La mia citazione preferita sull’amore è di Sartre e fa così: “Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento… C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette, non lo si fa”.
Sartre voleva dire, credo, che innamorarsi richiede coraggio, una buona dose di imprudenza e, alla fin fine, è una questione di scelta. Saltare, è una scelta.
Quello che leggerete è ispirato a fatti realmente accaduti, a me direttamente o a chi è stato così gentile e sconsiderato da lasciarmi usare la sua storia.
TINDER e SOCI.
Ovvero di quando l’amore è diventato semplice.
Nome: Julia
Età: 25
Sono: donna
Mostrami: Uomini
Distanza: 25 km
Età: 24 – 45
Su di me: Probabilmente non sono la ragazza più bella qui, forse nemmeno la più intelligente ma, a mio favore, devo dire che non so nemmeno cucinare.
La terza, è l’ultima volta in cui si vedono. Lo sanno già. Sono seduti su un tronco d’albero, alle loro spalle la musica elettronica fa da stampella ai corpi ondeggianti degli ultimi superstiti al rave. È mattina inoltrata e Julia pensa che il sole mischiato al fumo della sua sigaretta sembri un uovo all’occhio di bue.
Adam le prende l’indice della mano e lo succhia un po’. La prima volta che lo ha fatto è stato neanche un’ora dopo che si sono conosciuti. Julia caccia via delle associazioni mentali fastidiose. Mammella. Affezione. Maternità.
“Inizio a essere stanco, Jules, andiamo?”
“Balliamo l’ultima”
Si fanno strada fra la gente. Julia è scalza e ha gli occhi chiusi. Ecco altre associazioni mentali, meno fastidiose. La sabbia che scotta. Il gommone a forma di coccodrillo. L’odore del sudore sotto alla doccia. La vecchia ringhiera del terrazzo di casa.
Raggiungono un punto dove lo spazio è sufficiente, anche se è inutile, perché ballano aderendo perfettamente l’uno all’altra. Lei ha un vestito giallo, lui è pallido, tonalità inglese, e così sembrano una banana sbucciata a metà.
“Se rimanessi usciresti ancora con me? Seriamente, intendo”.
“Non ci ho pensato Adam, sarebbe stato solo farsi del male”.
Non è vero, Julia ci ha pensato, invece. Se dovesse essere sincera, risponderebbe: “No, non uscirei ancora con te, Adam”.
Non è per una questione di tatto, o di timidezza, che lei non lo dice direttamente. Non lo fa per una questione di impasse: non saprebbe come rispondere alla domanda che sicuramente seguirebbe, ovvero “Perché?”
Il perché non se lo sa spiegare.
Dopo essersi scollati, pezzetto dopo pezzetto, Julia e Adam lasciano la festa tenendosi per mano. Si mischiano alla folla diurna colorata e lei dice che le sembra di essere entrata in un pacchetto di caramelle. Lui la guarda divertito, ma non risponde.
Mentre camminano a Julia arriva una notifica sul cellulare. Lo tira fuori dalla borsa e lancia un’occhiata allo schermo. La sua bocca si increspa in un sorriso ironico. Ora, la risposta al “Perché” di prima le sembra così ovvia che la fa sciogliere in una risata leggera. Ingenuamente, Adam la scambia per complicità.
Adam se ne andrà la settimana successiva, tornerà in Arabia Saudita dove insegna inglese all’università. Lui e Julia si sentiranno ancora.
In uno dei messaggi che si scriveranno, lui le dirà che si trasferirà a Berlino all’inizio dell’estate seguente con la sua nuova ragazza. Julia penserà che, dando una risposta diversa, quella ragazza avrebbe potuto essere lei. E tirerà un sospiro di sollievo.
“Il 58% delle persone su OkCupid sono interessate al bondage, il 23% degli utenti si masturba almeno una volta al giorno, la domanda che è più frequentemente evidenziata come “molto importante” è: “Usciresti con qualcuno che ha dei pregiudizi contro una specifica etnia?”
Nome: Nacho
Età: 42
Sono: Uomo
Mostrami: Donne
Distanza: 100 km
Età: 19 – 35
Su di me: Spagnolo, ingegnere informatico, in viaggio prima di iniziare il mio nuovo lavoro in Germania. A Manila per i prossimi giorni, vuoi scoprire la città con me?
Nacho si sveglia nudo con le lenzuola ai piedi del letto, una mano che gli copre gli occhi dal sole e l’altra appoggiata sulla morbida tetta della donna che gli giace di fianco. Sente in bocca il sapore dell’ultimo whiskey, mischiato a quello del sesso di lei, mischiato ai due pacchetti di sigarette che deve aver fumato l’altra notte.
Deglutisce.
Ricorda tutto in modo lucido fino al terzo locale, poi solo la risata di lei, la musica alta, le macchine che sfrecciano e le comete urbane colorate che si riflettono nei finestrini.
Si chiede come abbia fatto Rowena a tenere colpo.
Già, lei ha smesso di bere a un certo punto.
…Rifilava a me i suoi drink…
Nacho all’improvviso è attivo come dopo una sniffata di cocaina quella buona, lo shock del pensiero che gli è esploso in testa gli fa inavvertitamente strizzare la tetta di Rowena, che si alza con un gridolino strozzato.
Il preservativo, dove cazzo è il preservativo.
Nacho salta su dal letto e si guarda intorno come un cane morto di fame che cerca l’osso di cui sente l’odore.
Non c’è nessun preservativo, cazzo cazzo cazzo.
Rowena si tira su e si mette a sedere, lentamente si stiracchia i muscoli delle braccia, poi va verso di lui e lo prende delicatamente per la mano. Nacho si lascia calmare un poco.
“Prendo la pillola”
Gli dice, flebile.
Ma lui non sa se crederci o meno.
“Non ti preoccupare. So che hai il tuo lavoro in Germania, ma io posso essere una buona compagna, sugar.”
Pronuncia quel sugar in un modo languido che – pensa Nacho – starebbe bene solo in bocca a una stereotipata donna di colore dal culo grosso e l’accento dell’Alabama.
“Possiamo continuare a vederci, posso venire con te. Capisco, sai…Un uomo non può mangiare insalata tutti i giorni. Capirei se volessi cambiare piatto ogni tanto. Siamo stati così bene stanotte, rimani con me fin quando è ora di partire”.
C’è una palese componente di disagio in tutto questo e a Nacho viene in mente un film di serie B degli anni ‘90, A Bold Affair, dove un uomo interpretato da un attore che probabilmente non ha più fatto nessun film, viene perseguitato da una psicopatica conosciuta su internet interpretata da un’attrice che probabilmente non ha più fatto nessun film.
Nacho sente un bzzzz nella testa, un misto fra una sirena d’allarme e un principio di attacco di panico, mentre immagina la faccia che farebbe la sua attuale compagna se lui si presentasse a casa con l’esotica Rowena, Rowena che gli consentirebbe di non mangiare insalata tutti i giorni.
Nacho mette una mano sulla spalla di Rowena, come un papà americano farebbe con il figlio che ha appena perso la partita di football, e le dice che gli dispiace tantissimo, ma adesso deve andare.
Raccatta veloce le sue cose, prende la porta e scompare nell’afa di Manila sudando profusamente, ma non per il caldo.
Nacho disattiverà il suo profilo Tinder. Lo riaprirà dopo due mesi.
Nonostante nelle Filippine la condizione femminile si trovi ad uno stadio diverso rispetto ad altre zone del Sud-Est asiatico più tradizionalista, la donna rimane costretta in una mentalità che in molti frangenti la fa dipendere dall’uomo. Nacho racconta di come le donne, ancorché educate ed intelligenti, siano ossessionate dalla ricerca di un marito fin dalla giovane età, perché rimanere sola significa rimanere emarginata. Una forte componente dell’identità delle donne si basa sulla relazione che intrattengono con il loro compagno e questo le spinge ad adottare, talvolta, dei comportamenti degradanti – almeno a nostro modo di vedere.
Tinder adotta una severa politica di riservatezza riguardo ai dati d’uso dell’applicazione. Per certo sappiamo che: da quando è stato lanciato – nel 2012 in California – è stato scaricato 100 milioni di volte, il numero di match totali tocca i 10 miliardi (dati ufficiali), l’uso principale che ne fanno le donne è guardare profili e chattare, seguito da trovare un partner, l’uso principale che ne fanno gli uomini è per il casual dating, seguito da trovare un partner, degli utenti nel mondo il 62% sono uomini, il 51% è single, il 34% è sposato, l’11% coinvolto in una relazione, il 3% divorziato, l’Italia è il secondo Paese in Europa per utilizzo dopo la Spagna, e il 3 gennaio 2016 è stato il giorno in cui è stato scaricato e usato di più nei suoi 3 anni di storia (dati non ufficiali).
Tinder ha rotto con il classico meccanismo di online dating che stabiliva l’accuratezza dei match in base a specifiche informazioni e preferenze, come livello di istruzione, lavoro, interessi e valori etici. Ad esso, sull’onda di Grindr, ha sostituito un sistema che, attraverso un meraviglioso percorso di significato, risale la corrente fino al più antico, puro ed imperscrutabile impulso inconscio dicotomico di attrazione, ovvero quello fra bello e brutto. Sei bello? Swipe right. Sei brutto? Swipe left. Se entrambi gli utenti si trovano belli formano un match e possono iniziare a chattare per vedere se, oltre a simili canoni estetici, condividono anche qualcos’altro.
Esiste anche una versione a pagamento di Tinder (10 euro al mese per chi ha meno di 28 anni, che salgono a 20 per gli altri tardoni) che dà degli eccezionali vantaggi, ovvero infiniti right swipes, la possibilità di cambiare la propria posizione per vedere utenti anche in altre parti del mondo e la possibilità di annullare l’ultimo like. Il fatto che questi vantaggi siano utili “come un buco del culo sul gomito” non ha impedito a più di un milione di persone di acquistarli. Ah, l’uomo.
Quello che mi piace di Tinder è che è semplice. Lo apri sulla metro, mentre sei in coda al supermercato, costituisce un ottimo sistema per addormentarsi e ti fa compagnia in quei momenti solitari seduto sulla tazza del water… “Papà come hai conosciuto mamma?” “Beh se devo partire dall’inizio, figliolo, avevo mangiato pesante la sera prima a cena…”
Ok, sorvoliamo.
Insomma, tu assisti a questo slideshow di tipi umani a cui dici sì o no ad istinto, ti senti in controllo, al sicuro, e poi c’è quella scritta arzigogolata It’s a Match! che ti coccola ogni volta in un abbraccio di autostima, come quando tua mamma da piccolo ti diceva che eri bellissimo e tu ci credevi, anche se eri grassoccio, avevi il doppio mento e non ti cagava nessuno.
Quello che non mi piace di Tinder è che è semplicistico. C’è qualcosa di sbagliato in questo meccanismo di esibizione e selezione e poco importa se lo si prende con la leggerezza che gli è propria. Alimenta un circolo di superficialità e ludicizzazione (gamification) dei sentimenti che non ha affatto bisogno di essere alimentato e che fa parte di una struttura capitalistica imponente, che ci divora nell’intimo. Nel suo piccolo, fornisce un sostrato di appoggio ad una tendenza già ben radicata e contribuisce alla perpetuazione di un sistema consumistico infelice, che ammucchia cose ed esperienze e che – sorpresa sorpresa – non funziona. Esagero? Ditemelo se esagero.
Se questo è il vostro, comunque, ecco altre app simili a Tinder che potete provare: Happn, Lovoo, Badoo Hinge, Down, Grindr, Her.
La chicca? Se vi piacciono le cose a tre o a quattro, date un occhio a Trinder.
OKCUPID e SOCI.
Ovvero di quando l’amore è diventato esplicito.
Laura, 45
Bisessuale, eteroflessibile, queer, sapiosessuale, donna, 173 cm, in forma.
Cerco: Uomini e donne
Visualizza: tutte le persone interessate a donne bisessuali, tra i 27 e i 55 anni, a Berlino, che hanno effettuato l’accesso nell’ultimo mese.
Per: dating a lungo e breve termine e nuovi amici.
Altre informazioni: ho frequentato l’università, non fumo, bevo ogni tanto, non faccio uso di droghe, non ho figli e non ne voglio.
Sono le 8.30 di lunedì mattina. L’ufficio è semivuoto, Laura percorre il corridoio fasciata nel suo tailleur, i tacchi rimbombano tac, tac, tac e battono il tempo assieme alle dita sulle tastiere tic, tic, tic, l’unica luce che illumina gli spazi è quella di un sole pallido e soporifero, Laura tiene in mano il cellulare, questo vibra ed emette un tlinn, Laura gli lancia un’occhiata impaziente, arriva alla sua scrivania, “buongiorno” dice, senza guardare nessuno, si slega la sciarpa, si toglie il cappotto e butta tutto sulla sedia con un plof, sempre con il cellulare in mano va in bagno, si dà un’occhiata nello specchio, fa appena in tempo a notare che i suoi occhi brillano, poi chiude la porta e gira la chiave.
Click. Arrivata.
Apre l’ultima conversazione su Whatsapp, un nuovo messaggio.
Thelastrollingstone: sto aspettando…
Laura si appoggia al muro con la schiena, slaccia la cerniera della gonna …zip e la abbassa, alza la camicetta fino a scoprire i seni e la tiene ferma con il mento per non farla scivolare giù, con una mano tiene il cellulare e fa partire il filmato, con l’altra mano inizia ad accarezzarsi, prima piano, poi mettendoci più forza si stringe le tette, si strizza i capezzoli, si passa le unghie lunghe sulla pancia lasciando delle striature rosse, soffoca il respiro che inizia ad essere affannato, mhh, scivola fino al clitoride, lo massaggia con il palmo, con l’indice e il medio entra là dove è caldo e umido e si sta bene, poi esce, poi entra, poi esce, poi entra, così fino a quando davanti ai suoi occhi che sono chiusi esplodono mille fiori, e tutto diventa illuminato, e lei pensa che andrà fuori più spesso, che non è mai troppo tardi e milioni di altre cose mischiate assieme di cui afferra il sentimento ma non il significato, e allora apre gli occhi di nuovo, abbassa lo schermo del cellulare, lo avvicina alla faccia e sussurra al microfono un aahh di piacere e di liberazione, più di piacere che di liberazione.
Laura e Thelastrollingstone sono in contatto da due mesi, non conoscono i veri nomi l’uno dell’altra e non si sono mai incontrati.
Patricia, 34
Gay, donna, single, 168 cm, costituzione normale.
Cerco: Donne
Visualizza: tutte le donne interessate a donne gay, tra i 25 e i 40 anni, ovunque, che hanno effettuato l’accesso nell’ultimo mese.
Per: dating a lungo e a breve termine e sesso casuale.
Altre informazioni: ho frequentato l’università, fumo, bevo ogni tanto.
La scatoletta che Patricia tiene nella tasca pulsa come il gioco Jumanji mentre è seduta nella U8 e sta tornando a casa.
Ha conosciuto Amanda sei mesi prima e prima di Amanda ha perso il conto di quante donne ha conosciuto.
C’era Diana che se n’è tornata in America all’improvviso, Zina che non l’ha voluta più vedere perché diceva che era strana, Sara che poi ha deciso che le piacevano di più gli uomini, Lisa che la trattava male, Cecilia che l’ha lasciata e basta senza dare un motivo.
Amanda è seduta di fronte a lei, i riccioli neri le nascondono quelle guance che sembrano pesche, è persa in qualche pensiero strampalato e sta mimando una bocca che si apre e si chiude con il suo guanto di lana. Sorride.
Amanda sorride sempre e non critica mai.
Gli occhi di Patricia e di Amanda si incrociano e Patricia si imbarazza un po’. Dopo sei mesi, lei si imbarazza ancora un po’.
Le stazioni passano, Patricia si rilassa sul sedile, chiude gli occhi, infila la mano nella tasca della giacca e lentamente allunga le dita in cerca del contenitore, quasi non aspettandosi di trovarlo. Invece c’è. È vero – pensa Patricia.
È vero come quella volta che è dovuta scappare di casa perché altrimenti adesso non sarebbe qui, è vero come le cicatrici che ha in viso, come il suo tatuaggio coperto, è vero come quelle ombre che non hanno consistenza e vere non sembrano, ma lo sono – vere – sono vere più di tutto il resto e tornano sempre, o forse non se ne vanno mai.
I due anelli chiusi nella scatoletta sono anelli semplici, sono lisci, d’argento e all’interno hanno le loro iniziali. Non valgono granché, ma per Patricia contano più di qualsiasi altra cosa abbia avuto fino ad ora.
Patricia ed Amanda si sposeranno in primavera.
Žižek, dicevamo, in una delle sue interviste sostiene che ciò che c’è di triste nell’amore ai giorni nostri è che abbiamo tolto dal “fall in love” il “fall”, il cadere.
OkCupid, piattaforma parte del colosso Match.com, conta in totale circa 30 milioni di utenti, per 2.88 milioni di visite uniche al mese. Numeri grossi a parte, quello che c’è di interessante nei dati di OkCupid è che alcuni di essi vengono elaborati sulla base del set di domande che gli utenti sono chiamati a rispondere per il calcolo della percentuale di match. Questi dati ci dicono ad esempio che: il 58% delle persone su OkCupid sono interessate al bondage, il 23% degli utenti si masturba almeno una volta al giorno, la domanda che è più frequentemente evidenziata come “molto importante” è: “Usciresti con qualcuno che ha dei pregiudizi contro una specifica etnia?” per la risposta “no”, ma anche il numero di volte al giorno in cui il potenziale partner si lava i denti risulta parecchio rilevante, un utente su quattro è ateo o agnostico e, per andare un po’sul surreale: ai vegetariani piace di più praticare sesso orale, chi usa twitter in modo assiduo tende ad avere relazioni più corte e chi ama la birra è più probabile faccia sesso al primo appuntamento.
OkCupid fa da ponte ai siti vecchio stampo che aiutano nella ricerca di un partner stabile e quindi si appoggiano su tutta una serie di parametri in cui rientrare e criteri da rispettare, e le app di nuove generazione, più volte al sesso occasionale.
Il match con gli altri utenti viene stabilito dopo aver risposto ad una serie di domande che coprono vari argomenti, dall’etica alle preferenze sessuali. Sul profilo personale, poi, viene lasciato lo spazio per una descrizione esaustiva, che molti utenti sfruttano completamente.
Anche in questo caso abbiamo una versione gratis ed una a pagamento e anche in questo caso la versione a pagamento ha poco senso di esistere. Ad onor della completezza, comunque, vi dico che chi paga riceve: infinito spazio nella casella di posta, la capacità di vedere chi mette il mi piace, e più opzioni di ricerca e selezione del proprio match ideale. Tutto questo ben di Dio costa circa 10 euro al mese.
OkCupid mi piace perché dà la possibilità di esporsi. La personalità dell’utente può uscire in vari modi e gradazioni e questo rende più facile trovare persone con cui c’è qualcosa in comune. Ammetto che all’inizio facevo la spocchiosa di fronte alla percentuale di match che mi veniva mostrata (“chi sei tu per dirmi chi mi piace di più, macchina?”) ma, dopo qualche esperienza, devo concedere che per qualche motivo matematico al di fuori della mia comprensione, l’algoritmo ci azzecca. (Tecnologia: 1 – Io che schifo quello che non capisco: 0)
OkCupid non mi piace perché dà la possibilità di esporsi troppo. In tutto quel fiume di parole che si possono spendere sopra se stessi, la sorpresa annega. Ma questo, forse, è ovvio. Meno ovvio è il fatto che, se ci pensate, quando riempiamo un profilo con la nostra descrizione e quando rispondiamo alle domande che ci vengono somministrate, noi diventiamo gli unici giudici di noi stessi, siamo isolati, sottovuoto. Disponiamo davvero di così tanta onestà intellettuale e capacità di introspezione? Io non credo. La tentazione, manifesta o inconscia che sia, di idealizzare noi stessi – anche di fronte ai soli nostri occhi – è troppo forte per venire respinta. Siamo esseri incompleti, che adottano sguardi parziali di giudizio, e che soccombono all’idea di credersi migliori.
Comunque, se il modello OkCupid vi piace – a me piace di più di Tinder – potete provare anche, fra gli altri: Plenty of fish, Chemistry.com, Mingle, E-Harmony, Match.com, Zoosk.com, Elite Singles.
Durante uno dei miei ultimi appuntamenti con un ragazzo conosciuto online, lui mi ha detto che gli ricordo Slavoj Žižek. Esatto, quell’uomo barbuto e sovrappeso, il marxista, che sbraita con un fortissimo accento dell’Est Europa ed è odiato un po’da tutti perché, beh…provate a leggere un suo libro e superare pagina 20. In onore di questo magnifico complimento, concluderò rifacendomi proprio ad una riflessione di Slavoj Žižek.
Žižek, dicevamo, in una delle sue interviste sostiene che ciò che c’è di triste nell’amore ai giorni nostri è che abbiamo tolto dal “fall in love” il “fall”, il cadere. Siamo tornati indietro nel tempo ad un’epoca pre-romantica: ai legami sociali e parentali che imponevano il matrimonio, si sono sostituiti i siti internet e le agenzie che ci dicono chi è più adatto a noi. Accade che il nostro innamorarci diventa efficace e programmato. Nell’online dating, sappiamo già tutto di chi incontreremo prima di sentire la sua voce, oppure non sappiamo niente, solo che probabilmente ci scoperemo. In entrambi i casi, viene a mancare un momento breve ma forse sostanziale all’innamoramento, quello in cui, appunto, cadiamo. Cadiamo prima nel vuoto che ci dà l’adrenalina della sospensione, del cambiamento, del “cosa accadrà adesso”, poi cadiamo in un burrone pieno di sassi e di puntoni, rotoliamo in una polvere pesante che non ci fa vedere chiaro, abbiamo la testa che gira e lo stomaco spaccato. Nel cadere, ci sbricioliamo in tanti pezzettini e poi veniamo riassemblati in qualcuno che non siamo più noi, siamo noi con qualcuno in più.
Forse quel momento ci fa paura. A me un po’ ne fa. È un attimo trasfigurante, mette in crisi la nostra percezione di omogeneità e di senso di interezza. Ogni tanto penso a quello che diceva Sartre e me lo chiedo: se trovassi un precipizio abbastanza profondo da valerne la pena, lo troverei il coraggio di saltare?
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