Q: ‘Che tipo di lettore sei, compulsivo o rilassato, e che cosa hai letto fino ad ora?’
A: ‘Non ho letto neanche un quarto di quello che vorrei riuscire a leggere prima di morire. Questo, suppongo, mi porterà in punto di morte a considerare la possibilità di non aver vissuto che un terzo di quanto avrei sperato. C’è poco da essere rilassati.’
Intervista a Luciano Funetta, di Emanuela D’Alessio, su Via dei Serpenti
Cosa abbiamo letto in Redazione a dicembre 2017
Sulla guerra civile
Norberto Bobbio e Claudio Pavone (Bollati Boringhieri, 2015)
Cosa sia stato precisamente quel periodo che abbiamo imparato a conoscere come “Resistenza”, ad oltre 70 anni di distanza, non è ancora perfettamente chiaro. Forse fu una guerra patriottica di liberazione contro l’esercito tedesco invasore. O è meglio dire che si trattò di una guerra civile combattuta fra partigiani e fascisti? O ancora, una battaglia di classe, in cui a scontrarsi furono in realtà anime sociali italiane alla ricerca di indipendenza? Probabilmente la Resistenza Italiana fu tutte queste cose, e tante altre. Eppure si discute ancora oggi, sulla definizione di quell’esperienza come “guerra civile”, per quanto dubbi, in verità, ce ne siano ben pochi: di italiani contro italiani si trattava. Bobbio e Pavone dialogano proprio a partire da questo, scomponendo la guerra civile italiana in concetti che vengono ricostruiti, conversazione dopo conversazione, all’interno di un’appassionante prospettiva storicistica.
Mauro Mondello
Dalle Rovine
Luciano Funetta (Tunué, 2015)
Il romanzo d’esordio di Luciano Funetta non è perfetto. Soprattutto all’inizio, la scrittura in qualcosa pecca, probabilmente è da affinare. Non sono sicura se poi migliori o se è la trama a prendermi così tanto che non ci faccio più caso. La storia è assurda, quasi eccessiva, eppure del tutto credibile perché quello che Funetta è un maestro a fare fin dalla prima pagina di Dalle Rovine è creare un’atmosfera cupa, opprimente, morbosa. Che ancora adesso riesco a vedere nei colori del verde. Neon verdognoli come quelli al distributore di benzina sulla litoranea nella periferia di una località adriatica dimenticata da Dio. Che ancora adesso riesco ad annusare nelle case rimaste con gli scuri chiusi per troppo tempo, con i divani coperti da lenzuoli bianchi ed un posacenere colmo dimenticato vicino al camino. Che ancora adesso riesco a toccare sui muri degli scantinati in inverno che luccicano viscidi di condensa alternata a chiazze opache di muffa.
Paola Moretti
Vivere senza soldi
Heidemarie Schwermer (Terra Nuova Edizioni, 2007)
L’esperienza diretta dell’autrice raccontata in prima persona: dall’esperienza d’infanzia come rifugiata, all’apertura della sua banca del tempo “Dai e prendi”, alla decisione di lasciare ogni proprietà per vivere di gratuità. L’idea di vivere senza soldi come chiave per ritrovare una convivenza piena, in costante contatto con gli altri. “Una possibilità realistica di costruire rapporti umani che permettessero di superare l’isolamento e la povertà”.
Senza più nulla di proprio si acquista in realtà una libertà assoluta, nuova: il sentirsi finalmente padroni del proprio tempo
Michele Galasso
Notti Magiche, Atlante sentimentale degli anni novanta
Errico Buonanno, Luca Mastrantonio (UTET, 2017)
L’11 gennaio 1990 compivo quattordici anni. Gli ultimi dieci anni del XX secolo li ho insomma vissuti con una certa cognizione di causa, anche solo per mero fattore anagrafico. Eppure, se mi devo tarare su Notti Magiche, un volumetto che vorrebbe mapparli veleggiando tra voci serie (la Guerra nel Golfo, Tangentopoli) e pop (dal grunge a Baywatch), rimango basito: o io e tutti i miei amici avevamo domicilio su Marte ed eravamo dei turbosensibili intellettuali – vi giuro di no sui miei pantaloni con i tasconi laterali e i Doc Martens- oppure quella generazione non saprei come definirla se non come “rimbesuita autolobotomizzata”. Già, perché il problema del libro non è tanto, o solo, che è scritto pessimamente (e i due sono autori televisivi e giornalisti, sigh), in modo paternalistico, assolutorio e così “puccioso” che Gramellini e Fazio, in confronto, sono Bill Hicks (un’enciclopedia degli anni ’90 scritta da Tommaso Labranca, ecco cosa sarebbe servito); no, il problema è che, oltre ad essere l’ennesimo esempio di quella piaga che di nome fa Retromania, ci dà un tenero buffetto perché sì, siamo stati bambini scemi, ma eravamo così carucci, con il Tamagotchi e Max Pezzali come portavoce, le nostre storie piccine da “gente normale” (perché mai uno dovrebbe voler essere eccezionale?) che anche se intorno a noi accadevano guerre, dilagava il berlusconismo, si verificavano i prodromi di tutto ciò che oggi scardina l’Occidente, beh, avevamo le boy band e Non È La Rai: siamo proprio venuti su bene, no?
Manuel Lieta
Peace Pilgrim
“Her Life and Work in Her Own Words”
a cura di Friends of Peace Pilgrim (Ocean Tree Books, 2013)
Una donna sorprendente, piena di speranza e positività infinite, che dagli anni ’50 alla morte ha passato la vita camminando, priva di qualunque possedimento se non i vestiti che aveva indosso. Camminare per la pace, per insegnare l’unica via possibile: contraccambiare l’odio con l’amore, la paura con la fiducia.
Con una semplicità toccante e una grazia che già solo leggendo infonde tranquillità, Peace chiarisce il perché e il come sia arrivata a fare questa scelta e come la vita abbia continuato a darle incredibili risposte lungo il cammino. Camminando finché non gli fosse offerto rifugio, digiunando fino che non gli fosse dato cibo, e proprio per questo con un senso di libertà, serenità e fiducia nel genere umano. Cambiare è possibile, basta avere fiducia nel cuore delle persone.
Un estratto in italiano delle sue parole qui.
Michele Galasso
The Best of McSweeney’s
a cura di Dave Eggers (Minimum Fax, 2004)
McSweeney’s è stata (lo è ancora?) una tra le migliori riviste letterarie che questo mondo buffo abbia saputo accogliere. Questo è il punto dal quale bisogna partire per comprendere a fondo la scelta di definire questo raccolta di racconti e saggi apparsi sulla suddetta rivista, scelti appositamente da Dave Eggers, un oggetto da possedere, nel qual caso voi non possedeste, da tempo immemore oltretutto, un abbonamento a suddetta rivista.
Però – perché c’é sempre un però – è anche vero che Minimum Fax, nonostante abbia sempre fatto le cose abbastanza per benino, comprese le faide interne, si trova, nel volere necessariamente accaparrarsi l’edizione italiana, ad accettare un paio di decisioni discutibili del buon Eggers. Diciamo sorpassabilmente discutibili, mettiamola così.
Però – perché ci sono quasi sempre due però – è altrettanto vero che all’interno di questa raccolta ci sono delle perle vere, a cominciare dal racconto introduttivo: “L’ennesimo esempio della porosità di certi confini” di David Foster Wallace. Ancora “Nel regno di Unabomber” di Gary Greenberg oppure “La repubblica di Marfa” di Sean Wilsey.
Leggetelo, sorpasserete con disinvoltura il paio di boiate che intralceranno il vostro percorso.
Mattia Grigolo
Punto omega
Don DeLillo (Einaudi, 2010)
E poi, a un certo punto, scompare qualcuno. Non ce lo aspettavamo, o forse sì, fatto sta che succede davvero e questo avvenimento accende una serie di interrogativi inattesi, sulla storia in sé, certo, ma anche sulla costruzione del testo. Perché succede tale e determinato avvenimento, in questo preciso momento del libro? Lo ritroveremo mai, il personaggio scomparso? Dov’è andato? L’autore cosa ci vuol dire? Punto omega è una meditazione enigmatica sul tempo che si autoriflette, pagina dopo pagina, come una contrazione involontaria.
Entrerios Ginostra
Il Filibustiere
Joseph Conrad (Nutrimenti, 2016)
Quando si legge Conrad si sente il rumore del mare, le pagine sanno di sale. È un’esperienza totalizzante, quella che sta dentro un libro di Conrad, un tramite diretto con una sfera della nostra realtà, la cultura marinaresca, sconosciuta, ma da cui ci si sente affascinati in maniera sempre più dirompente, sempre più impetuosa, man mano che si va avanti nella lettura. Qui poi c’è un personaggio, il cannoniere Peyrol, che ti tiene in pugno dall’inizio alla fine, con la sua indole oscura e gagliarda, la sua lealtà disinvolta. In verità siamo sulla terraferma, anche se a un palmo dall’acqua, per gran parte del racconto. Eppure il mare è ovunque.
M.M.
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Immagine di copertina: D. Lewis – The Baker – screenshot
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