La Repubblica del Congo Belga osservata da occhi attenti lungo quasi tutta la sua sanguinosa storia. Il cancro e ciò che si porta dietro, oppure davanti. Le madri e le figlie quando la vita è difficile. L’incubo costante che attanaglia tutti: quello di perdere ogni cosa e non avere più niente. Fumettisti in erba che rischiano la vita. Un ex eroinomane alle prese con un neonato. Quando Moravia si mette a scrivere racconti brevi. 10.000 chilometri percorsi in auto, da Mosca a Vladivostock, in Siberia. Questo è, in parte, quello che abbiamo letto a gennaio.
Carne Viva
Merritt Tierce (Edizioni SUR, 2015)
Marie ha a malapena vent’anni, ma conosce fin troppo bene la durezza della vita. Tenta di lenire la depressione post-parto e il senso di inadeguatezza che la perseguita affogando se stessa nella droga e nel sesso squallido e occasionale, nell’autolesionismo. Marie ha bisogno di tutto questo per stare a galla. Ha bisogno del suo lavoro, nel quale si immerge completamente, per sostituire il suo male con altri tipi di dolore: è una cameriera meticolosa e instancabile, forse la migliore del locale, uno dei più lussuosi a Dallas. Con il romanzo Love Me Back, nella versione originale, la texana Merritt Tierce aggiunge un tassello fondamentale al grande puzzle della letteratura americana contemporanea e regala a milioni di lettori il ritratto di un essere umano che si imprime a fondo, ferisce, disgusta e commuove, squarciando la pagina come una freccia e conficcandosi dritto dove deve essere, per rendersi indimenticabile.
Elena Cascio
Congo
David Van Reybrouck (Feltrinelli, 2014)
Storia, antropologia, geografia, archeologia, metodi etnografici, reportage, narrazione, inchiesta. Tutto questo è contenuto in “Congo”, lo straordinario libro di David Van Reybrouk, giovane scrittore belga di lingua fiamminga. Attraverso lo studio delle suddette discipline e le interviste di decine e decine di congolesi, l’autore riesce a presentarci un affresco completo e affascinante della storia dell’odierna Repubblica Democratica del Congo. Il racconto parte dai tempi della colonizzazione belga (quando lo Stato si chiamava Congo belga), passa per i sanguinosi anni dell’indipendenza, raggiunta nel 1960, e quelli altrettanto cruenti della dittatura di Mobutu, in cui il paese assunse il nome di Zaire, per arrivare alle presidenze di Laurent-Désiré Kabila e di suo figlio Joseph. Van Reybrouk, con una scrittura chiara, potente e coinvolgente, ci offre una storia documentata e dettagliata che appassiona dall’inizio alla fine, nonostante il considerevole numero di pagine. “Congo” è stato pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 2014.
Alessandro Borscia
Did you ever have a family
Bill Clegg (Scout Press, 2015)
Un matrimonio. Una cucina. Una fuga di gas. Un incendio. Una casa in fiamme. Una tragedia. La perdita di una figlia, di un compagno e di un ex marito.
Bill Clegg, agente letterario tra i più famosi in America, conosce bene ciò di cui parla. Ci è già passato, a causa della sua dipendenza da crack (esperienza raccontata nel suo Portrait of an Addict as a Young man: A Memoir).
Did you ever have a family, candidato al Man Booker Prize 2015, è un romanzo potente quanto devastante che ci mette faccia faccia a una dei nostri incubi peggiori: perdere tutto.
Francesco Gulina
Multiple Choice
Alejandro Zambra (Penguin books, 2016)
È strutturato seguendo il modello dei test attitudinali in vigore nelle scuole cilene dal 1967 al 2003.
È composto da cinque sezioni: ‘escludi il termine inadeguato’, ‘ordina le frasi’, ‘completa le frasi’, ‘elimina la frase’ e ‘comprensione scritta.’
È leggibile in due maniere: meticolosamente, analizzando il testo alla ricerca di una soluzione, o scorrendolo senza pretese, ma con curiosità. Le domande e le risposte multiple forse formano una storia coesa, forse no. Gli episodi narrati forse sono autobiografici, forse no. La voce narrante forse è sempre la stessa, forse no. Quale che sia il caso, quando Multiple Choice di Alejandro Zambra finisce, si ha l’impressione di aver partecipato a qualcosa di innovativo e giocoso, ma non vano. Perché tra l’opzione A, B e C sono raccontate storie di vita sotto la dittatura.
Paola Moretti
L’uomo che non riusciva a morire
Tony Laudadio (NNEditore, 2015)
Tutto ha inizio con i sintomi di un banale raffreddore. O forse un’allergia. Tuttavia è solo dopo molte, frustranti visite mediche che il protagonista del romanzo si ritrova in mano un referto assolutamente inaspettato: scopre di avere il cancro. Cancro: un nome sinistro, che cela infiniti rimandi ad ancestrali inquietudini. Una parola che fa paura. Tony Laudadio, che vanta una carriera ventennale legata per lo più al mondo del teatro e della drammaturgia, riesce nel suo romanzo a introdurci nella mente e nella quotidianità di un malato oncologico. Con il tono leggero ma mai irriverente che caratterizza la sua prosa, parlando direttamente a chi legge come da un palcoscenico, induce i lettori a una riflessione che va ben oltre i soliti stereotipi sulla malattia. Perché il cancro può far soffrire e rendere incredibilmente egoisti, oppure diventare una fonte di coraggio. Il protagonista di Laudadio morirà non una, ma moltissime volte nel corso del romanzo. Eppure continuerà a vivere, forse per sempre. Finché la parola cancro non farà più paura.
Elena Cascio
Is shame necessary?
Jennifer Jacquet (Pantheon Books, 2015)
La vergogna è importante. Sentirla, provarla, può addirittura diventare un atto di resistenza, uno degli ultimi che ci rimangono, nell’iperdigitalizzata società contemporanea. O almeno, questo è quello che pensa Jennifer Jacquet. Secondo la sua tesi, pubblicare ad esempio una lista di evasori fiscali su una grande rivista, oppure svelare i piani di sorveglianza telefonica di decine di utenze da parte di una compagnia multinazionale di comunicazione, può attivare un meccanismo virtuoso di crescita emotiva.
Mauro Mondello
L’automa
Alberto Moravia (Bompiani, 1962)
Amante di Moravia non lo sono mai stato. Poi un giorno capita che in una bella libreria di Bologna campeggia un vecchio volume con una copertina a scacchi bianca e nera: scoprirò poi trattarsi di un dettaglio da un’opera di Jannis Kounellis. Finisce che lo compro, ma per la copertina principalmente, che il libro non è che mi convinca tanto. Si tratta di una prima edizione. Sono racconti, brevi, precisi, netti. All’inizio non mi piacciono, ma poi entro in un ritmo di ciclicità che me li rende, di colpo, affascinanti. Personaggi che ripetono gli stessi errori, le stesse azioni, ma in diversi contesti. Senza ragionare tanto, bloccati dalle difficoltà psicologiche legate all’esistenza vissuta in un mondo senza poesia. In cui ci si muove, tutti e appunto, come automi.
M.
Febbre bianca
Jacek Hugo-Bader ( Keller, 2014)
Ci sarà pure un motivo se il 90% dei viaggiatori costretti a muoversi da un punto all’altro dello sterminato Est postsovietico, quel luogo impervio e sconosciuto che risponde al nome di Siberia, preferisce prendere il treno. Eppure Hugo-Bader, giornalista polacco, decide di farsi un bel regalo per i suoi 50 anni: mettersi in macchina e percorrere oltre 10.000 chilometri, da Mosca a Vladivostock, in condizioni impossibili, passando attraverso le ceneri della smantellata Unione Sovietica. Santoni, malati di AIDS, alcolisti, tribù di pazzi scatenati ormai quasi estinte, poliziotti corrotti e gang di strada senza scrupoli. Soprattutto, indifferenza, “una terribile, fredda indifferenza, che nella sua forma più acuta si trasforma in profondo, irrazionale e naturale disprezzo.”
Un Uomo Probo
The Dangerous Lives of Altar Boys
Chris Fuhrman (University of Georgia Press, 1994)
Sei un adolescente della provincia americana. Hai anche un’intelligenza sopra la media, ma non sai di averla. Quindi non ti va di studiare e preferisci sbronzarti con gli amici. Durante una messa ti innamori perdutamente di una tua coetanea. Tu e i tuoi amici sfigati ma non troppo disegnate un fumetto osceno che vi creerà un sacco di problemi. Poi fate una serie di cazzate incredibili che per risolverle rischiate di morire.
Primo e unico romanzo di Chris Fuhrman, terminato un attimo prima di morire di cancro, nel 1991.
Mattia Grigolo
Stronzate che capitano quando non muori giovane
Jerry Stahl (Baldini & Castoldi, 2016)
Se non avete mai letto ‘Mezzanotte a Vita’ di Stahl, fatelo subito. Arrivati all’ultima parola, chiudete il libro, depressurizzate per qualche secondo e poi aprite ‘Stronzate che capitano quando non muori giovane’.
Sorta di autobiografia sbilenca di un uomo arrivato all’età dei reumatismi con una compagna che sta per partorire. Un uomo che ha passato metà della sua vita a farsi di eroina e combinarne di tutti i colori.
Questo è un libro che ha un titolo bellissimo e che ha la capacità di dare un’angolatura unica e, a tratti tremenda, a quelli che classicamente vengono definiti libri prenatal.
Annaré Pirupiru
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