Candy Crush Saga, Ruzzle, Pokemon Go… sono questi alcuni tra i giochi più diffusi sui telefonini di nuova generazione. Che si sia appassionati o meno, di certo è quasi un’occorrenza quotidiana vedere qualcuno con la testa reclinata all’ingiù passare il tempo intrattenendosi in questo modo, magari tra una stazione e l’altra della metro. Come dimostra questo proliferare di applicazioni e giochi per smartphone, oggigiorno la dimensione ludica si insinua sempre di più tra gli spazi, occupa i tempi morti, si fa individuale e frammentaria, rivelando il carattere di una società in cui il senso di appartenenza alla comunità è profondamente messo in crisi. Come altre attività antropologicamente importanti della vita, del resto, anche il gioco esprime degli aspetti rilevanti della nostra civiltà e cultura, al punto che, se ci poniamo in questa prospettiva, possiamo ad esempio mettere in luce alcune caratteristiche proprie della cultura tedesca…
Fino a qualche tempo fa, prima dell’avvento preponderante della tecnologia, era più consueto riunirsi per una partita con un gioco da tavolo.
Il gioco era prima di tutto un modo per rinsaldare i legami tra le persone, e quelli familiari in particolare, un incentivo all’aggregazione e un’occasione, inoltre, per confrontarsi con gli altri. Ma forse non tutti sanno che una spinta decisiva in questo senso venne proprio dalla Germania.
Nel corso degli anni ’80, infatti, la Germania si impose – prima in Europa e poi nel mondo – come vera e propria patria del gioco da tavolo, contribuendo a sviluppare una modalità di partita che, da allora, viene ancora oggi comunemente indicata con l’accezione di gioco “in stile tedesco”.
Proprio sotto l’impulso della cultura d’oltralpe, infatti, furono introdotte caratteristiche di gioco che prima erano trascurate o considerate secondarie dagli autori, e la cui forza fu tale da rappresentare un modello alternativo all’American game, fino ad allora pressoché unico riferimento per gli amanti dei giochi da tavolo. Tra queste caratteristiche non si annovera solo la durata più breve delle partite (da mezz’ora a massimo due ore), ma anche l’introduzione di due concetti particolarmente interessanti: il “bilanciamento” e la “riduzione del fattore casuale”.
Nel primo caso, i tedeschi si orientarono nello studio e nella creazione di dinamiche di gioco che garantissero uguali possibilità di vincita a tutti i partecipanti, anche indipendentemente dalla loro età.
Klaus Teuber, l’inventore de I coloni del Catan, uno dei giochi da tavola più famosi e tradotti nel mondo, oggetto di studio e vero e proprio masterpiece, dichiarò ad esempio “di aver voluto creare un passatempo” in cui un bambino avrebbe potuto avere le stesse possibilità di vittoria di un adulto, in quello che egli immaginava essere un gioco “democratico”.
L’intenzione era quella di rafforzare le possibilità di elaborare strategie di gioco grazie alla riduzione o all’eliminazione della componente fortuna.
Ed è questo anzi l’aspetto più interessante tra le novità introdotte dalla cultura tedesca nel gioco da tavolo: quello legato appunto al concetto della “limitazione del fattore casuale”.
Mentre nel modello americano, infatti, la dinamica è sempre dipesa in massima parte dal lancio dei dadi, e dall’esito (casuale) che essi determinano sulla partita, nei giochi “alla tedesca” i dadi hanno un’importanza limitata, quando non siano addirittura assenti.
Esiste, è vero, l’estrazione di tessere o carte da gioco, ma il ruolo della fortuna è sempre molto ridotto, poiché il giocatore compie le sue scelte dopo che gli eventi casuali si sono verificati, invece che decidere l’azione – e assodare poi il risultato – con un tiro di dado (come per esempio avviene in Risiko).
Lo stile tedesco, inoltre, chiama sempre in causa il giocatore: anche quando non è il suo turno egli deve valutare attentamente ogni mossa e le eventuali implicazioni che ne derivano. Ogni errore si paga, e ciascuna azione ha sempre un peso importante sull’andamento generale della partita.
Questo approccio, dunque, finisce per esaltare le capacità e le qualità individuali della persona, nonché le scelte che compie in ogni momento.
In questo senso, non sembrerebbe azzardato mettere in relazione questa “responsabilizzazione” del giocatore – che come abbiamo detto è un aspetto preponderante dello stile di gioco introdotto dai tedeschi – con una cultura spesso orientata, anche in altri campi, a porre l’accento sulla responsabilità individuale dell’uomo di fronte alle proprie azioni, e tesa a valorizzare l’indipendenza del pensiero dalla causalità delle leggi fisiche.
Alla base della religione protestante, infatti, sta l’importanza data al libero arbitrio, ovvero alla capacità per ciascuno di scegliere da sé gli scopi del proprio agire, con implicazioni in campo etico, filosofico e scientifico che pongono sempre l’accento sulla responsabilità individuale dell’uomo di fronte alle proprie azioni, e sull’indipendenza del pensiero dalla causalità delle leggi fisiche.
L’importanza attribuita dallo stile tedesco alla meccanica del gioco ha poi anche un’altra conseguenza.
Nei giochi in stile tedesco, infatti, l’ambientazione ha molta poca rilevanza, viene anzi pensata e quasi “appiccicata” al gioco in un secondo momento, a differenza dell’American game che ne fa invece il suo centro propulsore.
Di conseguenza, la componentistica dei giochi all’americana – pedine ed altri elementi – prevede l’impiego di miniature di plastica, raffigurazioni umane (e non solo) che sono molto dettagliate, al fine di agevolare l’aderenza al tema trattato (ad esempio la rappresentazione di una battaglia).
Non così per i tedeschi.
Fa parte ancora dello stile da loro introdotto la presenza di componenti molto stilizzate, quasi minimali e realizzate rigorosamente in legno: cubetti, figure geometriche che, magari cambiando solo di colore, indicano ora un animale, ora una casa.
La capacità di astrazione, il rigore formale, “l’aspetto ecologico” sono anche in questo caso elementi che non si faticano ad attribuire all’approccio culturale tipico dei tedeschi.
Un approccio che, come si diceva, ha saputo comunque influenzare significativamente la modalità di gioco di moltissimi paesi nel mondo, assumendo un potere “canonizzante” che ancora oggi è preso in considerazione per distinguere le categorie dei prodotti.
Il mercato dei giochi da tavola è anzi in Germania uno dei più floridi, proprio in virtù di questa solida tradizione, e qui, dal 1979, si svolge anche lo “Spiel des Jahres”, il più prestigioso premio per i giochi da tavolo, considerato ancora oggi tra i più importanti a livello mondiale.
Ogni anno una giuria assegna questo trofeo al gioco migliore realizzato in Germania, in base ai criteri dell’originalità, della chiarezza del regolamento, della componentistica e della meccanica di gioco.
Un indicatore dunque sensibile dei prodotti che si possono acquistare per questo tipo di intrattenimento ludico, anche nel negozio sotto casa.
Chi dunque ne avesse abbastanza delle speculazioni teoriche e, magari anche sotto la spinta di questo articolo, avesse voglia di tornare a riunirsi con amici e parenti per cimentarsi in una partita, può tenerlo presente.
Quale che sia il vostro stile, date un’occhiata. E fate il vostro gioco.
REDAZIONE
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