Vi state sicuramente chiedendo, voi che a Berlino ci siete solo venuti a Capodanno e avete tentato di entrare al Berghain e vi hanno rimbalzato malamente, come possano gli immigrati italiani riuscire a sopravvivere al gelido inverno tedesco. Voi che ci guardate come se fossimo Corvi sulla Barriera, e vi chiedete come possiamo, noi siciliani, partenopei, sardi, pugliesi, toscani, come possiamo non morire assiderati durante l’inverno a Berlino.
Beh, ecco, innanzitutto negli ultimi anni Berlino non è stata poi così fredda – l’ultima volta che si è andati oltre i -15° era febbraio del 2013 – e poi è un freddo secco, lontano anni luce dall’inverno umidiccio e figlio di puttana italiano, che ti penetra nelle viscere come gli occhi di mio zio Tinuzzo durante un’esibizione di sexy car wash a cui l’ho portato a sorpresa nell’agosto del 2005, a Pinarella di Cervia.
Insomma, è un fuoco di paglia.
Voglio dire, non è che fa caldo, però ce la si può fare. Anche perché, e qui veniamo al dunque, Yanez ha pensato di proporvi, attraverso il sottoscritto sottoscrivente, cinque canzoni belle per quando c’è l’inverno e si vogliono affrontare le intemperie. Oltretutto che si intitolano tutte Berlin tranne una. Che meraviglia.
Per goderne a pieno occorre seguire questi semplici consigli:
Uscire solo durante le temperature minime della giornata
Indossare jeans strappati in più punti
Andare a Tempelhof *
Ma veniamo a noi.
Cuffie audio, giacca a vento e via, per le strade di Berlino a -20° (percepiti -25°)
Underset – Berlin
S’inizia con un pezzo perfetto per scaldarvi l’anima e darvi il coraggio di uscire tra le vie tormentate dall’inverno berlinese. Voltandovi a destra noterete lo Spree congelato e un poco vi pentirete, ma non demordete, in cuffia scorre Berlin, del producer Underset, che in realtà è russo e vive nella cittadina di Kranosdar che, a giudicare da questo scorcio, gli hai insegnato bene cosa significa avere freddo.
Ritmiche cadenzate di una deep techno morbida e malinconica. Anche il video è piuttosto bello e ti mostra la cupa notte Berlinese proprio come piace a te che a Berlino ci sei venuto tre volte e sei stato solo sull’Oberbaumbrücke.
Chino Amobi – Berlin
Continuando, con le caviglie che vi si stanno leggermente congelando perché indossate degli skinny senza calze e i piedi nudi nei mocassini da hipster, passiamo al producer africano (guarda un po’ che buffo) Chino Amobi. Qui andiamo sul difficile, perché questa traccia ha due effetti collaterali, un po’ come lo xanax che non si può assumere se si ha intenzione di bere alcolici ed è proprio quello il bello: il primo è che dopo due minuti e ventuno secondi induce al suicidio, il secondo è che è davvero molto bella (che è un effetto collaterale dell’effetto collaterale).
Tempelhof – Berlin
Sì, si chiamano come l’ex aeroporto di cui parlavamo nell’introduzione. Però sono italiani, di Mantova e sono bravi e a Berlino non è che ci vengono spesso, contro ogni aspettativa. Questo è il pezzo giusto per il momento che state vivendo: l’assiderazione.
Avete pensato di poter entrare in un bar, accogliente e caldo, profumato di cannella, e acquistare un caffè lungo al gusto di merda come sanno fare solo i tedeschi, ma non ci siete riusciti, perché avete preso sul serio questa playlist e avete camminato e camminato.
Ora godetevi questa traccia dalle sonorità sospese, ascoltate i violini che sembrano seta sul vostro andarvene al creatore. Lasciatevi andare. Chiudete gli occhi.
Is Tropical – Berlin
No, non potete lasciarvi andare. Non potete morire della morte più bella che ci sia alla terza canzone, ne mancano altre due. Dovete risollervarvi e gli Is Tropical, con questo brano, vi riempiranno il cuore.
Perché tra le sue note c’è l’estate berlinese, quella degli Open Air, delle birre da 80 centesimi a bottiglia con i piedi a penzoloni sui canali che tagliano la città, ad osservare quelli che si prendono le malattie veneree andando in canoa o gironzolando in quella melma putrescente con i loro canotti gonfiabili.
Siete vivi, evviva l’estate. Quasi vi togliereste il giubbotto.
Westbam – You need the drugs (feat. Richard Butler)
Questo è l’inno nazionale dei tossici berlinesi. Lo cantano con la mano sul cuore prima di mettersi in coda al Berghain. Questo è la canzone delle canzoni e nemmanco ci dovremmo mettere qui a spiegarvela, perché non c’è bisogno, mica come quel coglione di Paul kalkbrenner (sì, ho detto coglione) che il disco che l’ha reso famoso è in realtà un film che l’ha reso famoso e comunque il disco non l’ha prodotto lui ma il fratello, Fritz.
Qui si parla di un vero dj berlinese, anche se non è vero, Westbam è di Münster, che è l’esatto opposto di Berlino. Però fa niente, qui si parla delle radici, dell’onore del popolo.
You need the drugs, cantata da un Richard Butler in versione stonato-biascicante, è quello che ti ci vuole per tornare ad affrontare l’inverno a Berlino nel migliori dei modi: torna a casa e organizza un festino che dura fino ad aprile.
Hai vinto tu.
* L’ex aeroporto di Tempelhof ed ora uno tra i parchi più affascinanti di Berlino, è noto per essere tra le zone più ventoso del pianeta terra. L’aviazione militare lo utilizza come galleria del vento per le esercitazioni dei paracadusti.
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