Ogni mese raccogliamo il meglio di quello che è stato proposto da Yanez e lo riproponiamo. Questi sono gli articoli che avete apprezzato di più a settembre 2017, raccontati attraverso stralci e citazioni (cliccando sul titolo verrete rimandati direttamente all’articolo):
Germania anno zero
di Mauro Mondello
“Il day-after delle elezioni federali tedesche consegna alle cronache una situazione ampiamente prevista da sondaggi ed analisi alla vigilia del voto.
Il crollo della SPD, la pesante frenata di Angela Merkel e l’esplosione dell’estrema destra di AfD, accompagnata dai liberali di FDP, erano stati pronosticati da tutti gli istituti di statistica.”
“Alternative für Deutschland porterà nel Bundestag 94 deputati, infrangendo il tabù della destra nel Parlamento tedesco e facendolo in grande stile: è il terzo partito in Germania. Se è vero che AfD ha costruito il suo successo andandosi a conquistare lo spazio lasciato libero dalla CDU, bisogna sottolineare come il voto per questo soggetto politico nato appena quattro anni fa sia, soprattutto, un voto di protesta, un voto anti-Merkel, un voto che ha convinto ad andare alle urne, secondo le statistiche elaborate dalla televisione di stato tedesca, 1 milione e 200.000 persone che avevano scelto di non votare nel 2013, e che hanno invece stavolta espresso il proprio consenso verso AfD.”
Hannah Arendt, una donna senza cuore
di Mirea Cartabbia
“Io non ho mai amato un popolo né una comunità, in vita mia. Non il popolo tedesco, né quello francese e nemmeno quello americano. Non ho mai amato neppure la classe operaia. Io amo soltanto i miei amici e l’unico tipo di amore che conosco e in cui credo è quello per gli esseri umani.”
“Presso il civico 2 di Marktplatz a Linden, sobborgo della città di Hannover situata nel nord della Germania, è appesa una targa di metallo dove si legge “The German-Jewish historian and political philosopher Hannah Arendt was born here on October 14, 1906. She fled National Socialism and left Germany in 1933. Her scholarly work is devoted to the study of the origins of totalitarianism and anti-semitism. She died on December 4, 1975 in New York.” Si tratta della commemorazione post-mortem offerta dallo Stato Tedesco a Hannah Arendt, filosofa e scrittrice di origini ebree naturalizzata americana. Probabilmente ad Hannah Arendt sarebbe importato molto poco di essere ricordata con una targa su quell’edificio, visto che ci rimase solo per i suoi primi tre anni di vita, prima che la sua famiglia decidesse di tornare a Königsberg (oggi la città russa Kaliningrad). Ma, quello che è sicuro, non sarebbe stata contenta di essere definita una filosofa.”
Core de Roma
di Paola Moretti
“Ho scoperto che a me, nella vita, piace fare collegamenti. Intraprendere lunghi voli pindarici per poi tornare al punto di partenza. Mettere in contatto persone che conosco per fargli fare cose insieme, così come associare idee. Confrontare le tendenze, studiare convergenze, unire i puntini. Poi possibilmente chiudere il cerchio, ma non alla maniera di Giotto.”
“Sembra che il lavoro di Giulio si incaselli nel contesto attuale di post-verità, ma applicato all’arte, dove per post-verità si intende la percezione emotiva e sensoriale di una notizia come più importante della sua veridicità. Mi dice infatti che per lui la verità è poco obiettiva, che non ne esiste una. Le storie si possono costruire in vari modi, o partire da eventi reali e poi sofisticarli, o inventare una storia e poi condirla con elementi reali. Come per esempio in ‘Scala C, interno 8’ che nasce dall’aver trovato per davvero una casa rimasta chiusa quindici anni, perfettamente preservata con i mobili di una volta, a cui è stata intrecciata la narrativa di Fausto e Livia i due protagonisti inventati, la cui storia viene sbobinata, messaggio dopo messaggio, dalla segreteria telefonica.”
A Garbo va bene… Berlino
di Manuel Lieta
“Mi ricordo la neve, quella un po’ sporca che da qualche giorno è caduta, e poi i palazzi, nella parte Ovest, non ancora belli e restaurati come qui,ma grigi, con cemento in bella vista ovunque.”
Ci troviamo in Bergmannstraße, in questo momento, nella parte più chic di Kreuzberg, a bere un caffè, mentre un signore turco in bicicletta, cartelli scritti a mano male attaccati al portapacchi, grida al megafono nella sua lingua qualcosa che ha a che vedere con i diritti umani e Erdogan.”
“Sono stato a Berlino nel 1981, più o meno per due settimane, con una troupe RAI che mi accompagnava per girare dei filmati dedicati al singolo. Giravano tanti soldi ai tempi, se facevi musica, e infatti alloggiavamo in una lussuosa suite dell’Intercontinental, a Charlottenburg, non so nemmeno se esista ancora. A due passi dal palazzone con lo stemma della Mercedes [l’Europa Center, ndr]. Ricordo che ricevemmo il permesso di salire per delle riprese in notturna, qualche mese prima che il film “Christiane F – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” rendesse il tetto di quell’edificio un’icona indelebile nell’immaginario di tutti.”
Ultimo giorno di mare
di Mattia Grigolo
“In spiaggia si mangia il cocco o i bomboloni. In spiaggia ci si puccia in acqua fino alle ginocchia e ci si convince di aver fatto il bagno. In spiaggia si legge la Gazzetta dello Sport e s’impreca se l’Inter perde contro la squadra di terza divisione del campionato svizzero, durante le amichevoli estive. In spiaggia si fumano le sigarette e si nascondono sotto la sabbia. In spiaggia ci si mette pancia in giù, ci si tira la mutanda del costume in mezzo al culo e ci si slaccia il pezzo di sopra, lo si sfila e si appoggiano le tette sulla sabbia, si mettono le mani sotto la fronte e si appoggia il volto di profilo. Ogni venti minuti ci si volta e ci si mette di profilo dall’altro lato, altrimenti si abbronza una guancia si e l’altra un cazzo. In spiaggia si guardano le chiappe chiare. In spiaggia ci si mette la maglietta per andare al bar se sei un ciccione, ci si va a petto nudo se hai passato l’inverno a fare serie da dieci con 40 chili alla Figurella. In spiaggia si chiacchiera con il bagnino se sei di sesso femminile, lo si guarda in cagnesco se sei di sesso maschile. In spiaggia si affitta la canoa a due posti e si rema scoordinati facendo il triplo della fatica che farebbe un canottiere professionista, che già ne fa molta. In spiaggia si beve l’acqua calda della bottiglia di Rocchetta rimasta sotto il sole. In spiaggia si porta la borsa frigo con dentro i panini o la cena della sera prima. In spiaggia si urla ai bambini di non entrare in acqua che non sono ancora passate tre ore da quando hanno pranzato. In spiaggia ci si addormenta. In spiaggia si amoreggia. In spiaggia si zabetteggia. Ma in spiaggia è assolutamente vietato ascoltare musica. Non sta bene. È da maleducati.”
La Muralla Roja, Qasba psichedelica
reportage fotografico di Cesare Zomparelli
Ricardo Bofill è considerato tra i più importanti architetti e urbanisti spagnoli contemporanei. Nato a Barcellona, trasferitosi in Grecia per un breve periodo e poi espulso dalla scuola di architettura della città natia, per motivi polititici. Si trasferisce a Ginevra, dove si laurea.
Ad opera sua il progetto del complesso della Muralla Roja, costruita tra il ’68 e il ’72 a Calpe, comune nella provincia di Alicante.
L’idea di Bofill era quella di creare una serie di appartamenti ispirati alla Quasba e alle torri fortificate del Nord Africa, riferimento alle architetture popolari del mondo arabo mediterraneo.
Vita di un richiedente asilo in Italia
di Beniamino Cianferoni
“Con la circolare del gennaio 2014 il Ministero dell’Interno, per far fronte al continuo“afflusso di cittadini stranieri a seguito di ulteriori sbarchi sulle coste italiane” e presa in esame “l’avvenuta saturazione di tutti i centri governativi e di quelli garantiti da alcuni enti locali nell’ambito del sistema SPRAR”, incaricava tutte le prefetture di attivare Centri di Accoglienza Straordinari (CAS), una misura messa in atto per soddisfare il numero eccezionale di arrivi, coinvolgendo l’intero territorio nazionale. I CAS a fine 2016 offrivano il 78% dei posti disponibili in Italia e accolgono ancora oggi gran parte dei richiedenti asilo in attesa di una risposta dalle Commissioni Territoriali e dai Tribunali. La parte restante è suddivisa tra SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, al 13%, e Centri di prima accoglienza, al 9%, secondo quanto emerge dai dati forniti dal Ministero dell’Interno.”
“No woman, no money, no work.
È uno dei motivi che ripetono i ragazzi che vivono in un Centro di Accoglienza Straordinaria. È lo spettro dell’eterna attesa senza occasioni di distrazioni, di uscita, di lavoro. La campagna dove abitano i ragazzi di questo CAS resta bellissima, ma solo per qualche partita a calcio nei campi. Mi fermo con l’auto un attimo a guardarla, prima di raggiungere la casa colonica che ospita 35 richiedenti asilo. Penso a quanto ritornerà l’inverno e arriveranno velocemente il buio e il freddo e gli autobus saranno lontani, la sera non passeranno affatto. Al rientro dopo una settimana di ferie, alcuni ragazzi mi accolgono con un abbraccio, sono curiosi perché oggi ritorno dalle vacanze, ed è strana l’idea di vacanza in questo contesto.”
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