LaBettolab è un arts café gestito da italiani, da tre anni aperto nello Schillerkiez, a nord di Neukölln, confinante con il parco di Tempelhof. Quando arrivo davanti alla porta, la prima cosa che noto attraverso la vetrina è un ragazzo con delle cuffie in testa davanti ad un microfono.
Mi apre la porta Giacomo, uno dei fondatori di RBL Berlin. Mi saluta e mi invita ad accomodarmi all’interno. Mi offre un caffè con la moka. Il ragazzo davanti al microfono è preso da un delirante monologo senza pause, improvvisato in dialetti diversi. Al suo fianco c’è Matteo, intento a tenere sotto controllo i volumi e a registrare la puntata.
“Lui è Manuello, è il proprietario de LaBettolab” mi dice Giacomo “conduce la prima diretta del sabato.”
Mi guardo attorno affascinato dal luogo.
Alle mie spalle si riapre la porta, fa capolino Marco, un altro dei fondatori che, con Giacomo, ha portato a Berlino uno dei primi due programmi di RBL Berlin.
È qui che avete campo base come Radio?
Giacomo: Sì, abbiamo trovato stabilità a Labettolab dopo aver girato per un anno. È un posto magnifico, ci sentiamo a casa qui. Lo vedi com’è, è un luogo pieno di energia. È ispirante.
Sentite, partiamo dalla fine, quindi dalla campagna di crowdfounding che avete attivato da qualche settimana.
Giacomo: È partito tutto dalla scopo principale che sta dietro al nostro progetto, ovvero un’idea di community radio. Quello che ci siamo prefissati di fare attraverso i nostri programmi e il lavoro che facciamo con RBL Berlin è inglobare culture e background diversi sotto un unico progetto. Da qui, abbiamo avuto l’idea di creare uno spazio radio e dj studio che ci permetterebbe di organizzare workshop per insegnare cos’è la musica elettronica, insegnare a fare radio, a suonare, a mixare, dare la possibilità di condurre programmi radio e suonare ai party che organizziamo. Questa è una cosa che va un po’ controcorrente rispetto alla scena berlinese, dove tutto questo se lo contendono label, club e booking agent più o meno grossi. In un panorama del genere, gli artisti emergenti fanno fatica ad esprimersi totalmente in un loro progetto musicale, a meno che non vengano spinti da una di quelle grosse realtà. Quindi, per sintetizzare, l’anima di questo crowdfounding ruota attorno a quello che è lo scopo di RBL Berlin: unire gente diversa, di culture diverse e background diversi intorno alla musica elettronica.
Marco: Sai quando dicono ‘fai ciò che ti piace’ però ti accorgi che mancano gli strumenti per farlo? Ti parlo di strumentazioni che magari costano molto. Ci sono ragazzi che sono appassionati di musica, sono selector, collezionisti di vinili, però magari sono appena arrivati a Berlino, oppure devono ancora entrare nella dimensione giusta. Ecco, attraverso questo crowdfounding potremmo riuscire a creare uno spazio in cui chiunque abbia voglia possa esprimersi e fare ciò che gli piace fare in un ambiente di open community. Condividendo, crescendo e contribuendo alla crescita.
RBL Berlin non è solo una radio, vero?
Marco: Assolutamente no. È anche un gruppo di dj e un’organizzazione di eventi di cui fanno parte culture non solo italiane. Ti basti pensare che su 10 programmi settimanali, sei sono in inglese.
Va bene. Adesso torniamo all’inizio: com’è nata RBL Berlin?
Giacomo: Quasi tre anni fa ho conosciuto Valerio e Matteo, perché lavoravamo insieme, due ragazzi che arrivavano da Torino e avevano contatti con Radio Banda Larga. La loro idea era quella di fare qualche podcast e qualche trasmissione registrata. Io e Marco, che già ci conoscevamo, ci siamo buttati e abbiamo comprato il minimo indispensabile per poter iniziare: un microfono, un mixer, un mini Hercules. Ci siamo attaccati al server in Italia e abbiamo iniziato a streammare dalle nostre camere da letto. Così è nata RBL Berlin.
Abbiamo fatto qualcosa come sei o sette mesi di camere da letto con dei programmi che andavano in onda la domenica, dalle sette a mezzanotte. Ad un certo punto abbiamo fatto il lancio definitivo della Radio, in un café di Neukölln, il Wale Café.
Durante quell’anno abbiamo cercato di farci conoscere il più possibile, contattando diversi bar e coworking space per poter trasmettere. Così abbiamo fatto. Ne abbiamo girati parecchi e, dopo due anni, abbiamo trovato casa qui a LaBettolab.
Marco: L’idea era sempre quella: fare la radio in posti dove puoi essere vicino alla community, anche per far capire che non esiste solo la radio da studio, ma è possibile anche fare radio ovunque. È bella l’idea che sia partita dalla cameretta, ricorda i ragazzini che iniziano a suonare nella cantina sotto casa trasformata in sala prove.
Quindi, tanto più la community si espande tanto più c’è una necessità di trovare casa ed è successo qui e al Glogauair, che è una residenza per artisti su Glogauerstrasse. Sono i due posti, attualmente, in cui dividiamo le nostre dirette.
Giacomo: La necessità di avere un posto fisico sorge quando ti rendi conto che hai un determinato seguito e sai che c’è bisogno di spazio e quello spazio deve sembrare casa, deve essere accogliente. Quindi il provare a portare RBL Berlin dalla cameretta al bar e dall’on line all’ off line. E qui si torna al crowdfounding, perché più si allarga la community che ruota intorno alla radio e più hai la necessità di avere una strumentazione adeguata e che dia la possibilità a tutti di fare ciò che vogliono fare nel modo migliore. Comunque, il primissimo programma da Berlino si chiamava Afterhours. Era condotto da Valerio, Tommaso e Matteo, i quali passavano dalla techno, all’house e magari finivano con Battisti o con il raggae.
Erano loro ad avere i contatti con Torino e con Radio Banda Larga.
Marco: Poi siamo entrati noi due con un programma che si chiamava 87.90 e per diversi mesi erano gli unici due programmi che andavano in onda dalle 8.00 a mezzanotte della domenica. Era un bel modo per finire il week end.
È molto bello immaginare che siete partiti da una camera in un appartamento berlinese e vi siete spostati nei bar. Capita spesso che una radio parta da un luogo intimo e privato, ma poi, generalmente, si sposta in uno studio o, se in un bar o in un luogo pubblico, mette le radici. Mi viene in mente Radio Rahemm a Milano o Red Light Radio ad Amsterdam, giusto per citarne un paio prima di NTS Radio a Londra. Voi avete girato, è stata una radio nomade che ha coinvolto realtà diverse. È bello pensare a dei ragazzi che portano in giro una cosa che può sembrare un party ma in realtà è una radio, oppure è entrambe le cose.
Marco: Sì, ti rendi conto della cosa che stai facendo quando inizi a capire che ci sono sempre più persone che vogliono fare questa cosa con te. Giulia, per esempio, è stata tra le prime a salire a bordo, occupandosi della parte grafica della radio e degli eventi.
Giacomo: Giulia è il classico esempio di persona che è coinvolta al 100% con RBL Berlin ma non fa nessun programma radio. Questo non perché non le interessa la musica, anzi, semplicemente mette a disposizione quello che sa fare bene. Questo per farti capire che per fare radio non devi per forza saper suonare o saper parlare. Oltre a lei, ruotano intorno alla radio altri ragazzi, come i già citati Valerio, Tommaso e Matteo, quest’ultimo è il nostro tecnico. Si occupa di tutto ciò che concerne la programmazione, le dirette, gli streaming e le registrazioni.
Ma alla fine chi siete voi? Voglio dire, che tipo di personalità ruotano attorno a RBL Berlin?
Giacomo: Beh, io sono arrivato a Berlino in primis per conoscere meglio il mondo dell’on line marketing, che è il mio lavoro, ma anche per la diversità di proposte che avevo percepito potesse dare la città. Qui ho ritrovato Marco, che conoscevo già da Milano, dove vivevo e studiavo.
Se posso dirti la mia su cosa mi ha dato RBL Berlin, ti dico che mi ha cambiato, anche a livello personale. Io sono una persona timida ed introversa, la prima volta che mi sono ritrovato davanti al microfono, di fianco a Marco, tremavo come una foglia. Ero agitato, emozionato. La radio mi ha aiutato a lasciarmi andare, ad essere sicuro di quello che dico e quello che penso. È una cosa importante.
Marco: Io mi ricordo che sono venuto per la prima volta a Berlino tra il 2006 e il 2007, in vacanza. La prima volta d’inverno e la seconda d’estate, a luglio, e in quel momento ho pensato ‘io voglio vivere un periodo della mia vita in questa città’.
Sono qui da sette anni e mi fa sorridere ogni volta che ci penso. Non avrei mai pensato di restare così tanto. Ogni volta riparto da lì e dal chiodo di fisso che avevo di volere vivere qui per un po’.
Io ho sempre mangiato musica, ho sempre suonato in gruppi e, quando mi sono trasferito dalla Toscana a Milano, mi sono avvicinato alla scena della club culture.
Avevo già esperienza in radio, dato che facevo parte del gruppo che ha fondato la radio universitaria della Bocconi. Mi ricordo come questa esperienza mi ha dato accesso a delle persone molto vicine a me come interessi.
Quando sono arrivato a Berlino, mi sono accorto che è stato semplicissimo entrare in contatto con persone che avevano la mia stessa fame di musica e la mia stessa voglia di fare qualcosa in ambito musicale. Parto dal presupposto che sono una persona a cui frullano mille idee in testa, vorrei realizzare tutto quello che penso, ma ci sono sempre dei limiti e delle cose che frenano l’entusiasmo. È quel famoso ‘tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare’. Ecco, a me, RBL Berlin mi ha dato la sensazione che tra il dire e il fare può anche non esserci di mezzo il mare.
Giacomo: Matteo invece è arrivato a Berlino come cuoco e adesso sta facendo una formazione per diventare tecnico del suono. Valerio è uno studente di filosofia che però lavora nelle risorse umane. Giulia è un architetto, ma anche grafico e illustratrice. Tommaso studiava a Berlino, si è laureato e adesso lavora al Parlamento Europeo. Questo è lo zoccolo duro di RBL Berlin.
Marco: Sì, a parte che ogni volta che facciamo una riunione c’è sempre qualcuno di nuovo e questo è incredibile, oltre che molto bello. Ho realizzato quanto questa idea di community potesse veramente funzionare quando abbiamo partecipato con un carro al Karneval Der Kulturen dell’anno scorso. Il seguito che abbiamo avuto è stato incredibile, tutta la giornata è stata bellissima. Abbiamo fatto programmi radio in diretta dal Karneval e poi in giro con il carro. C’è stata tantissima gente che ci ha aiutato e supportato e sostenuto.
Quindi, da quanto so siete arrivati tutti più o meno nello stesso periodo a parte Marco che è qui da più anni. Ecco, come avete visto cambiare Berlino, perché è ovvio che Berlino sia cambiata molto negli ultimi anni e, soprattutto, questa cosa ha inciso sul vostro modo di fare radio?
Marco: Bella domanda. Partiamo dal fatto che sì, la città è cambiata tanto. Ricordo che quando sono arrivato io, nel 2012, era il primo anno in cui si percepiva l’ondata migratoria che poi sarebbe esplosa durante l’anno successivo. Si parlava, allora, del St. Oberholz come il Café dove tutte le startup nascevano. Quindi sono arrivato in una città nuova e freddissima, perché è cambiato anche il tempo a Berlino e forse questa è una delle cose positive.
Attento a parlare di Global Warming.
Marco: Hai ragione (ride). Comunque, era la città in cui ho compreso di non avere mai ascoltato veramente la techno in vita mia, per farti un esempio. Berlino ti assorbe completamente. Dal 2013 in avanti quella percezione esce dai confini della città e si diffonde in tutta Europa. La gente che arriva duplica, triplica. Il rischio è che lo stupore che genera questo posto venga compromesso, però poi capisci che Berlino ha un anima che non puoi cambiare. Voglio dire, la Gentrificazione è in grado di cambiare l’identità di una città se quella città non è Berlino. Ha una cultura che nasce da una storia che completamente diversa, la quale ha generato un’anima culturale perennemente stupefatta. Per quanto le cose possano cambiare, per quanto le dinamiche mutino, la sua anima rimane la medesima.
C’è qualcosa di più profondo, che va oltre i locali che aprono e i locali che chiudono, gli affitti che si alzano. È per questo che tanta gente, come me nel mio piccolissimo, si chiede come può mantenere intatta questa sua anima meravigliosa.
Giacomo: Marco ha detto molte cose che condivido a pieno, posso aggiungere che, dal mio punto di vista, Berlino non è una città che è cambiata, è una città che continua a mutare grazie alle diversità che contribuiscono alla sua evoluzione.
Una cosa che mi ha colpito molto, fin dai primi tempi del mio trasferimento, è stata l’accorgermi di essere all’interno di un bar a bere una birra insieme a degli amici, in un ambiente ultra multiculturale, senza pensare di essere lontano da casa. Perché Berlino ti trasmette questa cosa.
È assurdo pensare che quando Londra e Parigi, per esempio, erano già città incredibilmente multiculturali, Berlino non lo era per niente, lo è diventata nel giro di pochissimi anni. Ci si è tuffata.
Marco: Io ho percepito distintamente l’esplosione di apertura che ha avuto Berlino durante i miei primi tre anni. Tra il 2013 e il 2014 c’è stato un aumento del 25% degli italiani che si sono trasferiti qui.
Giacomo: Perché c’è la techno. (ride)
Marco: Esatto, Ryanair ha fatto dei voli apposta per quelli che vogliono venire a ballare la techno a Berlino.
Si chiamano techno-voli. A parte gli scherzi, ultima domanda, che poi è un po’ la summa di tutto quello che ci siamo detti. Se siamo qui è anche perché state cercando di far conoscere e crescere la vostra radio, qual è il sogno che avete per RBL Berlin?
Giacomo: Guardandomi da qui a cinque anni, vedo un me stesso che magari vive in un altra città, un altro paese e che, quando torna a Berlino, si sente a casa dentro quella radio che non gestisce più e non segue nell’operatività, ma che ha fondato e ha fatto crescere. Non è un’utopia
Marco: Condivido molto il suo pensiero. Vorrei che in futuro RBL Berlin potesse riuscire a entrare ancora di più nel tessuto culturale di questa città, anche attraverso i party, gli eventi che organizziamo e organizzeremo.
Quindi, oltre a vederla ovviamente crescere, ciò che avete a cuore è che non si fermi nemmeno, eventualmente, dopo di voi.
Marco: È proprio l’idea di community di cui parlavamo all’inizio, che è quello a cui teniamo di più.
Ok, cosa bisogna fare per partecipare alla campagna di crowdfounding?
Giacomo: Sulla nostra pagina Facebook ci sono tutti i link utili. La campagna la facciamo su Vision Bakery, una piattaforma tedesca. Si possono donare da 10 € a 1.000 € e a seconda di quanto doni puoi avere diversi regali che partono dalla maglietta, passando per la possibilità d’ingaggiarci per suonare ad un party che organizzi tu.
Tutte le foto hanno copyright privato e sono state scattate da Giacomo Valles. La foto di copertina è stata scattata da Emilio Tamburini. Temete questo simbolo ©
REDAZIONE
Wale Café
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