Ogni tanto, tornando verso casa, percorrendo a passo svelto il Warschauer Brücke incontro un esperto vecchietto che suona il sassofono a occhi chiusi, incurante del freddo e della pioggia. Se ne sta lì, tra uno spacciatore insistente e un ragazzo che chiede l’elemosina, perso nel suo mondo. Avrà una settantina d’anni, ben vestito e con il suo strumento scintillante è in grado di far rallentare chiunque. È come una melodia ipnotica la sua; forse sarà che suona in una maniera così appassionata che quasi ti sembra di poter vedere le note prender vita, personificarsi. Un giorno ho deciso di fermarmi e chiedergli della sua musica, del suo amore, perché volevo per un attimo assaporare questa grande passione. Mi ha parlato del Jazz, della sua vita e di tutto quello che per lui rappresenta la musica. Ed io sono stata lì, sotto la pioggia battente, ad ascoltarlo in religioso silenzio. Mi ha congedato con un sorriso consigliandomi però di ascoltare John Coltrane e di ripassare da lui il giorno dopo per dirgli le mie impressioni.
E’ trascorso un mese e non passa giorno in cui tenda le orecchie per cercare di captare il suo sassofono. Coltrane l’ho ascoltato e sono andata anche oltre.
Si sa, Berlino è la città della musica elettronica, nei centinaia di club puoi trascorrere weekend interi no stop lasciandoti avvolgere da un ritmo costante, insistente e a volte fastidioso, in linea con i tempi di adeguamento richiesti dalla quotidianità . In un piccolo quartiere a Berlino Kreuzberg – il cuore della famosa scena elettronica berlinese, è di scena, a maggio, la più grande e partecipata performance jazz di Berlino, l’ XJAZZ Festival. La complicità di questi luoghi, l’inclusione di musica elettronica improvvisata e opere d’arte straordinaria, raggiungono un pubblico jazz molto giovane e “non tipico”.
Il Jazz si è evoluto nel corso del tempo, per un breve periodo è stato relegato a genere musicale per pochi eletti e, infine, risorto dalle proprie ceneri, stile araba fenice, si è aperto a ogni genere di contaminazione, evolvendosi, ringiovanendo. Mutando.
L’XJAZZ rende onore a questa ritrovata giovinezza, anzi ne rappresenta la peculiarità più propria, poiché riflette a pieno lo spirito della scena musicale attuale. Dal 3 al 7 maggio, cinque giorni ininterrotti di musica, più di settanta concerti in club, bar e chiese sconsacrate sparse per Kreuzberg. Sia chiaro, non ti deve piacere solo il jazz e non devi essere un esperto in materia per andarci (e no, aver visto La Land per ben due volte non ti rende un guru in fatto di Jazz!), perché il Festival combina diversi stili: dall’elettronica al neo classic, passando per l’indie. Arrivato alla quarta edizione, l’XJAZZ è considerato uno dei migliori festival jazz in assoluto, un’istituzione. La scorsa edizione ha contatto quasi 15.000 visitatori. È forse la rappresentazione meglio riuscita del panorama musicale berlinese, così variegato e contaminato; all’XJAZZ Festival non ci sono confini stilistici, ma un unico scopo: dare più spazio possibile agli artisti locali. Più di sessanta artisti si alterneranno tra i vari palchi nel corso i cinque giorni ma a dare una degna apertura al festival saranno i Wallis Bird, due volte vincitori del Music Award irlandese e reduci da un tour mondiale, accompagnati da altri musicisti irlandesi il 3 Maggio al Lido. Tra gli artisti più attesi, Tony Allen, nigeriano, considerato uno dei migliori batteristi viventi e inventore di un suono, l’afro-beat, che ancora oggi influenza i migliori artisti in circolazione; la coppia Yussef Dayes (batterista) – Kamaal Wiliams (polistrumentista), musica funk e sporchi ronzii jungle, promettenti protagonisti della musica jazz internazionale. Li ascolteremo nella splendida cornice del Bi Nuu, storico locale da concerti all’interno della stazione di Schlesisches Tor.
Ancora, Dieter Ilg, considerato il migliore bassista jazz di tutta la Germania, capace di unire le arti di accompagnamento e di solista come nessun altro, e Dillon, che oltre ad essere brava, è una gioia per gli occhi, pronta a lanciare il suo terzo album.
Se invece siete più per il genere hip hop e rap non dovete preoccuparvi perché ci saranno dei degni rappresentanti.
Potete trovare giovedì 4 maggio al Prince Charles la giovane e promettente Ace Tee, ventiquattrenne, di origine Ghanese, cresciuta a pane e Missy Elliott, insieme a lei ci saranno anche Suff Daddy & The lunch birds. Suff Daddy è considerato uno dei migliori produttori in circolazione in Germania per quanto riguarda l’hiphop strumentale e adesso dopo aver viaggiato tra Europa e Australia, in cerca di ispirazione, è pronto a lanciare il suo nuovo album.
Adam Baldich e l’Helge Lien Duo saranno al Privatclub sabato 6 Maggio e se avete intenzione di vedere come con un violino si possano fare cose straordinarie o come usare la cassa di un pianoforte come un tamburo vi conviene passare di li. Se poi siete troppo pigri per cambiare locale, la serata continuerà con i Chat Noir, italianissimi, al loro sesto album e legati da un profondo legame di amicizia. I quattro inizialmente costituitisi come quartetto jazz acustico, si sono aperti poi ad ogni tipo di contaminazione e sperimentazione, soprattutto in campo elettronico.
Altrimenti c’è sempre Bitty McLean &The Magic Touch lì al Bi Nuu, con una serata all’insegna delle contaminazioni reggae assolutamente da non perdere.
La Funkhaus ospiterà Pantha Du Prince, per la chiusura del festival, domenica 7 maggio.
Ci sarà spazio anche per l’italiano Federico Albanese, bravissimo pianista con base a Berlino e per i compaesani Andrea Benini & Ginaluca Petrella, parte delle band Mop Mop.
Yanez, naturalmente, seguirà il Festival.
In cuor mio, spero di ritrovare il mio amico vecchietto con il suo sassofono, magari tra il pubblico per potergli dire che Coltrane l’ho ascoltato, ma anche Brubeck, Charles Mingus e tanti altri, anche se il mio preferito rimane lui.
In copertina: Tony Allen Quartet – © Tribute to Art Blakey
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