Oggi si conclude l’EMOP, letteralmente European Month of Photography Berlin. Le esposizioni per il 2016 erano molte, ne abbiamo scelte alcune e ci abbiamo mandato una nostra fotografa, Zaira.
Questo è quello che ha visto e che ci ha raccontato:
TEN YEARS AND EIGHTY-SEVEN DAYS
Istituto Italiano di Cultura
Prigione di Huntsville, Texas. Il braccio della morte. I condannati vengono giustiziati dopo un’attesa media di dieci anni e ottantasette giorni.
Luisa Menazzi Moretti, udinese di nascita ma texana di adozione, si lascia ispirare dalle lettere ed dalle interviste che i condannati a morte rilasciano a vari giornali locali, al fine di creare delle immagini surreali e inaspettate che sensibilizzino il pubblico sul tema relativo alla pena di morte. Lettere commoventi e d’impatto, interpretate dalle fotografie – a mio parere – troppo debolmente. L’esposizione si è svolta, all’Istituto Italiano di Cultura, ovvero Ambasciata Italiana a Berlino.
WILD WILD BERLIN
Zwitschermaschine
Tre fotografi, tre decadi (80s-90s-2000s), tre interpretazioni diverse di Berlino. Le aspettative erano altissime, crollate immediatamente dopo aver aperto la porta della galleria. Le foto migliori le avevo già viste in anteprima sul sito ufficiale dell’EMOP, scattate in bianco e nero da Miron Zownir nella Berlino anni ’80. La selezione di Eva Otano Ugarte si salva per la buona composizione ed uso della luce. Sebastian Mayer ha, invece, esposto quel tipo di foto che chiunque di noi, facente parte del movimento sociale negli anni 2000, avrebbe ancora nella macchina fotografica: concerti punk hardcore, vomito, birra, sudore e droga. Insomma, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Lo spazio di esposizione Zwitschermaschine sulla Potsdamer Strasse è accogliente.
PRENZLAUERBERG
Willy Brandt Haus
Le immagini di Bern Heyden documentano Prenzlauerberg tra gli anni 70 e 80, un mix eccezionale di storia e vita di ogni giorno. Ottima composizione e attenzione al dettaglio, una vera e propria macchina del tempo capace di farti immedesimare nella quotidianità di una Berlino senza tempo. Scatti rubati che lasciano il segno. Decisamente spettacolare.
RESTRICTED AREAS – RELICES OF A UTOPIA
Fotogalerie Friedrichshain
Esposte nell’accogliente Fotogalerie di Friedrischshain, questa raccolta di Danila Tkachenko ha come tematica principale la ricerca di basi tecnologiche abbandonate e città segrete, dove le migliori menti sovietiche conducevano i propri esperimenti nucleari e scientifici. Città invisibili che non apparivano nelle mappe per permettere alla ricerca e allo sviluppo dell’URSS di procedere indisturbato. Scatti d’impatto, non solo per la storia che raccontano, ma anche per l’ambiente in cui questi ‘mostri di cemento e tecnologia’ venivano costruiti. Luoghi deserti immersi nella neve e nel gelo, paesaggi naturali e costruzioni architettoniche che solo la grande madre russia può offrire. Voto 10.
THE PULL OF THE ELEMENTS
Brotfabrik Galerie
Ursula Kelm, fotografa berlinese appassionata di doppie esposizioni, scatti a pellicola e Polaroid. Una mostra finalmente diversa sulla fotografia astratta.
Il senso della vita è rappresentato dalle doppie esposizioni in cui il corpo umano e gli elementi della natura diventano un tutt’uno, si uniscono nei brevi centimetri di pellicola che avanza e trasmettono una sensazione sovrannaturale impattante. La sezione di Polaroid, invece, da libero sfogo alla fantasia dell’artista, creando, attraverso singoli scatti del medesimo oggetto nei suoi vari dettagli (in questo caso fiori), una foto unica ad effetto puzzle. Classicone da appendere in casa per dare l’effetto retrò al salotto rinnovato.
I AM YOU
C/O Berlin
Il C/O Berlin non delude mai, ospita sempre grandi nomi della fotografia internazionale e gli allestimenti raramente sono discutibili.
Gordon Parks è un osservatore silenzioso, di quell’America tra gli anni 50 e 90 in cui tutto cambia alla velocità della luce. Immagini studiate e rubate, l’una accanto all’altra, catturano in un attimo lo spettatore nel contesto socio-culturale dell’epoca. La sezione migliore è quella dedicata al quartiere di Harlem, alle condizioni di vita (e malavita) dei neri d’america e alla discriminazione. Immagini che, non solo documentano, ma regalano dignità e rispetto a tutti coloro che in quegli anni hanno subito soprusi e razzismi. Non a caso, le foto sono affiancate dai ritratti che Parks ha fatto a Malcom X, Muhammad Ali e Martin Luther King.
WHAT YOU SEE
Haus am Kleistpark
Adriana Lestido, dall’Argentina con amore. Una fotografa sensibile, politicamente e socialmente coinvolta nei problemi del proprio Paese. La mostra ha come tema principale l’universo femminile, le battaglie e la vita quotidiana in un’Argentina dove essere donna in molti casi vuol dire possedere una sana dose di coraggio. Femminilità, amore e forza espressi attraverso meravigliose foto in pellicola bianco e nero che fanno riflettere.
BERLIN FOTO BIENNALE
Palazzo Italia
Steve McCurry è al piano d’ingresso, può piacere come no, critiche ed elogi, il parere su di lui è sempre e da sempre molto soggettivo. C’è chi lo trova meraviglioso e va in estasi innanzi al ‘ritratto della ragazza Afgana’ e chi, come me, lo trova semplicemente una macchina da soldi che arreda le case dei ricchi con le immagini dei poveri (modificate in maniera talmente eccessiva che a volte i colori fanno male agli occhi). Ma ribadisco, è soggettivo.
I piani superiori ospitano centinaia di foto di artisti da tutto il mondo, a tema libero, esposte senza un senso logico, lanciate sulle pareti in fretta e furia con un risultato agghiacciante. Quelle poche che meritano sono state inglobate dal festival del cattivo gusto. Scopro che gli artisti hanno pagato una quota per esporre e, come volevasi dimostrare, è stato un totale disastro. L’unica nota positiva, le vendite saranno devolute in beneficienza, se qualcuno ha il coraggio di comprarle.
REDAZIONE
Wale Café
Hobrechtstrasse 24, 12047 Berlin