9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati,
ideata da Paola Moretti e curata da Linda Farata.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute. Una squadra di illustratrici interpreta graficamente le mini-recensioni e disegna le copertine dei libri. Le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
Agota Kristof, La trilogia della città di K., traduzione di Armando Marchi, Virginia Ripa di Meana, Giovanni Bogliolo, Einaudi 2014
Manganelli l’ha definita “una prosa che ha l’andatura di una marionetta omicida”. È vero. La guerra ne La trilogia della città di K. è un dramma implicito che si svolge nella forma, negli spazi tra le parole, nella punteggiatura ruvida. E se c’è una soluzione a una storia che si perde in se stessa, a una narrazione che collassa come il mondo di Lucas e Klaus, bambini-fratelli-gemelli costretti all’età adulta da una città senza nome che si dispiega sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale e lascia solo lo strascico depravato di un’umanità che fu, questa soluzione è proprio la letteratura, l’anagramma, la negazione di se stessi: l’unico modo per trovare, o almeno cercare, la ragione di una città al contempo vuota e deforme che ha tolto ai suoi abitanti ogni cosa, persino il nome.
Consiglio di Pietro Lafrianda
Illustrazione di Luca Di Battista
Isaac Bashevis Singer, Il ciarlatano, traduzione di Elena Loewenthal, Adelphi, 2020
È una torrida estate dei primi anni Quaranta e sui giornali si leggono solo vittorie naziste. Siamo a New York, nella comunità degli ebrei scappati dalla Polonia. Lo studioso Hertz Minsker vive in un mondo di camere ammobiliate, corse in taxi e sedute spiritiche farlocche. Seduce una donna dopo l’altra e non è felice con nessuna. Se Singer proponesse oggi Il ciarlatano a un editore italiano, verrebbe rimandato a un corso di scrittura creativa, perché infila uno dopo l’altro tutti i tabù: narratore onnisciente, personaggi introdotti da una descrizione, pensieri resi con il discorso diretto (e sono solo i primi che ci sono venuti in mente). Mettiamoci che parla di Dio e del perché permetta il male nel mondo e le sue chances calerebbero ancora. Invece siamo davanti a un fior di narratore, grande intenditore di miserie e nobiltà dell’animo umano, che ci scodella un romanzo dal congegno sopraffino e saldo, in cui ogni parola s’impasta con il senso di colpa di essere sopravvissuti.
Consiglio di Flavio Villani
Illustrazione di Michele Pieretti
Édouard Louis, Il caso Eddy Bellegueule, traduzione di Alberto Cristofori, Bompiani 2014
La provincia è uno stagno circondato da una siepe alta, fitta e robusta. Non guarda in faccia nessuno, la provincia: o sei dentro, o sei fuori. Se sei frocio, resti fuori. E se resti fuori, per te solo sputi in faccia. Come quelli che Eddy si beccava ogni giorno durante l’intervallo scolastico. Ritualmente; sempre alla stessa ora, nello stesso posto, dagli stessi tre ragazzi. Nel romanzo autobiografico Il caso Eddy Bellegueule, l’allora ventunenne Édouard Louis fa i conti con il suo passato e riporta la sua esperienza di outsider ad Hallencourt. Capitolo per capitolo, l’autore introduce i personaggi che hanno accompagnato la sua adolescenza, vittime di una cultura profondamente patriarcale. Il racconto è sotteso da una chiara e spietata analisi sociologica, che fornisce un’interessante chiave di lettura per molte dinamiche di provincia.
Consiglio di Marco Merenda
Illustrazione di Anna Zaccaria
Paolo Nori, I russi sono matti, UTET 2019
Raccontare 170 anni di letteratura russa attraverso la descrizione strampalata di alcuni dei suoi personaggi più iconici, trasferita sulle pagine per mezzo di citazioni, ricordi, descrizioni che riescono a congiungere, grazie alla vena profondamente ironica del suo autore, stravaganza e cultura alta. È questo il tentativo, riuscito, di un volume in cui Paolo Nori trascina il lettore dentro una galleria di piccoli quadri, spaziando da Dostoevskij a Tolstoj, sino alle imprecazioni di Venedikt Erofeev nel suo imperdibile “poema ferroviario” Mosca – Petuškì. I russi sono matti non è, non soltanto almeno, un libro per esperti di letteratura russa, ma un volume scanzonato, brillante, inusuale, entusiasta, una di quelle letture che stimolano altre letture, che producono cultura in maniera naturale, senza l’angoscia accademica della spiegazione assoluta e onnicomprensiva.
Consiglio di Giuseppe Sarmaghi
Illustrazione di Ludovica Lombardi
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L’immagine di copertina è stata illustrata da Ludovica Marani
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