Con una serata di gala al castello di Charlottenburg fu inaugurato il 23 aprile 1988 l’anno di Berlino come Kulturstadt Europas (città europea della cultura). Il senato di Berlino Ovest finanziò manifestazioni culturali per ben quattrocento milioni di marchi per mettersi in mostra davanti a tutto il continente. E fu proprio davanti a tutto il continente che appena due mesi dopo si ritrovò tra le mani una gran brutta rogna: l’occupazione del triangolo di Lenné.
Il triangolo di Lenné è una porzione del territorio urbano direttamente a nord della Potsdamer Platz compresa tra la Lennéstraße, la Bellevuestraße e la Ebertstraße. Nel 1988 la Potsdamer Platz era uno sterrato al confine delle due Berlino e il triangolo di Lenné era schiacciato tra il muro, che correva lungo la Ebertstraße, e il parco del Tiergarten, che si stende oltre la Lennéstraße. Il triangolo di Lenné apparteneva allora al quartiere di Mitte, assegnato dopo la guerra ai russi e contiguo a quello del Tiergarten, assegnato invece agli inglesi. Per il suo scarso valore strategico e per ridurre i costi di costruzione del muro era stato lasciato al di fuori del tracciato ed era stato solo recintato. Di fatto era rimasto abbandonato a se stesso dal 1961 e al suo interno si era sviluppato, stagione dopo stagione, un prezioso ecosistema che raccoglieva esemplari di flora e fauna del Brandeburgo quasi scomparsi altrove.
Il triangolo di Lenné non era l’unica superficie tedesco-orientale al di fuori del muro, ma con i suoi circa quattro ettari era la più succulenta. Il senato di Berlino Ovest ruminò per anni il suo possibile uso e, pur senza possederlo, si abbandonò agli sfrenati sogni edili cui soggiacciono i proprietari di terreni, finché decise che il tunnel ferroviario del Tiergarten ci sarebbe passato sotto e proprio nel 1988 comprò in blocco tutte le enclavi della DDR pagandole ben settantasei milioni di marchi tedeschi occidentali.
L’acquisto avvenne in qualche zona grigia del diritto internazionale, se non al di fuori, perché le due Germanie erano ancora formalmente occupate dalle potenze vincitrici e non avrebbero potuto regolare tra di loro queste permute. Ma la guerra era finita da quarantatré anni, di acqua sotto i ponti ne era passata e ormai non si andava a guardare troppo per il sottile, soprattutto a Est. Infatti, per tirare avanti, il regime della DDR si era ridotto a vendere l’argenteria e quando si trattava di procacciarsi valuta pesante come il marco dell’odiata Germania federale non si faceva troppi scrupoli. Uno dei commerci più redditizi era quello dei dissidenti, un vero e proprio traffico di esseri umani regolato da tariffe concordate e condotto dall’avvocato Wolfgang Vogel, amico personale di Erich Honecker, presidente della DDR e segretario generale del SED (il partito di unità socialista, egemone nella DDR), che fruttò a Berlino Est non meno settantacinque milioni di marchi tedeschi occidentali, tutti finiti in un fondo a disposizione esclusiva di Honecker.
Ricapitoliamo: abbiamo un governo capitalista e cattivo che vuole costruire una strada su un terreno verde e annientare un prezioso ecosistema, possono mancare gli ecologisti democratici e buoni? Certo che no. E infatti gli ecologisti arrivarono e occuparono per protesta il triangolo di Lenné. Oltre a loro, però, arrivarono con i loro carri anche autonomi, punk e fricchettoni che erano stati appena sloggiati da un campo non lontano e ben presto le istanze ecologiche cedettero al delirio utopico: il 26 maggio il triangolo di Lenné fu proclamato rechtsfreier Raum (territorio al di fuori del diritto, come le acque internazionali o l’Antartide) e ribattezzato triangolo Kubat, in memoria di Norbert Kubat, un giovane autonomo che un anno prima si era suicidato in carcere dopo essere stato arrestato per il suo presunto coinvolgimento nel saccheggio di un supermercato a Kreuzberg (Norbert era appena arrivato a Berlino Ovest dopo essere stato privato della cittadinanza tedesco-orientale).
Oltre al governo cattivo e capitalista, agli ambientalisti buoni e democratici, agli autonomi e ai punk poteva mancare la polizia? Ovviamente no. La polizia arrivò, ma all’inizio non poté fare molto, perché il triangolo di Lenné era ancora formalmente sotto il controllo della DDR, il passaggio di proprietà sarebbe avvenuto solo il primo di luglio, e in attesa del trasferimento ufficiale del terreno si limitò a sistemare una nuova recinzione metallica e a schierare mezzi corazzati con idrante. Gli occupanti, cioè gli assediati, risposero con l’erezione di barricate.
Giorno dopo giorno sul triangolo di Lenné sorse un variopinto villaggio di baracche e tende con galline e caprette. A Berlino Est si taceva: da una parte non era gradita la scampagnata non autorizzata sul proprio territorio, dall’altra il malumore si preferiva tenerselo per sé per evitare di farlo venire alla sinistra tedesco-occidentale, che parteggiava per gli assediati, e soprattutto ai socialdemocratici, con cui il SED aveva gruppi di lavoro comuni e rilasciava dichiarazioni congiunte.
Il triangolo di Lenné era diventato una bomba a orologeria che sarebbe scoppiata il primo di luglio proprio sotto il naso della stampa tedesca ed estera che era in città per seguire le manifestazioni della Kulturstadt Europas. Gli unici che non sembravano preoccuparsi erano gli assediati. Del resto l’accerchiamento era lasco e molti ne approfittarono per partecipare il 16 e il 19 giugno ai concerti dei Pink Floyd e di Michael Jackson davanti al Reichstag. I giovani tedesco-orientali che si radunarono per ascoltare la musica presso la porta di Brandeburgo, dall’altra parte del muro, furono dispersi dai Vopos (la polizia popolare tedesco-orientale) con manganelli elettrici.
Il 20 giugno, incurante delle proteste della DDR, la polizia di Berlino Ovest bombardò il triangolo di Lenné con gas lacrimogeno. Tre giorni dopo gli assediati restituirono il favore con lanci di molotov e in una sortita distrussero gran parte della recinzione metallica. Ma il loro destino era segnato e a nulla valsero i coraggiosi rinforzi arrivati nella notte tra il 30 giugno e il primo luglio.
Nelle prime ore del giorno, i corazzati sfondarono le barricate e i getti degli idranti dispersero i ranghi degli assediati. I poliziotti annunciarono il loro arrivo con lancio di lacrimogeni e si presentarono con i manganelli ben saldi nelle mani. L’aria era così appestata che persino i Vopos che sorvegliavano il confine dalla parte orientale dovettero indossare le maschere antigas. La disparità delle forze in campo era tale che agli assediati per salvare la pelle non rimase che darsela a gambe e chi poté, usando come scale gli elementi metallici della recinzione, scavalcò il muro e si rifugiò a Berlino Est: fu questa l’unica fuga da Berlino Ovest a Berlino Est.
Quelli che raggiunsero il settore russo della città furono raccolti in un edificio sulla Streselmannstraße e ristorati, poi furono accompagnati alla stazione di Friedrichstraße, da dove rientrarono a Berlino Ovest.
Il primo di luglio 1988 il triangolo di Lenné entrò a far parte del quartiere del Tiergarten.
Sotto la sua superficie passano ora i treni della S-Bahn e quelli per la stazione centrale di Berlino. Sopra la sua superficie sono stati costruiti alberghi di lusso e locali alla moda e vi è stato allestito un anonimo parco dedicato a un’intellettuale romantica.
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