungeon che, se da fuori può sembrare un edificio con il suo spazio circoscritto, al suo interno – come spesso accade nei giochi di ruolo – si espande e si moltiplica fino a trasformarsi in un labirinto di cui l’eroe (il lettore) non vede la fine. Le prose di confine e le poesie che Santoni sceglie per raccontare nascono in inglese, e nel libro vengono proposte in doppia lingua, tradotte dallo stesso autore in italiano. Altre stanze rivela un Santoni ispiratissimo che si addentra nello spazio dentro e fuori da sé, costruendo o forse testimoniando l’esistenza di una dimensione altra di cui la letteratura ha bisogno.
Consiglio di Sergio Oricci
Illustrazione di Sara Zollo
Bertolt Brecht, Dialoghi di profughi, traduzione di Margherita Cosentino, L’orma editore 2022
Quanto può essere attuale una storia della prima metà del novecento? Dialoghi di profughi, scritto durante l’esilio di Brecht, dimostra che si può raccontare il presente attraverso gli anni quaranta.
Due profughi dalle estrazioni molto diverse – un borghese (Ziffel) e un proletario comunista (Kalle) –s’incontrano in un caffè di Helsinki e affrontano temi diversi. L’ironia e il paradosso brechtiani – che dominano i discorsi dei due – provocano nel lettore un totale straniamento. A colpi di battute sagaci, si parla di un fantomatico “ordine”, emblema di una mancanza di umanità, dell’economia, del profitto dietro le guerre, dell’assenza di ideali, della libertà di esistere conferita da un pezzo di carta: il passaporto. È l’emigrazione, soprattutto, il centro dei loro dialoghi. Ed è il loro status di migranti a renderli in grado di analizzare il loro tempo così come il nostro. «La miglior scuola di dialettica è l’emigrazione». Quanti Ziffel e Kalle esistono oggi con gli stessi problemi. Non più in un caffè, ma su una barca traballante.
Consiglio di Bianca Martino
Illustrazione di Daniela Spoto
Filippo Polenchi, La casa in fiamme, Industria & Letteratura 2022
Dopo l’esordio con Figlio fortunato, Filippo Polenchi torna in libreria con il racconto lungo La casa in fiamme. Quest’ultimo inizia con un ex ricercatore universitario senza nome che incendia un bordello in cui si trova ad abitare e tutto ciò che gli appartiene. Come Francis Marion Tarwater di Il cielo è dei violenti, l’uomo è mosso da una specie di presenza demoniaca che invade la sua coscienza: la noia, che nemmeno il piacere della carne e il lavoro possono contrastare. L’ex ricercatore, però, ha anche qualcosa di Betty di Mulholland Drive: tutto ciò che leggiamo sembra essere un sogno che, una volta finito, fa catapultare di nuovo il protagonista nel suo «errare nell’insensatezza», al quale forse ha trovato una soluzione estrema. Giocando tra realtà e sogno, Polenchi riesce a raccontare la condizione dell’uomo contemporaneo: sempre in cerca di un modo di uscire dalla propria realtà soffocante, ma condannato comunque all’insensatezza esistenziale.
Consiglio di Alberto Paolo Palumbo
Illustrazione di Victor Cavazzoni
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