Accompagnata da un cielo grigio e piovoso, risalgo le scale della metropolitana a Richard Wagner Platz e mi dirigo verso Otto Suhr Allee, al civico 30-34: Charlottenburg è un quartiere che frequento poco.
La struttura che ospita Scientology è enorme, sei piani in un palazzone prevalentemente costituito da vetrate. Uno stile che vuole richiamare la Berlino antica, ma che si scontra duramente con il grigio del cemento e la luce gialla delle sale illuminate. Al piano terra, il centro informativo è aperto al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 21, ed è lì che mi dirigo. Quando entro, piú che una chiesa, tutto mi dà l’idea di un’enorme sala giochi. Una cascata di luci colorate scende dal piano soprastante, incorniciando una stanza gremita di pannelli e schermi video. Mi dirigo alla reception dove un ragazzo, poco piú che ventenne, mi accoglie e mi invita a sedermi su un divanetto arancione, che sembra comodo, piazzato davanti al primo pannello video.
Scientology è un’organizzazione nata nel 1954 dall’idea del suo fondatore L.Ron Hubbard, che ha sempre definito il suo culto come „conoscenza“. Chiamarla religione è consentito infatti solo in alcuni Stati, fra cui USA, dove la dottrina è riconosciuta come credo religioso ed esentata, dunque, dal pagamento delle tasse. Attraverso lo studio della „conoscenza“, l’uomo, secondo quanto spiegano, sarebbe in grado di intuire ció che non conosce e lo porta a soffrire, per migliorare se stesso e, di conseguenza, anche la comunità in cui vive. Non a caso le parole bene, libertá, felicitá, etica riempiono i volantini che spesso vengono distribuiti per strada dai seguaci.
Appena mi sistemo e mi tolgo la giacca, un signore sulla mezza etá, in giacca e cravatta, mi viene incontro. È stato incaricato di accogliermi e di mostrarmi il funzionamento degli schermi appesi alle pareti. Seleziona per me la lingua, trovando l’italiano tra gli almeno trenta differenti idiomi che riesco a individuare. Non ho nemmeno il tempo di scegliere con quale video cominciare: è lui a farlo per me. È importante, dato che del credo di Scientology sono digiuna, che io osservi le immagini attentamente, dalla prima all’ultima, mi dice l’uomo, facendo partire la proiezione e precisando che “ogni risposta si trova qui dentro”.
Quando mi alzo dal divanetto arancione, c’è sempre qualcuno che arriva svelto, pronto a domandarmi se giá voglio andare via. E cosí ogni volta mi risiedo davanti allo schermo, dove viene selezionato per me il video successivo.
Nel video viene spiegata Dianetics, ovvero la tecnica di Hubbard con la quale, dice, sia possibile liberarsi dalle nostre paure, dovute a traumi e incidenti del passato, ma rimaste imprigionate in una parte della nostra mente e capaci ancora oggi di influenzarci.
A turno le persone che compaiono nel video sorridono alla telecamera, dichiarando di essere finalmente felici grazie a Scientology. Il sorriso di adulti e bambini di ogni etnia e da ogni parte del mondo buca lo schermo, mentre una musica spensierata accompagna la visione. “Ho capito che era facile cambiare ció che mi faceva soffrire e che potevo aiutare me stessa e gli altri grazie a Scientology!”, dichiara fiera una ragazza, sullo sfondo una bandiera americana.
“Tutto ció che è buono viene da Scientology e dal suo studio”. Il video mostra persone in difficoltá, che vivono un lutto o una grave malattia, riprendere in mano le redini della propria vita utilizzando le tecniche di Scientology. Non solo persone emotivamente in crisi, ma anche ragazzi che non sanno che fare della propria vita, militari di ritorno dalle missioni di guerra, universitari, giovani famiglie. Vengono illustrate situazioni critiche, di perdizione, di solitudine, che chiunque puó aver provato nel corso della propria vita: è quando si è disperati che diventa semplice affidarsi a chi ci offre benessere e felicitá.
La disperazione rende vulnerabili. Ed essere vulnerabili, ai giorni nostri, è diventato pericoloso.
Ogni volta che termina un video, qualcuno mi si avvicina. Spesso è il signore che mi ha accolto all’inizio, altre volte sono persone diverse ma vestite allo stesso modo, sempre sorridenti e disponibili. Selezionano per me i contenuti multimediali da visionare, lasciandomi ben poco potere decisionale. Quando mi alzo dal divanetto arancione, c’è sempre qualcuno che arriva svelto, pronto a domandarmi se giá voglio andare via. E cosí ogni volta mi risiedo davanti allo schermo, dove viene selezionato per me il video successivo.
Intanto scorgo tre bambine che corrono nella hall, giocando a nascondino. La piú piccola si imbuca dietro il divano dove sono seduta; portandosi un dito davanti alla bocca mi invita a non svelare il suo rifugio. Indossa delle ciabatte di pelo rosa, comode, come quelle che si tengono in casa. Mi chiedo se per lei questo posto sia, in effetti, una specie di casa. Se i genitori lavorino qui, oppure se frequentino così regolarmente Scientology da portarci la propria figlia e lasciarla giocare nelle sue enormi stanze con gli altri bambini, come in una grande famiglia.
In effetti noto che chiunque entri ha un’aria familiare: sono persone che conoscono l’ambiente e che si salutano per nome incrociandosi nel corridoio. Una ragazza infreddolita entra portando con se la bicicletta; un signore distinto arriva con un trolley e una borsa tracolla, con l’aria di chi è tornato finalmente a casa dopo un lungo viaggio di lavoro.
Un secondo schermo mostra la vita del fondatore di Scientology, L.Ron Hubbard. Comincia narrandone l’infanzia e l’adolescenza, per passare poi alla sua carriera militare e alla nascita del suo interesse per la mente umana. Un uomo che “ha visto la vita dal basso in alto e poi dall’alto in basso” mi informa la voce attraverso schermo. Per creare il mito di una persona, a volte, bastano le parole. Quando le immagini si dissolvono, lasciando lo sfondo scuro del video, compare rapidamente una scritta che indica di rivolgersi alla reception per poter proseguire nella visione del video. Un ragazzo biondo, a cui non avevo fatto caso, mi si avvicina e mi informa che, qualora fossi interessata, in vendita ci sono i libri di Ron Hubbard, tradotti in tutte le lingue. Ringrazio ma, approfittando del momento, mi avvio verso la porta. Il ragazzo biondo mi accompagna, mi lascia un opuscolo da consultare a casa e si accerta che io torni da loro al piú presto.
Se si chiede a qualsiasi persona, di qualsiasi religione, in cosa consista la sua fede, di sicuro lo spiegherá con una o due frasi al massimo. Scientology invece no. E, anche se la mia mente e i miei occhi continuano a proiettare le immagini festose dei video appena visti, mi accorgo che nessuno di questi è stato in grado di spiegarmi cosa sia veramente Scientology. Lasciandomi una sensazione di poca chiarezza, poca forma, poca sostanza.
Quando ci ritorno, alla chiesa di Scientology, le luci del mercatino davanti allo Schloss Charlottenburg si sono spente da poco, per terra i resti dei petardi di fine anno colorano l’asfalto di rosso acceso. Ad accogliermi, questa volta, oltre alle luci colorate dei pannelli luminosi, una ragazza bionda e magra, sulla trentina. Mi sembra che la chiesa sia meno frequentata, anche se nel corridoio scorgo la stessa bambina che giocava a nascondino la volta precedente.
Ho l’impressione di poter parlare liberamente con lei, ma quando le chiedo come sia realmente questa religione, mi risponde che nel video troveró certamente le risposte che cerco.
La ragazza mi tende la mano, si presenta e mi dice subito che lavora a Scientology giá da qualche anno; che si è avvicinata al credo in maniera del tutto libera e naturale e che non ne ha piú potuto fare a meno. Anche se a tratti ho l’impressione che sia piú una cantilena che recita a memoria piuttosto che il frutto di una reale conversazione, in fondo mi sembra sincera.
“Non appartenevo a nessun’altra religione, per questo è stato facile innamorarsi della semplicitá di Scientology”, mi dice. “Invece chi ha giá una fede radicata in un altro credo ci impiega piú tempo a cambiare i propri valori”, aggiunge. Ho l’impressione di poter parlare liberamente con lei, ma quando le chiedo come sia realmente questa religione, mi risponde che nel video troveró certamente le risposte che cerco. Cosí mi fa accomodare sul divano arancione, che giá mi aveva ospitato la volta precedente, seleziona come lingua l’italiano e preme play: le immagini, le parole, la musica e i sorrisi degli intervistati si ripetono nuovamente per me.
La ragazza mi lascia sola, allontanandosi mi dice con tenerezza che le ricordo un po’ lei quando si è avvicinata al credo. Chissà qual è la vera ragione per cui ha deciso di fare parte di Scientology e chissá come ne è diventata una parte cosí attiva da trascorrere le sue giornate chiusa in questo palazzone grigio, giacca e cravatta come uniforme della sua fede.
Scientology offre la possibilitá di essere felici in maniera facile e duratura, dice il video.
Chi non vorrebbe imparare un metodo per essere felici e avere successo nella propria vita personale e lavorativa, mi domando allora. Eppure Scientology rimane uno dei credi piú discussi dell’ultimo secolo. On line, il sito italiano Allarme Scientology, mette a disposizione una vasta documentazione critica, a cui è possibile accedere liberamente, fornendo un punto di vista differente rispetto alla propaganda del gruppo Scientology. Questo sito, ed altri gruppi di discussione, nascono per fornire libero accesso ai cittadini a materiale giornalistico, sentenze di tribunale, testimonianze personali, sull’organizzazione di Scientology.
Quando la ragazza torna per mostrarmi il video successivo, le domando come mai la gente fatichi nell’avvicinarsi al loro credo. Lei sorride e mi spiega che spesso le persone sono intimorite dal loro modo di fare, cioè quello di promuovere l’organizzazione attraverso campagne pubbliche nelle piazze, finalizzate poi ad incontri personali e a seminari collettivi. “A volte ci trovano fastidiosi”, mi dice molto semplicemente. E anche se credo che i motivi siano ben piú profondi, sorrido, pensando a mia nonna che da anni lotta contro i venditori porta a porta che suonano il suo campanello. “Sono fastidiosi”, mi ha detto una volta, dopo avere minacciato con la scopa un ragazzo che voleva venderle l’ultimo modello di robot da cucina.
“Inoltre Scientology si occupa di temi sociali molto difficili, come la lotta alla droga e al commercio di armi. Molte persone hanno invece interesse in questi campi, traggono un vantaggio dai problemi sociali della comunitá e tendono per questo a svalutare Scientology. É una questione di interesse”, mi dice ancora la ragazza. Ma di come Scientology si occupi in concreto di queste problematiche sociali peró, non riesco a sapere molto. Appena domando, vengo accompagnata nell’area riservata a questo tema, dove i soliti schermi led mi accolgono brillanti. Ho l’impressione che tutti questi video siano creati piú per distogliere l’attenzione, che per catturarla.
Sul lato destro della sala dei lunghi tavoli in legno scuro consentono di svolgere in tranquillitá il test della personalitá di Scientology. Un primo contatto che rivela giá all’organizzazione il proprio quoziente intellettivo, le proprie capacitá attitudinali, interessi e abitudini. La ragazza me ne ha preparato uno e felice mi mostra che è scritto in lingua italiana. Molti anni prima, quando ero una studentessa universitaria, sulla strada per andare in facoltá dalla stazione, un ragazzo riccioluto e ben vestito fermava tutti chiedendo loro se volessero imparare ad essere felici. Quando ho visto il test preparato sul tavolo, mi è tornato in mente il ragazzo riccioluto. Mi è venuto da ridere ricordando che quel test io e la mia amica lo avevamo fatto, perché avevamo un’ora buca prima di andare a lezione, ma che poi ci eravamo stufate e ce ne eravamo andate, lasciando il test a metá e incredulo il ragazzo riccioluto. Da quel giorno, quando vedevamo il ragazzo riccioluto, cambiavamo lato della strada.
La scritta in rosso, Fuck Scientology che ricopre la tabella degli orari del bus M45 davanti alla sede, le rappresenta efficacemente.
La ragazza mi dice che è contenta che si sia potuta aprire una chiesa a Berlino perché è una capitale piena di persone importanti ed è giusto che ci possa essere una grande rappresentanza di Scientology. Anche se l’apertura è stata acclamata da una folla di circa 5.000 persone, non sono mancate le polemiche da parte degli abitanti del quartiere. La scritta in rosso, Fuck Scientology che ricopre la tabella degli orari del bus M45 davanti alla sede, le rappresenta efficacemente.
Decido di non prendere parte al questionario, la ragazza sembra rimanerne sorpresa, ma mi invita comunque a proseguire la visione. Questa volta sceglie per me il video sulla felicitá. “La via della felicitá: un codice morale” recita l’audio, mentre sullo schermo migliaia di persone si abbracciano e stringono al petto un libro dallo stesso titolo. “Trovare la felicitá è semplice, ed è bello poterlo insegnare ad altri” proseguono le immagini, mostrando dei bikers borchiati indossare giubbotti in pelle nera dalla scritta Happiness e lunghe file di persone, impazienti di poter ricevere una copia del libro della felicitá: dai lavoratori delle miniere africane ad un gruppo di monaci vestiti di arancione, tutti stringono fieri il volume tra le mani.
Intanto fuori è calata la sera, il viaggio per tornare a casa è abbastanza lungo e di video ne ho visti abbastanza. Saluto la ragazza, promettendole invano di tornare al piú presto e mi avvio verso l’uscita. Mi tuffo nell’aria gelida, felice di lasciarmi tutte quelle luci e quei suoni alle spalle. Intravedo il mio autobus che arriva alla fermata, accelero il passo, facendo appena in tempo a sentire il ragazzo alla reception che mi domanda: “sta giá andando via?”
REDAZIONE
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