Carlo Miozzi è nato in un piccolo paese in provincia di Roma: Arcinazzo Romano. Fin da adolescente si è appassionato alla musica elettronica. Negli anni novanta ha iniziato a seguire la scena techno con una certa costanza, grazie a una piccola radio di paese che la sera trasmetteva “pezzi” che andavano dalla scena di Detroit alla scena romana. La cosa buffa è che questa radio (Radio Avvenire), trasmetteva principalmente contenuti legati alla chiesa, preghiere o sante messe, ma la sera si trasformava in qualcosa di totalmente diverso.
Ora lavora come art director in una piccola agenzia pubblicitaria di Milano, dove si è trasferito nove anni fa, e quella passione se la porta dietro. Adora frequentare i club e si interessa di tutto ciò che li circonda (dj, producer, record store, etc). Questa passione è cresciuta ancora di più dopo il primo viaggio a Berlino, nel 2009, città che considera come la sua seconda casa e almeno una volta all’anno deve tornarci. Naturalmente, più che Berlino in sé, l’importante sono le amicizie che ha conquistato nella capitale tedesca, senza di loro questa passione magari non sarebbe neanche nata. ‘Tributo’ è anche per loro.
Tributo, per l’appunto, il suo nuovo progetto. Lo abbiamo fatto spiegare direttamente a lui, con un’unica, semplice, domanda.
Che cos’è Tributo?
“Come dice il nome stesso, Tributo vuole essere un omaggio ad alcuni artisti che, attraverso la loro musica e il loro talento, negli anni mi hanno permesso di non accorgermi che il sole, fuori dai club, stava sorgendo. E l’ho fatto attraverso ciò che mi riesce meglio: la comunicazione visiva (artwork, illustrazione, grafica). Ma a dire la verità non saprei dire con esattezza com’è successo. Volevo farlo e l’ho fatto.
Tutto è iniziato mentre vedevo un documentario su Daniela La Luz. Mentre ero in cuffia, decisi di aprire photoshop e di colpo mi misi a lavorare sul primo artwork. Non sapevo bene cosa stessi facendo: lo stavo facendo e basta. Iniziai a prendere foto, frame di video. Mi informai sulle macchine che usava per creare la propria musica. E così feci anche per gli altri artisti: mi resi subito conto della passione e del lavoro che c’era dietro la loro musica. E di quanto tempo dedicavano alla ricerca dei suoni e dei dischi giusti.
Decisi che gli artwork dovevano concentrarsi su tre elementi principali. Prima di tutto il viso, la mente, l’idea da cui nasce ogni opera. Poi le mani, il lavoro fisico, necessario anche per qualcosa di così immateriale come la musica. Infine gli strumenti, il banco di lavoro dove l’opera nasce e viene rifinita.
Nelle illustrazioni ho voluto rappresentare il processo creativo: questo si scompone e ricompone, mostrando quel momento irripetibile in cui l’opera d’arte prende vita, instabile e allo stesso tempo eterna.
Tutti gli artwork sono stati realizzati rigorosamente indossando le cuffie. Com’è giusto, mentre lavoravo su un artista, ascoltavo il suo dj set.
“Tributo” non è in vendita. È stato autoprodotto ed è distribuito gratuitamente.
Per quanto riguarda questo primo progetto, tutto nasce sulla dancefloor. Il primo contatto è lì, “sotto cassa”. Le ho sempre conosciute direttamente ascoltandole nei club. Solo dopo ho approfondito e studiato la loro musica.
Partiamo da Steffi. Era il 2013, la mia seconda volta al Berghain/Panorama Bar. Entrò in scena suonando solo in vinile ed è stata subito una sensazione forte. Aveva una montagna di dischi dietro di lei, pazzesco. E suonava con una disinvoltura che mi ha spaventato. Un dj set perfetto e poi con quel soundsystem. Superba.
Veronica Vasicka. Era il 2013 e mi era stato quasi imposto da Mitch (aka Dual U) di andare a vederla/sentirla. Fu il mio primo approccio con quel genere, un misto di techno ed elettronica minimale. Una vera regina e una grande serata al Queen Club.
Daniela La Luz. Non la conoscevo per nulla. Eravamo allo Chalet, Berlino. All’interno era ancora notte fonda, ma fuori la città si era già svegliata. Stavo salendo al secondo piano e iniziai a farmi trasportare da questa cassa dritta. Arrivai davanti a lei. Stava suonando live, rigorosamente live. Rimasi lì un’ora intera a ballare. Alla fine del suo set mi complimentai e le strinsi la mano. Che dire? Daniela is Super Geil!!
Lena Willikens. Sicuramente è una delle artiste che più ha influenzato i miei gusti in fatto di elettronica. È stata il mio primo approccio con un tipo di musica diverso, che mescolava sonorità oscure e crude con ritmi provenienti da differenti nazionalità. Era il 2015, eravamo al Plastic, durante la serata Nul. Mi sono fatto subito trasportare da questo dj set imprevedibile. L’anno seguente ho avuto il piacere di riascoltarla al Panorama Bar. Novità assoluta che si conferma giorno dopo giorno. Danke Lena.
Aurora Halal. Anche questa volta siamo al Plastic, serata Nul. Con lei la dancefloor diventò subito qualcosa di diverso dalla solita serata milanese. Suonava live e mi feci trasportare dal suo set. Un anno dopo la ritrovai al Berghain e lei stava suonando con quel soundsystem pazzesco: non sono riuscito a staccarmi per quattro ore. I suoi set sono sensuali e metallici allo stesso tempo. In una parola: ipnotizzanti.
Helena Hauff. Robot Festival di Bologna, 2015. Lei stava per iniziare il suo set all’aperto. Aveva piovuto e faceva freddo. All’interno del capannone, nelle altre due sale, suonava Daphni o qualche altra celebrità. Ma io ero lì solo per ascoltare techno, la vera techno, quella che nasce dal basso, che non deve avere prima il riscontro delle masse. Ero lì per ascoltare lei. Non ho sentito freddo, sotto cassa. Felice come un ragazzino. Danke Helena.
Jennifer Cardini. La conoscevo di nome, suona ormai da molto tempo. Una veterana della scena elettronica. Ma non avevo avuto mai il piacere di ascoltarla (grave errore). Era salita in scena dopo Lena W. al Panorama Bar. E fu subito dura e morbida allo stesso tempo. Le tapparelle del Panorama si aprirono almeno tre volte. Non è da tutti. Grande Jennifer!!
In definitiva ‘Tributo’ ha ancora molto da dire. Non mi riferisco solo agli artisti (ce ne sono moltissimi su cui vorrei lavorare), ma a tutti gli aspetti del clubbing e della musica elettronica.
Ad esempio, a Milano è nato un progetto che vale la pena citare, “Inciso”, con cui ho iniziato a collaborare.
Infine insieme a Dual_U abbiamo realizzato “Tributo Mix”, che contiene le tracce delle artiste di Tributo. Potete ascoltarlo qui.”
Diverse copie numerate di Tributo saranno disponibili nella redazione, al Wale Café, durante il Vernissage “Yanez Invasion“, sabato 11 febbraio 2017.
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin