Questo articolo è stato realizzato nell’ambito della prima edizione del Laboratorio di Reportage, organizzato da Le Balene Possono Volare fra marzo e giugno 2016. La seconda edizione del Laboratorio partirà il prossimo 29 novembre.
È possibile dare in affitto uno spazio di oltre 12mila metri quadrati, in pieno centro, ad associazioni culturali senza scopo di lucro, farle pagare 4 euro al metro al mese in una zona dove il prezzo di mercato è superiore ai 10 euro, offrire gratuitamente mostre, concerti e spettacoli, non ricevere alcun contributo pubblico e rendere il tutto economicamente sostenibile? Sì, è possibile ed è quello che succede al Kunstquartier Bethanien di Berlino.
Anke Jahnke è uno dei manager di Gesellschaft für Stadtentwicklung GmbH (GSE), un’associazione no-profit di Berlino. La GSE, nel caso del Kunstquartier Bethanien, fornisce alloggio e studi per artisti, famiglie a basso reddito e altre persone disagiate: questo di Kreuzberg è solo uno dei tanti progetti che gestisce a Berlino.
Entrare al Kunstquartier Bethanien è un viaggio nel tempo. Il nome, innanzitutto. Betania è la città della Giudea dove Gesù resuscita Lazzaro. Metafora appropriata per un centro come il Kunstquartier (quartiere dell’arte) che si pone l’obiettivo di riqualificare e sviluppare, di resuscitare insomma, un’area urbana a lungo abbandonata, attraverso la promozione gratuita di attività sociali e artistiche. L’edificio è un ex-ospedale costruito tra il 1845 e il 1847 ad opera del celebre architetto tedesco Theodor Stein. Inizialmente venne gestito da una congregazione di suore, per poi essere riconvertito a ospedale militare durante le due guerre mondiali: il Bethanien è immerso in un parco nel centro di Kreuzberg, a due passi dalla piazza di Kottbusser Tor, nel cuore multietnico di Berlino.
Imponente è la prima parola che sovviene avvicinandosi: un grandioso edificio di tre piani in mattoni color ocra, strutturato a ferro di cavallo, con una facciata larga 200 metri e due ali interne profonde 100: a fianco dell’arco di ingresso svettano due torri alte 35 metri. L’ex ospedale ospita oggi 32 associazioni culturali no profit. Atelier per artisti, gallerie, teatri, un centro di mimo, un cinema, una biblioteca, tre scuole di musica e poi recitazione, grafica, animazione digitale, lingue, danza e molto altro.
GSE assegna gli spazi e gestisce la struttura, che è di proprietà del Senato di Berlino: per proteggerla dagli appetiti degli immobiliaristi è stata dichiarata monumento storico, dunque non può essere venduta né demolita. In passato l’intera zona di Mariannenplatz, dove è immerso il Bethanien, aveva fatto gola a molti: oltre ai 12mila metri quadrati distribuiti su 3 piani del palazzo principale, l’area conta infatti anche 87mila metri supplementari quadrati di parco.
Pesantemente colpito in due bombardamenti nel 1943 e nel 1945, Bethanien fu parzialmente ricostruito nel 1951, ma non tornò mai alla piena operatività: il numero di pazienti e dipendenti si ridusse progressivamente, e a partire dal 1966 non riuscì più a far fronte ai debiti. Nel 1968 il comune di Berlino ne decise la demolizione, scatenando un’ondata di proteste che prese il nome di Battaglia del Bethanie.
Il progetto di abbattimento e costruzione di edifici di edilizia sociale fu ostacolato da squatters, ambientalisti, comitati di quartiere e associazioni per la difesa degli edifici storici. Grazie a questa forte presa di posizione dell’opinione pubblica, nel 1969 il Bethanien ottenne il riconoscimento di edificio storico. Neppure questo bastò a fermare i tentativi di edificazione della zona: nello stesso anno l’architetto Kressmann-Zschach presentò infatti un piano di riqualificazione che ipotizzava di mantenere in piedi solo l’edificio principale, mentre intorno ad esso, nell’area del parco, sarebbero sorti palazzi ad uso abitativo.
Nel 1970 l’ospedale chiuse definitivamente e la Chiesa protestante tedesca, che ne era ancora proprietaria, lo cedette alla repubblica federale per 10.5 milioni di marchi. A partire dal 1971 cominciano numerose occupazioni di diverse zone dell’edificio principale e delle depandance nel parco e dal 1973 il Bethanien, situato nella parte Ovest della città, diventa sede di associazioni artistiche, centri culturali e degli uffici sociali del distretto di Kreuzberg, costretti però a trasferirsi nel 2005 a causa degli alti costi di gestione: circa 800mila euro tra tasse e spese.
Le stanze lasciate libere dagli uffici amministrativi del quartiere sono state occupate poche settimane dopo dal collettivo York 59, mentre l’associazione Initiative Zukunft Bethaninen sosteneneva una petizione per un referendum sul futuro dell’ex-ospedale e promuoveva il dibattito pubblico sulle finalità della struttura. Dopo diverse iniziative e proposte, nel 2009 il Senato di Berlino ha però assegnato la gestione del Bethanien alla GSE, che già gestiva numerose strutture in diverse aree della città.
Ad oggi l’associazione York 59 rimane nell’ala sud, ed è l’unica parte del palazzo a non fare capo alla GSE. Tra le altre 32 associazioni invece, ci sono ancora tre istituzioni fondatrici ,presenti nell’edificio sin dai primi anni ‘70: la scuola di musica di Kreuzberg, il laboratorio di stampa BBK Berlino e la galleria d’arte Kunstraum Kreuzberg. La celebre residenza per artisti KunstHaus Bethanien invece, anch’essa presente sin dalle prime occupazioni e diventata punto di riferimento dell’arte berlinese, ha lasciato l’ospedale nel 2011 e si è trasferita a poche centinaia di metri di distanza, in un vecchio edificio industriale riadattato a residence-atelier con oltre 1,000 metri quadrati a disposizione: un ulteriore esempio di come questo tipo di riqualificazioni possano avere effetti positivi su tutta l’area ed innescare circoli virtuosi dai molteplici effetti benefici.
Le associazioni del Kunstquartier pagano 4 euro al mese per metro quadrato, più le spese di bollette e manutenzione del proprio spazio, e hanno contratti di cinque anni con l’opzione di estensione per altri cinque. Si tratta di cifre estremamente convenienti se paragonate ai numeri del mercato immobiliare di Kreuzberg, che da diversi anni sta vivendo un vero e proprio boom.
Kreuzberg è oggi il quartiere più densamente popolato di Berlino, con 12,959 abitanti per kilometro quadrato contro i 3,837 di media della città. I residenti in questo distretto sono cresciuti dell’8.6% dal 2011 al 2016 e ciò ha provocato una crescita esponenziale dei prezzi degli immobili, sia per affitto che per acquisto, e un aumento rilevante delle nuove costruzioni: si tratta di un trend comune a tutta la capitale tedesca, ma che in questa zona si fa sentire in misura maggiore. Nel 2013 gli uffici comunali avevano rilasciato licenze per la costruzione di 1581 alloggi nel quartiere, mentre due anni dopo si contavano in costruzione 2,240 appartamenti. Nonostante questo, il mercato non riesce comunque a soddisfare la richiesta ed i prezzi continuano la loro verticale ascesa.
Secondo i dati di una ricerca condotta dalla banca di investimento Berlin Hyp e dal gruppo immobiliare CBRE il prezzo al metro quadrato per l’acquisto a Kreuzberg viaggia tra i 2,016 e i 4,450 euro, con una media di 3,269 euro, ben più alta dei 2,725 euro al metro quadrato del resto di Berlino. A Kreuzberg dal 2013 i prezzi di acquisto hanno avuto aumenti che vanno quindi dal 10.8% al 17.8%. Simile situazione per gli affitti: mentre nel resto di Berlino la forchetta di prezzo va dai 6 ai 13.48 euro a metro quadrato/mese, con media a 8.55 euro, a Kreuzberg ci si muove tra i 7.44 e i 15.60, con una media di 10.39 euro al metro. Alla luce di queste cifre, sia rispetto a Kreuzberg che rispetto all’intera città, si può comprendere quale importanza abbia l’attività della GSE per le decine di organizzazioni ospiti del Kunstquartier (e le centinaia di famiglie che GSE sostiene in altre strutture a Berlino). Molte, se non tutte, delle associazioni no-profit di Bethanien non potrebbero permettersi l’affitto di uno spazio a prezzi di mercato, e con gli attuali tassi di crescita dei prezzi sarebbero ogni anno più a rischio di vedersi sfrattate. La quota calmierata fisso e la possibilità di contratti per potenziali 10 anni più ulteriori estensioni permettono invece di pianificare con tranquillità sul medio e lungo periodo, e di investire importanti risorse sui contenuti anziché sugli affitti, sulle attività culturali e sui corsi di cui poi beneficia l’intero distretto (e a cascata l’intera città).
Per comprendere meglio le radici che reggono in piedi realtà come il Kunstquartier Bethanien è necessario ricordare la sua collocazione geografica e urbana, in un punto che era una volta zona di confine circondata per tre-quarti dal Muro e che i berlinesi dell’ovest non sceglievano come posto in cui abitare. È in questo modo che Kreuzberg divenne un ghetto dagli affitti bloccati e negli anni ’70 si impose facilmente come dimora perfetta per immigrati (in prevalenza turchi), artisti, squatters, emarginati e ribelli di ogni genere. L’insieme multiforme che popola l’area ha sempre fatto sentire con forza la sua voce, opponendosi ai piani istituzionali di ricostruzione e lanciando l’iniziativa popolare Bürgerinitiative SO36. Il proposito era quello di mantenere l’aspetto originario del quartiere e di utilizzare illegalmente gli appartamenti abbandonati dell’area, restituendogli la vita.
In questo modo nascono e crescono intorno a Mariannenplatz tante realtà libere, come la Rauchhause, tra i primi edifici ad essere occupati in città nel 1971, i Ton-Steine-Gärten, giardini liberi dedicati alla coltivazione propria del vicinato, e il Kreuzdorf, il wagenburg adiacente che è probabilmente il più antico di Berlino e dove ancora oggi furgoni, camper diventano appartamenti nei quali trascorrere una vita tranquilla e libera.
Prima che la GSE li prendesse in gestione, gli spazi di Bethanien erano ancora tutti occupati:sono serviti sei mesi di dure discussioni tra il municipio di Kreuzberg e gli squatters perché questi accettassero di d firmare un contratto con la nuova amministrazione. Il Selbstverwaltung Vertrag, il nome tedesco dell’accordo, consente la completa autogestione dei locali, a patto che i residenti si occupino di tutto in modo autonomo e che, una volta all’anno, accolgano un controllo sulle attività portate avanti al loro interno. Il Wagenburg Kreuzdorf è posto invece sotto la gestione diretta del municipio di Kreuzberg, più esattamente dallo Straßen und Grünflächenamt, l’ufficio pubblico responsabile per le strade e gli spazi verdi.
Per essere ospitati al Kunstquartier bisogna essere un’associazione non a scopo di lucro, presentare un progetto artistico o sociale che sia legato alla zona, ed avere pazienza: la lista d’attesa per entrare è lunga e non si liberano posti molto spesso. La richiesta di ammissione deve essere approvata dal Council, una sorta di piccolo “parlamento” del Bethanien, che si riunisce ogni tre mesi e dove sono rappresentate tutte le associazioni ospitate dalla struttura. Tutti hanno diritto di voto e ogni voto ha lo stesso peso, a prescindere dai metri quadrati ospitati. Ognuno ha diritto di veto, ma nonostante questo il processo decisionale sembra non incontrare ostacoli, a quanto ci dice Anke l’atmosfera è molto collaborativa e tutti sono soddisfatti. Ogni cosa viene decisa dal Council: gli investimenti di manutenzione straordinaria, le attività di comunicazione, la gestione del parco e delle aree comuni, l’accettazione di una nuova associazione locataria, e bisogna ottenere l’approvazione del consiglio anche per poter ospitare qualunque tipo di evento, siano mostre, concerti o spettacoli.
Al riguardo, la politica del Kunstquartier e della GSE è molto chiara: tutti gli eventi devono essere gratuiti, senza biglietto di ingresso. Uno degli obiettivi che si pone il GSE è infatti quello di sostenere l’integrazione avvicinando all’arte persone diverse e proponendo attività culturali alla portata di tutti. Un progetto semplice e a partire dal basso, che rappresenta perfettamente l’anima di Bethanien e della realtà urbana che lo circonda.
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Foto di copertina: © Cesare Zomparelli
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