Per il primo appuntamento con le playlist mensili, Yanez desidera proporre dieci tracce (più una bonus e una ghost track) buone per andare in cerca di funghi nel bosco. Avremmo potuto pensare a qualcosa di più accattivante oppure più a tema, per esempio fare la playlist ideale per guardare su youtube i video dei gol più belli di Yanez, oppure le quindici tracce da ascoltare quando abbiamo un attacco di panico (questa la facciamo). Saremmo stati molto simpatici e avremmo fatto il botto, ammettiamolo.
Invece queste sono canzoni fredde che sentono il richiamo del bosco, degli animali selvatici, degli spettri che non trovano pace e che tra gli alberi cercano la via del ritorno.
E noi lì, a cercare funghi che non sapremo mai riconoscere, infreddoliti dall’autunno, a camminare tra fili di nebbia che vanno abbracciando gli alberi e nascondendo le cime, reggendo sottobraccio il nostro cesto di vimini, consapevoli del fatto che se avessimo voluto ascoltare della musica triste avremmo anche potuto farlo stando in casa, con le persiane chiuse e le luci spente. Seduti in un angolo con le ginocchia al petto.
Eccola qui:
ARROWWOOD – IN RUIN
Solo-project di Chelsea Robb che, insieme ad alcuni folletti e gnomi immaginari ma che suonano davvero, ha tirato fuori il tipico album che hanno ascoltato in tre: i suoi genitori e Erri de Luca. Chelsea arriva da Seattle che, diciamo, non è propriamente un territorio boschivo. Lei, probabilmente, durante gli anni del college è stata vessata dalla gang della Cheerleader, perché si vestiva solo di tonalità di verde, indossava ciondoli che ritraevano le fasi lunari e sull’anta interna dell’armadietto di metallo aveva degli scacciapensieri di legno, invece che la foto di Dylan McKay.
L’arrowwood è questa pianta qui.
ERIK ENOCKSSON – THE JOY OF D.H. LAWRENCE
Erik, svedese di Stoccolma, ha fatto una cosa molto bella: è andato in un bosco e ha fatto dei simil-concerti senza pubblico. Nel senso che c’erano solo lui, la sua band, il cameraman e un druido. Poi ha fatto uscire un DVD. È una cosa già vista, ci sono arrivati prima i cugini islandesi – e più popolari – Sigur Ros, con Heima. Però è tutto molto bello, soprattutto la canzone che abbiamo scelto, con quel fischiettare malinconico che ti ricorda che i funghi, in fondo, sono organismi di classificazione incerta. Quindi tristi.
ALICE BOMAN – WHAT
Alice Boman è la versione folk di Bridget Jones, ha prodotto un disco molto triste, registrato nella sua camera da letto a Malmö, in Svezia, a cui ha applicato tonnellate di delay per fare intendere a tutti che la vita è cattiva quando devi passare le tue giornate con la bocca in un sacchetto di carta. Difatti, nella canzone che abbiamo scelto per questa nostra passeggiata nei boschi in cerca di muffe, lei domanda a lui (probabilmente riferendosi a Bon Iver) cosa vede e cosa pensa quando la guarda e cosa pensa quando pensa a lei e, ancora, se ha mai pensato a lei. Un tipino sicuro di sé, insomma. Chiude pregandolo di portarla fuori (probabilmente dal sacchetto di carta).
SILVESTER ANFANG – VERKRACHT DOOR DEMONEN
Sono un collettivo di improvvisazione. Il loro genere è stato etichettato sotto il funeral folk. L’album dal quale abbiamo tratto la nostra traccia s’intitola ‘Satanische Vrede’, la copertina li ritrae in un prato, a petto nudo ed incappucciati, con al guinzaglio dei capretti e in mano dei bastoni. Niente di buono. Il nome Silvester Anfang, oltretutto, è ripreso dall’omonimo intro strumentale, tratto dal primo EP dei Mayhem, composto da Conrad Schnitzler dei Tangerine Dream. No buono.
SAAAD – GIANT MOUTH
‘Deep/Float’, il disco dal quale abbiamo preso questa bellissima traccia, che vi consigliamo di ascoltare mentre vi impossessate di specie protette di funghi di cui non sapete nulla e per causa dei quali probabilmente morirete avvelenati, è stato in parte registrato tra le montagne di non ricordiamo quale posto incontaminato, utilizzando delle casse di risonanza naturali. Ha dentro dei field recording, che sono quella cosa che vedete fare a quei personaggi buffi che si mettono, per esempio, in mezzo ai prati con dei grossi microfoni pelosi: registrazioni d’ambiente. Che poi tu dici ‘ma non c’hanno da andare a lavorare questi che si registrano i dischi dentro casse di risonanza naturali e se ne vanno in giro con microfoni pelosi a registrare i versi dell’Allodola del Dupont?’
FORNDOM – DEN GRYMMA HÄSTEN
Anche Forndom è di Origine Controllata Svedese. Fa parte di quel genere di invasati che fanno tutte le copertine riportando delle incisioni rupresti e cantano come se stessero pregando. Sono fissati con il folklore, la religione scandinava, i vikinghi e, ovviamente, la natura. Noi li abbiamo scelti perché ci piacciono, ma soprattutto perché sono tristi.
ISOBEL & NOVEMBER – BIG BLACK CROW
Ok, qui ci vuole del rispetto. Chi sta scrivendo queste righe e ha proposto di inserire Isobel & November nella playlist è un fan permaloso: vietato parlarne male. Vietato. Loro sono svedesi (ancora) e invece che pensare al suicidio, data la collocazione geografica, hanno deciso di registrare una manciata di album molto belli, tra cui questa canzone, che se l’avesse scritta e cantata Eddie Vedder per la colonna sonora di Into the Wild, ora saremmo qui a canticchiarla sotto la doccia. Quindi silenzio e inchini.
MARTIN STIG ANDERSEN – CITY (LIMBO OST)
Se non conoscete Limbo – il videogioco, non il ballo con il quale vi mettete in mostra in spiaggia e vi spezzate il crociato – potete ritenervi dei disonesti nei confronti della vita e potete abbandonare immediatamente la lettura, perché, da questo momento, noi non avremo pietà di voi. Insomma, Martin Stig Andersen – non è svedese, è danese – si è occupato della colonna sonora. Noi abbiamo scelto la traccia meno naturalistica, almeno per quanto riguarda il titolo: City. Ci sta benissimo per la vostra gita fuori porta. Provare per credere.
OMEGA MASSIF – KARPATIA
Parola d’ordine: Post metal. Qui andiamo sul pesante. Gli Omega Massif non esistono più. Si sono sciolti, probabilmente nell’acqua santa. Karpatia è la traccia che ci piace tanto e che meglio richiama il momento in cui vi siete persi nel bosco, non avete la bussola, il cellulare non ha campo e il vostro senso dell’orientamento è pari a quello di un nano da giardino. Ah, gli Omega Massif sono tedeschi.
BEN FROST – KILLSHOT
Ok, vi siete persi e, oltretutto, siete riusciti a trovare solo sei funghi, probabilmente velenosissimi che vi uccideranno pochi secondi dopo averli ingeriti. È buio e inizia a fare freddo, avete due possibilità: mangiare i funghi e morire da idioti quali siete oppure andare a pagina 47 e tentare il tutto per tutto. Questa è la vostra canzone se decidete per la prima soluzione: ascoltatela mentre vi fate la scorpacciata di morte e buon viaggio. Il nostro consiglio, ad ogni modo, è di andare a pagina 47.
LYDIA LUNCH & CYPRESS GROVE – RISING MOON
Per Lydia Lunch vale la stessa regola che per Limbo. Se non la conoscete dovreste vergognarvi. Se non conoscete i Cypress Grove non succede niente, non li conosce nessuno. Lydia è quel genere di donna che non esiste più, tutta un’aranciata – come direbbe Vasco Rossi – e capelli buffi. Fa parte della storia dell’umanità tanto quanto, per dire, Nick Cave e Capitan Findus: roba che ha determinato un certo tipo di status sociale. Questa canzone è la conclusione perfetta alla nostra passeggiata, qualsiasi sia la vostra sorte.
(BONUS TRACK)
BURZUM – ANSUZGARADARAIWO
Lo sappiamo che è una traccia di un pazzo omicida nazista satanista invasato e siamo anche convinti che non c’entri quasi nulla con la nostra playlist, pensata e concepita per quando andate nel bosco a cercare il fungo, ma a conti fatti la canzone è talmente brutta e il titolo è talmente buffo che non ne abbiamo potuto fare a meno. Cioè, s’intitola Ansuzgaradaraiuo. E poi, la copertina dell’album dal quale è tratta, ritrae un bosco. Suvvia.
(GHOST TRACK)
WHITE RABBIT – JEFFERSON AIRPLANE
Per chi non ha capito niente e si aspettava tutto un altro tipo di funghi. Buon viaggio freakettoni.
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Immagine di copertina: © Richard McGrew
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