Ogni mese Margherita Seppi sceglie un luogo nel mondo e ci racconta che tempo fa, a modo suo.
Non vedo il sole da giorni. A dir la verità non vedo il giorno da giorni. Gennaio mi si accumula addosso come cera bianca, una candela che cola nebbia e stanchezza, la sensazione che non ci sia più niente da fare, la domanda se sia veramente tutto qui quello che resta da fare. Guardo fuori dalla finestra un paesaggio da Prospettiva Nevski, la neve, la bufera, penso al fascino romantico-proletario un po’retrò dell’Unione Sovietica, sento una musica militare dall’influenza incomprensibilmente dance, rifletto sulla forza storica e dialettica dei concetti di Rivoluzione e Patriottismo, con la mente vado ad Est, passo tutta la Polonia ma non riesco ad arrivare fino in Russia, mi fermo a Minsk.
Minsk è la capitale della Bielorussia, o Russia Bianca, una delle città più fredde al mondo d’inverno, con un record storico di -40°C. La Bielorussia non si apre sul mare ed è esposta ad est e a nord alle correnti gelide che arrivano dalla Siberia o dall’Artico, per questo soffre di un clima continentale.
In inverno l’aria siberiana domina ed instaura un regime rigido e secco, dalle temperature che scendono spesso sotto i -15°C, il freddo aumenta man mano che da occidente si procede verso oriente. Nei periodi in cui la depressione d’Islanda diventa molto attiva, convogliando correnti occidentali su tutta Europa, l’aria più mite e umida scorre al di sopra del cuscino freddo, creando le condizioni per le nevicate, di solito non intense ma frequenti. La prima neve cade in genere già in novembre e là si stanzia, incrostando il terreno fino a primavera. Con aprile le temperature si alzano in fretta, in estate raggiungono anche i 30°C, ma il clima è instabile, la Bielorussa è piana e senza protezioni, una terra che mal si difende alle invasioni esterne. I ritorni d’inverno non sono rari anche in stagione avanzata.
Le temperature medie a Minsk sono a gennaio di -6,9°, ad aprile di 6°, a luglio 17,3°, ad ottobre di 6,3°, per una media annua di 5,8°. L’escursione media giornaliera è di 5,6°C in gennaio e di 9,7°C in luglio.Non piove molto e l’acqua che bagna Minsk arriva soprattutto sotto forma di violenti temporali in estate che interrompono il caldo, specialmente a sera, e sono tipici delle zone lontane dalle influenze del mare. La città riceve 677 mm di pioggia all’anno, con un picco massimo in luglio (88 mm) e in giugno (83), minimo in febbraio (34 mm) e gennaio (40).
I paesi freddi dell’est esercitano su di me questa attrazione morbosa, hanno un carisma sporco da falso mito, lo charme di un passato scomposto, sono sexy come un’overdose di eroina per qualcuno che non sa cos’è l’eroina. Ammirami, sono la Grande Madre Russia, guarda i miei fianchi larghi mentre tu muori di fame. Io di Minsk non sapevo nulla fino a questo pomeriggio, quando leggevo il suo nome in un articolo, di fuori nevicava e io iniziavo a perdermi in un brodo di sentimentalismi insensati sullo stalinismo.
Ora so che Minsk è l’ultima dittatura d’Europa, Alexander Lukashenko è presidente dal 1994, da allora ha vinto ogni singola volta, è persino capitato che il suo ufficio stampa annunciasse i risultati prima del termine delle elezioni stesse. So che Minsk è oggi l’unica città dell’ex URSS dove sventola ancora, in pieno centro, la bandiera di uno stato che non esiste più, l’Unione Sovietica appunto, e garrisce al vento, su un altissimo pennone che sovrasta il monumento dedicato alla vittoria della Grande Guerra Patriottica, che per noi semplicemente si chiama Seconda Guerra Mondiale. So che è stata quasi completamente rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stata poi ricostruita come modello di una città sovietica ideale, gli edifici massicci, cubi monolitici imponenti che impersonano l’autorità massima, lo stato, e i viali ampissimi, come il viale Karl Marx con le sue due torri, simile all’ analoga via di Berlino est. So che il kgb è ancora chiamato kgb ed ha la sede in Viale dell’Indipendenza in un edificio giallo a cui è vietato scattare fotografie, al suo interno c’è l’Amerikanka, una prigione politica di forma circolare costruita su modello del Panopticon, la cui fisionomia si può riconoscere da Google Earth. Per ribadire l’idea che l’influenza sovietica è tutt’altro che morta, a pochi metri troneggia il busto di Felix Dzherdsinksi, primo capo della Cheka, i servizi segreti dell’era Leninista, responsabile di migliaia di morti durante il Terrore Rosso. So che in Piazza Lenin c’è ancora la statua dell’ex leader, qui la caduta dell’URSS non ha trascinato con sé i simboli del regime come nelle altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica, e so che l’inverno là è ancora lungo, ancora bianco, come la cera che scende da una candela e colandoti addosso ti mette sonno, spingendoti a chiederti non tanto se è tutto qui quello che resta da fare, piuttosto se anche questa volta ce la si farà ad arrivare alla fine.
Altri dati metereologici su Minsk:
La velocità oraria media del vento subisce significative variazioni stagionali.Il periodo più ventoso dura 6 mesi, dal 7 ottobre all’8 aprile, con velocità medie di oltre 16,7 chilometri orari. Il giorno con più vento è il 24 gennaio, con una velocità oraria media di 20,1 chilometri orari. Il periodo dell’anno più calmo va dall’8 aprile al 7 ottobre, dove il giorno meno ventoso è il 28 luglio, con una velocità oraria media di 13,4 chilometri orari.
Il 21 dicembre il sole sorge alle 9.25 e tramonta alle 16.49, mentre il 21 giugno sorge alle 4.37 e tramonta alle 21.45.
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