Ciò che gli uomini dicono alle donne e ciò che invece dovrebbero imparare a dire. Le persone che non s’incontrano mai, per una vita intera, però si sfiorano di continuo. Il rapporto dell’essere umano con il proprio corpo che, talvolta, crea baratri di psiche infiniti. Voglie facciali che vengono rimosse e insegnanti che vogliono amare. Dino Buzzati che regala le sue personali dediche agli animali.
E anche ciò che i bambini fanno quando devono sopravvivere in un mondo dove gli adulti se ne sono andati per sempre. Tutti. Porto Marghera, Monsanto e Montedison. Il potere operaio. La cultura dell’alimentazione. Gli appassionati di tassidermia, i gufi e il diabete.
Men Explain Things to Me
Rebecca Solnit
Haymarket Books, 2014
Rebecca Solnit è studiosa di storia, attivista politica e scrittrice. ‘Men explain things to me’ è l’ultimo dei suoi diciannove libri. Raccoglie nove saggi. Su come alcuni uomini si arroghino il diritto di spiegare cose alle donne, anche quando non sanno di cosa stanno parlando. Sulla pandemia di violenza e su come benché chi perpetri violenza sia molto più spesso di sesso maschile, quando se ne parla non è mai una questione di genere. Sul caso Levi-Strauss e su come la dinamica di un uomo che cerca di sopraffare una donna ricordi molto nazioni ricche che sfruttano nazioni povere. Sul matrimonio gay e sul perché sia una minaccia a quello etero. Sulle donne cancellate dalla storia. Su Virginia Woolf e la liberazione psicologica delle donne. Sul perché la parola di una donna vale sempre meno di quella di un uomo. Sul movimento #YesAllWoman e sul potere delle parole. Sui risultati dei movimenti per i diritti e su come un’idea espressa non è ritrattabile. Tutti gli uomini dovrebbero leggerlo.
Paola Moretti
Il tempo è un bastardo
Jennifer Egan
Minimum Fax, 2010
Ci sono persone che non si incontrano mai, per una vita intera. Vivono nello stesso tempo e nello stesso spazio eppure riescono a non toccarsi, a non sfiorarsi nemmeno. I personaggi de “Il tempo è un bastardo” di Jennifer Egan, invece, nonostante abitino spazi e tempi diversi si penetrano, attraverso le pagine. Si ritrovano nei bassifondi di Napoli, durante un safari in Africa o in un futuro plausibile, quasi presente, durante un concerto sulle ceneri del World Trade Center. Alcuni di essi appaiono, scompaiono e, infine, compaiono di nuovo, dopo cinquanta pagine, o dopo poche righe, invecchiati o più giovani, cambiati o sempre uguali, eterei; sono parole, ricordi, corpi, spettatori involontari nelle vite di qualcun altro. Si muovono in un continuo viaggio nello spazio e nel tempo, avanti e indietro, fino a costruire un filo lunghissimo e fragile che ritorna, a volte, ad accartocciarsi su se stesso. Come se una fine in fondo non esistesse, ma fosse tutto, sempre, l’inizio di tutto.
Daria Tombolelli
Il Bestiario di Dino Buzzati
Dino Buzzati
Mondadori, 2009
E a un certo punto, senza che tu lo avessi preventivato, penserai a Laika, la cagna spedita nello spazio e destinata a una solitudine eterna e siderale, privata dell’unica felicità possibile – l’affetto dell’uomo – e da lui sacrificata in nome di un “luciferesco vessillo” da piantare. E ti farai cane e animale tu stesso, vedrai con i suoi occhi, e ti pentirai di essere capace di praticare – solo così “di rado e di spizzico” – virtù che l’animale ha invece sue di natura: “fedeltà e altruismo, disinteresse, pazienza e tenacia, coraggio e lealtà, disciplina, forza d’animo… gratitudine”. Ti nascerà allora dentro un sentimento difficile da descrivere in così poche battute, ma tale che vorrai condividerlo con gli altri e riterrai tu stesso che questo libro sia in qualche modo necessario, anche se doloroso come un ago. Tuttavia, stai pur sicuro che passerai in mezzo a tutto sempre con un accenno di sorriso, attraversando moltissime storie, punti di vista e avventure.
Incontrerai anche un cane che ha visto Dio e scommetto che ti piacerà davvero tanto.
Nora Cavaccini
Tu più di chiunque altro
Miranda July
Feltrinelli, 2007
Questo parla di una voglia facciale rimossa:
‘Non le sarebbe importato se non fosse stata una di quelle che le persone descrivono come ‘molto bella se non fosse per’. Un gruppo speciale di cittadini che vivono sotto leggi speciali. Nessuno sa come rapportarsi a loro. Per lo più vogliamo fissarli, come l’illusione ottica di un vaso fatto dalla silhouette di due persone che si baciano. Adesso è un vaso…ora può essere solo due persone che si baciano..oh, ma è totalmente un vaso! È entrambi! Può il mondo sopportare una tale contraddizione?’
Questo parla di un’insegnante in cerca d’amore:
‘Lui mi guarderebbe poi guarderebbe altrove poi mi guarderebbe di nuovo poi guarderebbe altrove, spezzerebbe la mina della matita, direbbe cazzo e arrossirebbe e guarderebbe la mia gamba e guarderebbe il pavimento. Un lungo sguardo intenso al pavimento di linoleum, nel quale senza dubbio vedrebbe altre cose, le tette e il culo aperto della sua giovane insegnante e cosa gli farebbe. Ho mai adorato qualcosa come ho adorato la vista di lui controllare se la sua erezione fosse nascosta dal banco? Lo era.’
Questi li ha scritti Miranda July in Tu più di chiunque altro, insieme ad altri quattordici racconti.
Paola Moretti
Cibo come cultura
Massimo Montanari
GLF editori Laterza, 2004
Perché diciamo “gallina vecchia fa buon brodo” o “il formaggio con le pere”? Qual è il limite fra cultura e natura? Che rapporto intercorre tra la classe dominante e i modi di produzione del cibo nelle varie civiltà? La cucina è un indice del nostro modo diretto di agire sul mondo circostante. Siamo ciò che mangiamo: il nostro ruolo sociale si rispecchia in come pensiamo all’alimentazione. Un libro stuzzicante e appetitoso, che tra le molte curiosità storiche non perde tuttavia la leggerezza di uno scambio conviviale. Forse uno dei più lucidi punti di vista sulla storia culinaria, che riesce senza alcun tecnicismo a farci riflettere sui più semplici eppure meno evidenti simboli presenti sulle nostre tavole e nelle nostre pratiche quotidiane. Basta la quarta di copertina. Il cibo è cultura perché ha inventato e trasformato il mondo. È cultura quando si produce, quando si prepara, quando si consuma. È il frutto della nostra identità e uno strumento per esprimerla e comunicarla. Una grande opera di sintesi da uno dei massimi storici dell’alimentazione.
Michele Galasso
Corpi
Susie Orbach
Codice, 2010
Ad un certo punto la mia compagna mi racconta quella storia che tutti coloro che studiano psicologia prima o poi raccontano. È la storia di questo tizio che, davanti al suo analista, dice di essere morto. Allora l’analista gli domanda se i morti sanguinano e il paziente risponde che no, i morti non sanguinano. Il medico prende uno spillo e buca, con il suo permesso, il polpastrello dell’indice del tizio. Il tizio guarda la goccia di sangue e dice: Non sapevo che i morti sanguinassero.
Susie Orbach riesce, con parole semplici e una linearità rara, ad esplorare le viscere del complesso rapporto tra l’essere umano e il proprio corpo.
Mattia Grigolo
Esploriamo il diabete con i gufi
David Sedaris
Mondadori, 2014
Perché leggere un libro il cui titolo è l’unione di cose ed episodi slegati fra loro? Semplice: perché anche la vita è così. Siamo noi a dare un senso ed un’unità a quello che ci capita: teniamo un diario, annotiamo le cose che ci accadono, scoprendoci poi a soffermarci su eventi assurdi e particolari insignificanti. Un padre burbero e perennemente in mutande, una miriade di lavori, trasferimenti all’estero in luoghi apparentemente idilliaci (che poi rivelano in maniera devastante tutti i loro difetti), lo smarrimento di un documento importante: tutte cose che capitano a chiunque. La passione per la tassidermia, la maniacalità e una spiccata conoscenza delle droghe sono invece i particolari che David Sedaris aggiunge a questo mix. E soprattutto il suo humour perennemente nero, la sua autoironia e la capacità di raccontare qualsiasi situazione in modo accattivante per dirci che tutto quello che ci succede merita di essere raccontato, in fondo. La vita sa essere difficile e terribile, ma anche maledettamente divertente; ricordatevelo e sorridete (come Sedaris) la prossima volta che dovrete fare una colonscopia.
Francesco Somigli
Anna
Niccolò Ammaniti
Einaudi, 2015
Nel 1978 Stephen King scrive L’Ombra dello Scorpione, una tra le più importanti Apocalissi narrative, la discesa nell’inferno privato, lo smottamento.
Il Lincoln tunnel di New York che è divenuto, da quel giorno, tutti i tunnel del mondo. Quelli da cui ancora proviamo ad uscire, per sfuggire alla distruzione. La vita che, inopportunamente, sbuca fuori dalla terra sfinita e che con grinta insensata circonda binari che non portano più in nessun luogo. Il peggio che è in noi, che in fondo vuole solo aiutarci. Anna, la protagonista dell’ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, ha dodici anni e cerca il suo peggio. Anna ha l’età dei primi baci e deve salvare se stessa e suo fratello, ma per farlo dovrebbe non crescere mai, perché nel paradosso su cui galleggia la post atomica Sicilia che ci ospita, solo i bambini restano in vita. Anna lotta, nuota e corre. Si avvicina all’idea dell’amore, affonda la faccia nella morte, uccide la bambina che è in lei e la bontà, che vorrebbe solo rallentare la sua corsa fuori dal tunnel.
Francesca Addei
Quando il potere è operaio
Gianni Sbrogiò e D. Sacchetto
Manifestolibri, 2009
Le lotte degli operai di Porto Marghera nei racconti di chi c’era e le ha vissute. “Quello che volevamo, non era abolire la meccanizzazione delle fabbriche, ma anzi, grazie a questa, lavorare tutti e meno ore al giorno”. Grazie al terrore della precarietà, oggi, l’impiegato-massa si accontenta di condizioni lavorative pre-68. Allora era la salute: un indennizzo salariale non basta a farsi togliere la vita. Gli stessi metodi di raffinamento, applicati in Italia a due chilometri dal centro di Venezia, Monsanto e Montedison in America li adoperavano solo in pieno deserto. Oggi abbiamo solo passato il problema ai cosiddetti paesi emergenti. Molte battaglie vinte, finché negli anni ’80 hanno creato i terroristi e ci hanno accomunato a loro, continua Sbrogiò, così sindacati e partiti sono riusciti a costringerci verso un individualismo di sopravvivenza: ma senza cooperazione non si vincono neanche le proprie battaglie personali. Esempio: il referendum sull’acqua vinto, eppure oggi paghiamo nelle nostre bollette quel profitto illegale. “A Padova quel 21% ce lo auto-scaliamo dalle bollette, perché è un nostro dovere e diritto”. Certo, allora, saremmo stati molti di più.
Michele Galasso
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Foto copertina: Pulp Fiction – screenshot
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