Arriviamo a Friburgo in Brisgovia nel primo pomeriggio di un venerdì di dicembre. Alla stazione le persone aspettano rispettosamente che scendiamo dal treno, per poterci poi salire a loro volta. La mia prima impressione è quella di essere nella “vera” Germania. Chi conosce Berlino spesso fa l’errore di confondere la capitale, un crogiuolo multiculturale che è anche la più grande città a minoranza turca in Europa, con il resto del paese. Invece nel nostro viaggio a Friburgo, che fa parte di quella regione formatasi dopo la disgregazione dell’impero romano e che è conosciuta come Alemannia, troviamo una città tedesca in tutto e per tutto, a partire dalla lingua. Qui a Friburgo non si sente il mix di idiomi tipico di Berlino: tutti sembrano parlare tedesco, anche i turisti.
Per prima cosa ci avviamo al Park Hotel Post, l’albergo di Friburgo dove alloggiamo, situato a pochi passi dalla stazione. Non solo è ubicato in un’ottima posizione, offre un’ottima colazione e il personale è estremamente gentile, ma si basa anche su di un’idea molto particolare e originale: ogni camera è dedicata a un autore e al suo interno si trova una piccola selezione di opere e una dedica. Moltissimi personaggi pubblici hanno soggiornato qui nel corso degli anni; tra gli altri, il premio Nobel Herta Müller, l’autrice di libri per bambini Kirsten Boie, l’ex Presidente della Repubblica Joachim Gauk.
Alle 14 in punto incontriamo Caterina Mesina, la nostra guida, alla reception dell’hotel. Friburgo è una città piccola per gli standard tedeschi (circa 225.000 abitanti), ci spiega Caterina, ma la popolazione è in costante aumento: dal 1955 ad oggi la crescita è stata pressoché ininterrotta, grazie anche all’arrivo di moltissimi Ausländer, come si può apprendere dai dati demografici consultabili sul sito del Comune. È interessante anche evidenziare che l’età media della città è di 40 anni, un numero piuttosto basso considerato la media nazionale di quasi 45 nel resto del paese e il generale invecchiamento della popolazione tedesca. Complice di questi numeri positivi è sicuramente la presenza in città di una delle università storicamente più importanti della Germania: la Albert-Ludwigs-Universität Freiburg.
Fondata nel XV secolo dalla dinastia Asburgica, è nota in gergo semplicemente come Uni Freiburg ed è il quinto ateneo più antico della Germania. Oltre a essere un centro culturale di tutto rispetto (ha sfornato ben 10 Premi Nobel), l’ateneo è anche uno dei motori economici più importanti per la città, visto che ad oggi ci lavorano circa 430 professori, più di 3500 accademici e oltre 8600 impiegati. “Die Wahrheit wird euch frei machen” “il sapere ci rende liberi”, si legge su uno degli edifici rossicci dell’università di fronte al quale sorge la nuova biblioteca, aperta 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, per gli studenti.
Con Caterina entriamo nell’edificio che ospita la facoltà di lettere e filosofia. Seppur l’ambiente non sembri molto diverso da una qualsiasi università – studenti che si spostano velocemente e con fare esperto da una stanza all’altra con i libri in mano per seguire la prossima lezione, armadietti chiusi col lucchetto e volantini di feste universitarie sparsi ovunque – non posso non emozionarmi pensando a chi è passato per quelle stanze solo pochi decenni prima. Solo per citarne alcuni: Edmund Husserl, Hannah Arendt, Herbert Marcuse e, naturalmente, Martin Heidegger. Innegabilmente uno dei più importanti filosofi del XX secolo, ma anche un antisemita reale o potenziale, Heidegger è stato il rettore della Uni Freiburg dal 21 aprile 1933 al 23 aprile 1934. La nostra guida ci spiega che per tanti anni si è distinto tra la figura dell’intellettuale e filosofo, e quella dell’uomo politico, ma che, secondo lei, dopo la pubblicazione dei Quaderni Neri (i diari personali di Heidegger) questa distinzione non vale più davvero. Anche gli accademici se ne stanno rendendo conto e mi racconta di un dibattito tenutosi proprio nell’università dopo la pubblicazione dei Quaderni Neri in cui ci sono state delle vivaci discussioni tra il figlio (probabilmente illegittimo) di Heidegger e alcuni intellettuali. Dalla cultura popolare poi, il nome di Heidegger sembra essere stato dimenticato completamente e ne abbiamo avuto la prova la nostra seconda sera in città. Stavamo cenando in una locanda in centro, scelta più o meno a caso, seduti al bancone. La nostra posizione strategica ci ha permesso di parlare con qualche avventore oltre che con il personale: qui sono tutti molti simpatici e volenterosi di interagire, a patto che si sappia il tedesco. Ed è proprio in questa circostanza che incontriamo Joachim, un rächts bobbele, cioè un vero friburghese, che lavora all’università. Joachim ci racconta di quanto ami Friburgo, dice di essere un vero sostenitore dell’Europa unita e spera di vedere presto il federalismo realizzarsi. Prima di andarcene, Joachim chiede alle cameriere se la parola Heidegger dica loro qualcosa. “Una marca di detersivi?” chiede una delle due. Il ricordo del filosofo sembra essere stato sradicato completamente dalla memoria popolare dei tedeschi.
L’università non è comunque l’unico elemento che permette a Friburgo di essere una città aperta e culturalmente interessante. La storia quasi millenaria della regione la rende una meta turistica imperdibile e non a caso il turismo è proprio l’altro motore economico che contribuisce a mantenere il livello di disoccupazione sotto al 4%, uno dei più bassi in Germania. C’è tanto da visitare. Uno dei luoghi più interessanti è sicuramente la bellissima Münster Unserer Lieben Frau, la cattedrale cattolica intitolata alla Vergine Maria.
Progettata intorno al 1200 in stile romanico, è poi stata costruita come una chiesa in stile gotico ed è diventata cattedrale solo nel 1827, visto che precedentemente Friburgo si trovava sotto la Diocesi di Costanza. L’edificio è sopravvissuto alla violenza delle Guerre e persino le bellissime vetrate hanno resistito agli attacchi, grazie alla preveggenza dei friburghesi, in particolare di Monsignor Max Fauler, che all’inizio del secondo conflitto mondiale pensò di rimuoverle e preservarle in un luogo sicuro. Anche la torre è rimasta intatta, probabilmente grazie alla sua particolare conformazione, che permette all’aria di fuoriuscire e che ne ha evitato così il collasso in reazione alla forza del vento generato dalle bombe cadute nella zona a nord e a ovest della piazza. Anche il portale d’ingresso è un esempio stupendo di arte religiosa e grazie alle statue scolpite si può conoscere tutto il messaggio cristiano, anche senza saper leggere. Insomma, la cattedrale di Friburgo è una testimonianza tangibile dello spirito cattolico, probabilmente un’eredità lasciata dagli Asburgo: un sentimento che pervade ancora tutta la città.
Dopo la Cattedrale, Caterina ci porta nel centro storico, dove sono collocati i Weihnachtsmarkt, i mercatini di Natale di Friburgo, famosi in tutto il mondo. Situati nell’area compresa tra Rathausplatz (la piazza del municipio), Kartoffelmarkt, Franziskanerstraße, Turmstraße e Unterlindenplatz, offrono una varietà di prodotti che va dalle ceramiche ai gioielli, sino ai giocattoli per bambini, come le barchette in legno che si fanno poi galleggiare nei Bächle, i canali che scorrono per tutta la città e che, secondo la leggenda, porterebbero chi ci cade dentro a sposare un ragazzo o una ragazza di Friburgo.
Insieme a Caterina sorseggiamo un Weißer Glüwein, il vin brûle fatto con il vino bianco, mentre ci viene indicata proprio vicino al municipio, la casa in cui Erasmo da Rotterdam ha vissuto per un breve periodo della sua vita. “Odiava la città” ci racconta Caterina “si lamentava sempre della puzza e dello sporco che la gente gettava nei Bächle”.
Ritorniamo nella Münsterplatz per la cena. Il nostro ristorante è il Brauereiausschank Ganter, una storica birreria che fino a prima della guerra produceva la sua birra artigianale proprio sotto al ristorante. Oggi la sede del birrificio è fuori città e la birra Ganter è diventata una certezza di qualità in tutto il mondo. Il menu è ricco di scelte culinarie tipiche della regione del Baden: lo stinco di maiale con crauti e gnocchi di patate, il manzo cucinato in versione Baden con salsa al rafano, patate lesse e insalata di barbabietola e molto altro. Il cibo, come anche il dolce, è ottimo, così, dopo una bella mangiata, salutiamo felici Caterina.
Prima di tornare in hotel, decidiamo di andare a dare un’occhiata alla Markthalle, un mercato coperto dove si possono assaggiare cibi da tutto il mondo e acquistare prodotti freschi. È venerdí sera ed è pienissimo. Il bancone centrale, dove sembra servano birra, è praticamente inavvicinabile, così optiamo per un cocktail: un Gin Tonic preparato con il Monkey 47, un Gin prodotto nella Foresta Nera.
La mattina seguente torniamo nella piazza della cattedrale e facciamo un giro per il mercato si svolge regolarmente ogni sabato mattina, in qualunque condizione metereologica. Si può quasi considerare una vera e propria tradizione della città, visto che si tiene praticamente da sempre, come testimoniano le incisioni delle unità di misura che servivano ai mercanti per pesare la merce sulle mura esterne della cattedrale. Nel mercato, si possono acquistare tantissimi tipi diversi di cibo, dai prodotti tipici della regione alla frutta importata dalla Turchia. A colpirci, oltre alla varietà della merce offerta, è il silenzio. È un’atmosfera molto diversa rispetto a un mercato italiano, dove i commercianti gridano per attirare l’attenzione degli acquirenti. Qui, invece, i clienti aspettano in file ordinate e chiaccherano a bassa voce: sembra mancare il susseguirsi frenetico di movimenti e di persone.
Alle 11.30 entriamo nella cattedrale per assistere a uno dei concerti di organi che si tengono per quasi tutto l’anno, eccetto il periodo compreso tra gennaio e aprile. Martina van Lengerich suona tre pezzi: una cantata di Sebastian Bach, un’opera di Alexandre Guilmant e una sinfonia di Louis Vierne. I cinque organi risuonano in tutta la cattedrale e creano un’atmosfera meditativa tra il pubblico, certamente non composto da soli esperti.
Dopo il concerto, ci dirigiamo verso l’Augustinermuseum, uno dei musei più importanti del Baden-Württemberg con una collezione di opere artistiche risalenti al Medioevo, al Rinascimento, al Barocco e anche al XIX secolo. Inoltre, qui sono conservate parte delle sculture originali della cattedrale Münster. La sede stessa del museo contribuisce a renderlo interessante, visto che si tratta di un ex convento, come si può notare passando da una sala all’altra dell’esposizione. Insomma, un’altra attrazione davvero da non perdere quando si visita la città.
Su consiglio di Caterina, prendiamo il tram numero 3 e arriviamo in pochi minuti nella zona di Friburgo nota con il nome di Vauban. È un quartiere situato 4km a sud del centro città. Una ex base militare, che deve il suo nome al comandante francese Sébastien Le Prestre de Vauban, artefice delle fortificazioni edificate nel XVII secolo a Friburgo e nella regione circostante, quando l’area era ancora sotto controllo francese. Oggi il quartiere è un modello di eco-sostenibilità in tutto il mondo.
La sua costruzione è iniziata nel 1998, su iniziativa di un gruppo di friburghesi che voleva costruire un quartiere che fosse insieme a misura d’uomo ed eco-sostenibile. Quindi, non bastava costruire case eco-friendly, ma era necessario anche offrire dei servizi ai residenti, come scuole, negozi, ristoranti, hotel. E’ in questo modo che si inizia a progettare un’intera area dove gli edifici seguano il modello delle Passivhaus, le case passive, delle strutture sostenibili che coprono il loro fabbisogno energetico attraverso un sistema di isolamento termico, senza ricorrere a sistemi tradizionali come caldaie o termosifoni. Uno dei migliori esempi è il Solar Settlement Schlierberg, il primo complesso abitativo nel mondo dove tutte le case producono un bilancio energetico positivo. Il surplus prodotto viene venduto alla città di Friburgo e a trarne i profitti sono i residenti.
Nel Vauban, il mezzo di trasporto preferito è la bicicletta – Friburgo conta ad oggi circa 500km di pista ciclabile e più di 200mila biciclette – o il tram elettrico che collega al centro città ogni pochi minuti. Le automobili non sono ammesse nelle strade interne e i parcheggi privati naturalmente ci sono, ma restano raggruppati in apposite aree e non si trovano fuori da ogni singola villetta, come avviene invece nelle zone residenziali tradizionali. Gli spazi tra le case che avrebbero dovuto essere dedicati a questo compito sono invece adibiti a parchi giochi, parcheggi per biciclette e tanto altro. Il quartiere del Vauban è in verità solo la ciliegina sulla torta di una città da sempre è molto attenta ad ambiente ed energie rinnovabili. Già nel 1964, nonostante le proteste dei commercianti, il centro storico di Friburgo fu chiuso al passaggio delle automobili, creando una delle zone pedonali più grandi nell’Europa dell’epoca. Poi la ricerca universitaria, la costruzione del Vauban, la nascita del Partito dei Verdi, la battaglia (poi vinta) dei friburghesi contro la costruzione della centrale nucleare nella vicina Whyl, sino all’ascesa politica del sindaco verde Dieter Salomon, ormai in carica dal 2002.
Friburgo è una città con carattere, con uno spirito quasi ribelle. Apparentemente sembra un piccolo centro provinciale, ma in realtà è un calderone pieno zeppo di cultura, ecologia e di iniziative sociali. Il quartiere Grether Ovest, ad esempio, è una zona residenziale dove ha sede e dove è nato nel 1990 il Mietshäuser Syndakat. Quando nel 1988 il quartiere rischiava la demolizione e la gentrificazione, un gruppo di attivisti si sono riuniti e hanno evitato la distruzione, acquistando tutti insieme la ex-fabbrica e la zona circostante, che rischiava di cambiare per sempre aspetto a seguito dei grandi capitali che la città di Friburgo voleva investire nell’ammodernamento dell’area. L’acquisto collettivo ha portato alla nascita del Syndakat, un’associazione che gestisce dei progetti in maniera collettiva e che vuole superare il concetto di proprietà privata. Ad oggi, il Mietshäuser Syndakat si occupa di circa 123 progetti, per un valore pari a 129 milioni di euro investiti, tutti gestiti dentro una piccola stanza a Grether Ovest: un progetto affascinante e ambizioso per la ribelle Friburgo.
La nostra ultima mattina ci incamminiamo in direzione della Schlossberg, una collina alta 456 metri a est del centro storico e ufficialmente già territorio della Foresta Nera. Una funicolare permette ai più pigri di tagliare di molto l’ascesa, mentre noi decidiamo di andare a piedi. Il percorso è difficoltoso solo perché il giorno prima ha nevicato e la strada non è stata ancora ripulita. Arriviamo alla cima della collina, dove si trova la Eugen Keidel Tower, una torre che offre una vista mozzafiato sulla città e sulla Foresta Nera. Non c’è nessuno, a parte un ragazzo, che ci chiede in un tedesco incerto di fargli una foto sulla cima della torre. Gli altri turisti forse sono stati scoraggiati dalla nebbia e dal freddo. Così, dall’alto, mentre guardo la città di Friburgo e la foresta attorno, penso che non avrebbe potuto esserci conclusione migliore per questo viaggio e che anche la provincia può essere davvero bella, se i suoi abitanti decidono di renderla tale. I friburghesi ci sono sicuramente riusciti.
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