Ogni mese raccogliamo il meglio di quello che è stato proposto da Yanez e lo riproponiamo.
Questi sono gli articoli che avete apprezzato di più nel mese di marzo 2018.
Dove il fango è più dolce del miele
di Shendi Veli
Nell’agosto del 1991 arrivò al porto di Bari, come una nave fantasma, la Vlora, storica imbarcazione cargo degli anni sessanta, che era stata presa d’assalto da decine di migliaia di persone al porto di Durazzo e costretta a salpare per l’Italia. Se guardo le immagini della Vlora oggi le trovo di un’umanità struggente, tremendamente poetiche.
Questa nave brulicante di corpi che appare all’orizzonte, viva e spettrale, e la disperazione, mista ad euforia, di ognuno di quei corpi in cerca di un mondo sconosciuto, di un mondo sognato, di un altrove.
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Apocalypse Italia
di Mauro Mondello
La disgregazione delle formazioni progressiste in Italia è radicata in un percorso che ha visto i partiti di centro-sinistra in Europa andare a recepire, integrandola programmaticamente, tutta una serie di concetti chiave in arrivo dall’area socioeconomica storicamente opposta, quella capitalista. Questo assorbimento ha pian piano svuotato la politica riformista di quella base sociale su cui si fondava gran parte del suo consenso.
Il tentativo di assimilazione da parte della sinistra di elementi neoliberisti si è quindi da una parte scontrato con difficoltà d’interpretazione della sinistra stessa, a disagio nell’ applicazione di idee meglio sviluppate, inevitabilmente, dalla destra; dall’ altra ha subito lo scollamento che questa tendenza ha provocato fra le formazioni politiche di base socialista e comunista e le fasce di popolazione più deboli, che non considerano più il centro-sinistra un interlocutore di riferimento
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Mi sono innamorato dei piumani
di Michele Galasso
Le persone incaricate del risveglio ogni giorno devono essere almeno due, perché mentre una suona e canta il buongiorno, l’altra va di letto in letto ad abbracciare ognuno (si dorme di solito il più possibile tutti assieme). Se non bastasse a rendere l’idea, altre prassi comuni fra i piumani sono il saluto di benvenuto per ogni gruppo che arriva spossato da un viaggio, per scrollarsi di dosso un po’ di postumi di babilonia, che prevede una canzone di accoglienza, stretching di coppia, cinque minuti di ballo sfrenato, abbraccio di gruppo e saluto piumano. O ancora, alle partenze, quando qualcuno lascia il raduno, la doccia di mani piumane e il cerchio di apprezzamenti (sempre dalle pratiche della via del cerchio di Manitonquat), ovvero ognuno dice qualcosa che apprezza dell’altra persona – e quanto è difficile farne, e riceverne, di apprezzamenti.
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New Blended Family
di Mattia Grigolo
Il nostro primo anno in terra di Germania, quello mio e della mia compagna, è stato tremendamente difficile anche se in egual modo elettrizzante. Se è vero che le distanze si sono abbattute e che gli spazi geografici si sono ridotti, è anche vero che non è semplice vivere lontano dalla famiglia in un luogo che non è la patria di origine, in una cultura diversa e con una lingua differente, talvolta piuttosto ostica.
Ricordo che, durante la mia prima Pasqua a Berlino, un amico mi chiese se avessi voglia di andare a fare un pic nic pasquale in un parco, insieme ad altra gente italiana. Avremmo grigliato e bevuto delle birre. Non avremmo aperto uova di cioccolato.
Mi disse anche che ero fortunato, durante il giorno di Pasqua dell’anno precedente il mio arrivo, aveva nevicato fitto fino a sera e lui e questi amici italiani erano rimasti chiusi in casa, a pranzare insieme e ad osservare tra lo stupito e il depresso la neve scendere oltre la finestra.
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Sankt Pauli, quartiere di marinai e puttane
di Gianluca Cedolin
Un tempo vessillo di predoni e briganti dei mari, il Jolly Roger con il passare degli anni diventa simbolo pop di anticonformismo e lotta al sistema. Deve aver pensato circa a questo il punk Doc Mabuse nell’estate del 1987: «Ho semplicemente preso una bandiera, l’ho legata al manico di scopa e sono andato allo stadio. La mia bandiera aveva un teschio dei pirati con una benda, in segno di libertà e resistenza all’autorità». Da quel semplice gesto dimostrativo, il Jolly Roger diventa simbolo di una squadra tedesca che da team con reputazione regionale, per dirla alla Football Manager, si trasforma in fenomeno kultmondiale, in cui calci al pallone e cori da stadio si intrecciano a lotte operaie e battaglie per i diritti: il Fußball-Club Sankt Pauli.
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El Poder de la Cumbia
di Fiamma Mozzetta
Citando una famosissima frase, attribuita un po’ a chiunque, mi viene da dire che scrivere di cumbia è come parlare di architettura. È un’impresa inutile, è frustrante. Solo a volerne definire il significato del termine se ne esce sconfitti. “Cumbia” è un termine e una musica evasiva, sui generis, che cambia a seconda di dove ci si trova, del periodo storico, dell’occasione, del pubblico e dei musicisti che ci troviamo davanti. La cumbia, la storia narra, si sviluppa in Colombia più di due secoli fa come danza delle popolazioni africane, ma poi si sposta e prende forme e significati diversi per ogni paese dell’America Latina che visita. C’è la cumbia colombiana, la cumbia peruviana, quella messicana, quella argentina, quella ecuadoriana, le quali poi a loro volta si ramificano in altrettante cumbie di diverse origini e infinite sfumature culturali. Infatti, scrivono Federico Ochoa e Carlos Javier Pérez, la cumbia è difficilmente considerata un genere musicale specifico ma piuttosto un insieme di musiche che condividono sì delle determinate caratteristiche ma che finiscono poi per essere ognuna diversa e influenzata dal luogo e dal tempo in cui si sviluppano.
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9 Righe
di Redazione
9 Righe è una rubrica mensile di consigli di lettura illustrati, curata da Paola Moretti.
In 800 battute vi raccontiamo delle nostre ultime letture e del perché ci sono piaciute. Una squadra di illustratori interpreta graficamente le mini-recensioni e disegna le copertine dei libri. Le potete vedere a tutto schermo cliccando sull’immagine.
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Le parole sono importanti
di Greta Canestrelli
Un giorno, d’improvviso, mi è mancato l’italiano. Tanto mi sono sforzata di apprendere un altro idioma, l’inglese, che ho dimenticato, scordato, obliato, cancellato, eliminato, archiviato, smantellato, messo da parte il pensiero di pensare in italiano.
Così, per trovare un compromesso fra piacere (l’italiano) e dovere (l’inglese), ho iniziato a cercare su Reverso Context, una ad una, la traduzione di questi termini ed espressioni che quasi voglion dire la medesima cosa; da italiano ad inglese:
dimenticare, to forget
scordare, to forget
obliare, to forget
…
Sì, caro lettore, quasi. No, “la stessa cosa” non andava bene! Sinonimo non è “gemello di”, ogni termine ha vita propria nella ramificazione della propria tonalità, una gradazione regolata dalla combustione di, dice il semiotico, significante e significato! Come ti sentiresti tu ad avere una copia di te stesso? Senz’anima! Ecco come! Deprivato della tua stessa essenza! E che ti hanno fatto, caro lettore, quei piccoli terminucci rinchiusi in mattoni-per-schiacciar-fiori, per meritarsi la denominazione di anonimi sinonimi?
Esistono le SsSsSsSsfumature.
E bada bene che l’italiano è permaloso, sa’! E capriccioso. E anche vizioso. Ah, quanto gli piace confondere le idee, maliziosamente giocare a far metafore!
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Chiamatela la Bestia
di Margherita Seppi
Mi svegliavo senza sapere dove fossi, piena di ferite insanguinate sulla fronte, sulle braccia, sulle mani. Mi coprivano come le crepe nelle strade di campagna arse dal sole in estate. La Bestia – che a quei tempi ancora Bestia non era, era un’entità astratta, ambigua e straniera – mi aveva trascinata malamente nella sua tana. Là tutto era uguale al mondo reale, ma allo stesso tempo era irriconoscibile, corrotto, perverso, privato di senso e di direzione. Concetti familiari come casa, scuola, amici, mamma, gioco, nella tana della Bestia smettevano di essere casa, scuola, amici, mamma, gioco. Non avevano più significato. Io ero persa, galleggiante in un mondo alieno. Mi immobilizzavo, oppure piangevo.
Mia madre mi guardava esasperata, mi chiedeva “Cosa ti manca che hai tutto quello che vuoi”, ma più che chiederlo me lo diceva, era una constatazione di cui avrei dovuto prendere atto. Aveva gli occhi straripanti di impotenza che si riversava fuori e si confondeva con la mia, infatti io non potevo che rimanere zitta.
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Hansi Müller, il tedesco triste
di Manuel Lieta
La palla è posizionata a un paio di metri dalla lunetta dell’area di rigore, in uno spicchio di campo lievemente decentrato sulla sinistra, guardando la porta. È il 12 settembre 1982, il ventiduesimo minuto del primo tempo, e si sta disputando la prima giornata del campionato di calcio di serie A, due mesi e un giorno dopo la epica vittoria nel Mondiale di Spagna degli Azzurri guidati da Enzo Bearzot, quelli dell’urlo di Marco Tardelli dopo il gol nella finale contro la Germania Ovest.
Il terreno di gioco dove si svolgono i fatti è il Bentegodi di Verona: la squadra di casa sta affrontando l’Inter, che si è portata in vantaggio, appena tre minuti prima, grazie a un gol di rapina di “Spillo” Altobelli. Sulla sfera c’è Salvatore Bagni, giovane mastino di centrocampo arrivato l’anno prima da Perugia. Si appresta a battere un calcio di punizione a due, destinato al probabile tiro di uno dei due fantasisti della squadra, che tenteranno di finalizzare in gol la succulenta opportunità.
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L’immagine di copertina, di Loris Rizzo (©Loris Rizzo), fa parte del progetto fotografico Inherent Summer, che verrà pubblicato su Yanez, nella sezione Photodrome, nelle prossime settimane
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