L’incipit di un romanzo è importante – probabilmente importante tanto quanto il finale – perché è lì che convinci il lettore a continuare con una certa voglia, o meno.
Allo stesso modo, la intro ad una canzone è importantissima.
Questo non è vero, in realtà, perché magari c’è una intro molto bella e poi la canzone è brutta, oppure non c’è intro, mentre nei libri l’incipit c’è sempre.
Insomma, l’incipit a questa playlist è molto brutto, non ci piove e questo, in fondo, conferma la regola.
La redazione di Yanez ha scelto 11 intro che ci sono piaciute in modo particolare.
Alcune delle canzoni sono cult, altre sono molto conosciute, altre ancora non si le è ascoltate nessuno tranne noi o quasi
Eccole. Ce ne sarebbero tante tante tante tante tante tante tante tante tante altre.
Però questa è solo la prima parte.
Introducing – Nuccini!
La prima che vi proponiamo non è una intro ad una canzone, bensì una intro ad un intero disco. Quello di Corrado Nuccini, polistrumentista, fondatore dei Giardini di Mirò. Nella sua carriera le collaborazioni sono state moltissime, spesso iniziate e finite con delle standing ovation. Nel 2006 fa uscire ‘Matters of Love and Death’, sotto l’etichetta Wide Records. Un disco alternative-rap, tutta dissonanze, echi e malinconia allo stato brado. Perché questa intro è bellissima? Non lo sappiamo esattamente, ma ti rimane in testa nonostante sia, in qualche modo, complessa.
Contate fino a 37.
Tokyo – Sole
Restiamo in ambito hip hop alternativo, affacciandoci in casa Anticon Records, una delle etichette che più ne ha fatta la storia. Facciamoci prendere per mano da quel genio incompreso di Sole e dal Disco, con la D maiuscola: ‘Selling Live Water’, datato 2003, un capolavoro per come è stato concepito. La intro di Tokyo è sconvolgente per un semplicissimo motivo: innanzitutto è la parte iniziale della canzone che preferiamo nel disco e poi, soprattutto, sembra stato scritto e registrato sotto il pelo dell’acqua. Sembra stia affogando.
Contate fino a 24.
Gimme Shelter – Rolling Stone
Eccolo il cult. È quasi inutile scriverne, spiegarne. Cosa c’è da spiegare? Un’introduzione del genere ad un canzone del genere non ha bisogno di spiegazioni alcune. Dai.
Questa intro – e questa canzone – sono la gioia di vivere e di morire. Sono nostro padre e nostra madre quando non lo erano ancora. Sono quello che avremmo voluto essere e quello che siamo stati quando non sapevamo di esserlo. Sono una corsa infinita senza gambe, sospesi su un materasso di aria. Questa cosa che state sentendo è tutto ciò per cui la musica merita di esistere.
Dai, contate fino a 42.
Money – Pink Floyd
Tu prendi una canzone che s’intitola Money, che è stata composta da una band che si chiama Pink Floyd, che fa parte di un disco che prende il nome di ‘The Dark Side of the Moon’, e poi domandati perché Roger Waters & Company sono lì, dove tu non potrai prenderli mai. Inarrivabili.
È semplice: perché la vita è fatta per quelli che sono in grado di concepire una intro del genere, con quel giro di basso, facendo suonare un registratore di cassa e seguito da una canzone di una tale potenza, e per quelli che no. Voi siete quelli che no. Dispiace.
Contate fino a 25.
Blue Monday – New Order
E poi ci sono i New Order. E poi c’è Blue Monday. E poi niente, che vi dobbiamo dire?
Di contare fino a 1 minuto e 2 secondi e poi alzarvi in piedi ed applaudire. Mentre ballate.
Kill The Noise (part one) – Kill The Noise
Restiamo sulla dance, ma andiamo lontano, lontanissimo, da quelli che sono gli standard Blue Monday. Qui si parla di tamarraggine all’ennesima potenza. Kill The Noise, sinonimo di vomito sul dancefloor, sudore, pogo in canotta, tette di fuori.
Però.
Però questa intro, lunghissima, è qualcosa di eccezionale. Sembra che a scriverla siano stati davvero i Pink Floyd. No dai, scherziamo, è per dirvi che è bella bella bella. E che non c’entra assolutamente nulla con il resto della traccia.
Contate fino a 2 minuti e 43 secondi e poi vomitatevi addosso.
Renegades of Funk – Rage Against the Machine
Ecco, ci siamo guardati intorno nell’internet e abbiamo visto che – parlando di intro – i Rage Against the Machine sono spesso citati, ma con una sola canzone in particolare. Lei, l’inimitabile e inconfondibile Killing in The Name (che poi forse Bulls of Parade è più bella). Noi che siamo bravi ad andare controcorrente, pensiamo che la vera intro, la migliore nella loro discografia sia questa. E comunque, onestamente, Tom Morello, chitarrista della band statunitense, è stato un maestro. Lo è.
Contate fino a 30.
Umbabarauma – Soulfly
Max Cavalera è stato il leader dei Sepultura, prima di tutto, prima di ogni altra cosa. Trash metal band brasiliana che ha sconvolto il pianeta metallaro negli anni novanta. Poi i Sepultura si sono sciolti, ad un certo punto, e allora lui, insieme ad altri pazzerelli dell’ambiente, ha fondato i Soulfly, che poco si discostavano dagli ultimi album dei Sepultura.
Ecco, Umbabarauma è la nostra canzone preferitissima di tutte, perché nonostante sia cattivona, ti fa muovere il culo. L’intro, ecco l’intro è proprio una cosa alla Max Cavallera. È la capoeira, il brasile, il calcio bailado. Infatti la canzone parla di gente che gioca a pallone.
Contate fino a 10.
Moongose – Fu Manchu
Partiamo con lo stoner rock, genere per il quale, in Redazione, abbiamo una certa propensione. I Fu Manchu sono la California degli skaters, dei party nel deserto, delle lattine di birra spaccate sulla fronte, delle rampe skate ricavate nelle piscine vuote e del surf alla Point Break.
Ecco, Moongose è il loro pezzo.
Contate fino a 56.
Low Desert Punk – Brant Bjork
Lui è la leggenda dello stoner rock, perché è stato batterista dei Kyuss, padrini del genere, perché ha fatto parte proprio dei Fu Manchu, perché ha fatto parte dei Fatso Jetson e anche dei Mondo Generator e perché ha fatto questo album, ‘Jalamanta’, nel 1999. Un capolavoro nel genere.
L’intro di ‘Low Desert Punk’, come moltissime altre nella storia della musica, parte con una traccia in reverse (registrata al contrario – tipo la voce di Satana) e che, prima di esplodere, si appoggia ad un giro di chitarra che è lo stoner. Quello vero.
Contate fino a 46.
New York – Emidio Clementi
Lo abbiamo lasciato per ultimo, perché c’è di mezzo ancora Corrado Nuccini e lo possiamo considerare l’outro di questa playlist. ‘Notturno Americano’ è un progetto di Emidio Clementi, fondatore e voce dei Massimo Volume e del membro dei Giardini di Mirò, nato dall’idea di mettere sotto forma canzone un libro, quello di Emanuel Carnevali, ‘L’ultimo Dio’.
L’intro a New York è bellissima per un semplicissimo motivo, perché inizia proprio con le parole di Carnevali, e fa così: “Una bella mattina Missio ed io fummo svegliati da un gran tramestio ai piani superiori, ci vestimmo in fretta. Di sopra c’era New York”.
Dobbiamo aggiungere altro?
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Immagine di copertina: New Order – Blue Monday
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