Immagini e Parole di Manuela Luise
Dalla rivoluzione del 1979, le donne iraniane hanno lottato per riconquistare i diritti persi e per vincere un ruolo rilevante nella società.
Dopo la sua rielezione lo scorso maggio, il presidente Hassan Rouhani ha detto che con questo voto l’Iran vuole proseguire sulla strada della riforma.
Quale sarà il suo contributo alla creazione di politiche di genere in una nazione in cui alle donne è vietato intraprendere circa 80 corsi di studio, è precluso l’accesso alla maggior parte delle posizioni governative e le discriminazioni giuridiche a cui sono soggette in materia di matrimonio, divorzio, eredità e custodia dei minori rimangono ancora molto forti? Il primo mandato del presidente Hassan Rouhani (2013-2017) ha inviato segnali contrastanti sul tema diritti delle donne. Entrato in carica nel 2013 con la promessa di ridurre l’isolamento internazionale dell’Iran, Rouhani ha cercato di inquadrare il voto come scelta tra maggiori libertà civili e estremismo, criticando il continuo arresto di leader riformisti e attivisti politici.
Si è definito interessato a promuovere i diritti e la parità delle donne nella società, pur eleggendo solo due donne tra i 31 membri del consiglio dei ministri. Nei primi mesi della sua presidenza nel 2013 il governo ha assicurato l’uscita dalla prigione dell’avvocatessa per i diritti umani Nasrin Sotoudeh e di altre sette attiviste. Tuttavia, arresti, processi e condanne a lungo termine di attivisti, blogger e critici del governo sono proseguiti in tutto il paese.
Durante il suo primo mandato, il governo Rouhani ha rimosso il limite d’accesso per genere ad alcuni corsi di studio. Le donne rimangono comunque costrette ad affrontare severe restrizioni – dal modo in cui sono autorizzate a vestirsi in pubblico, ai corsi di studio che possono frequentare all’università, ai lavori che possono fare. Forti sono anche le discriminate in materia di matrimonio, divorzio, eredità e custodia dei minori. Indipendentemente dalla sua età, una donna ha sempre bisogno dell’approvazione del suo tutore maschile per sposarsi, e non può passare la sua nazionalità al suo coniuge straniero o ai loro figli.
Il 7 febbraio 2016, durante una conferenza nazionale intitolata “Donne, Moderazione e Sviluppo”, Hassan Rouhani ha affermato che le donne dovrebbero svolgere un ruolo di rilievo in politica e in altri campi; “dovremmo credere nella presenza e nelle capacità della donna e sapere che le donne del nostro Paese possono avere ruoli nell’ambito della scienza, lo studio, l’economia, la politica e le arti, proprio come gli uomini”.
Ad oggi le donne in Iran rimangono estremamente sottorappresentate nel governo locale e nel parlamento. Human Rights Watch ha esortato il presidente Rouhani ad impegnarsi per l’uguaglianza di genere nel paese, sostenendo che nonostante “il presidente abbia limitate capacità di cambiare direttamente le leggi discriminatorie legate al matrimonio, all’eredità e alla custodia dei minori debba comunque sostenere gli sforzi per modificare o abolire tali leggi ” Da quando è entrato in carica nel 2013, Rouhani ha nominato Shahindokht Molaverdi, vice-ministro per le questioni femminili. L’avvocatessa Molaverdi è stata parte attivo nella presidenza riformista di Mohammad Khatami dal 1997 al 2005, contribuendo ad ampliare la rete iraniana delle ONG femminili. L’obiettivo di Molaverdi di consentire alle donne di partecipare più ampiamente all’economia e le sue iniziative per l’occupazione sostenibile potrebbero contribuire alla creazione di politiche progressiste in materia di genere. Dopo la sua rielezione il 19 maggio scorso Rouhani ha detto che con questo voto l’Iran ha rifiutato un ritorno al passato. Il suo governo ha ora altri quattro anni per dimostrare questo al suo paese ed al mondo.
Immagine di Copertina © Manuela Luise all rights reserved
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin