Vi consigliamo dei libri per bambini bellissimi, nuove case editrici fortissime, un grande classico classicissimo, un romanzo gentilissimo, un altro romanzo darkissimo, uno invece verdissimo. Vi consigliamo cosa leggere dopo aver letto a nostra voltissima.
Il libro della gentilezza
Bernadette Russell (Corbaccio, 2017)
…- Un gesto gentile ogni giorno per cambiare il mondo”
Perché un libro rivoluzionario non parla di politica, o di grandi gesti, o di grandi uomini, ma anzi quasi non parla: semplicemente accenna con fare essenziale e un po’ naif dei consigli pratici per cambiare il proprio approccio e, così, con un’attenzione minima, cambiare il mondo. Perché come dice Oscar Wilde “il più piccolo gesto gentile vale più della più ambiziosa intuizione”.
Consigli apparentemente banali come quello di sorridere sempre, a tutti, salutare e dare il buongiorno agli sconosciuti, lasciare biglietti di ringraziamento, aiutare quando possibile chi ne ha bisogno, o ancor più semplicemente ricordarsi di fare complimenti. Eppure quanto è difficile, quanto veramente rivoluzionario, già solo riuscire a dire grazie a qualcuno per il proprio lavoro, e riempirlo di complimenti, guardandolo negli occhi, con sincerità. Da un piccolo gesto così, non può che nascere uno stravolgimento nel cuore di ogni uomo, e quindi, lentamente, con allegria, del mondo intero
Michele Galasso
Gli invisibili
Nanni Balestrini (Bompiani, 2015)
Sergio è un uomo invisibile. Così come il movimento del ‘77 e i suoi protagonisti, le criminalizzazioni, gli orrori delle carceri, la ferocia, gli errori di quegli anni. Un pezzetto di storia che è stato volutamente cancellato. Poi nel bel mezzo degli anni Ottanta arrivano Nanni Balestrini e la sua meravigliosa prosa sperimentale a raccontarci di Sergio e del resto. Esce allora questo romanzo, uno di quei casi in cui la letteratura è in grado di isolare una voce dal silenzio e innalzarla fino a renderla frastornante, indimenticabile. Universale.
Elena Cascio
Dimenticare
Peppe Fiore (Einaudi, 2017)
Dimenticare l’ho letto in una delle trasferte tra il Lazio e l’Abruzzo. Sull’autobus per e dall’aeroporto. Quasi negli stessi luoghi in cui é ambientato il romanzo. Daniele, il protagonista, come un orso marsicano: entrambi animali schivi, solitari. Si rifugia nel bosco, tra gli Appennini. Scappa da Fiumicino, dove c’é ancora suo fratello, Franco, che Daniele ha sempre salvato dai mille guai con gli strozzini. Perché sia stato lui ad andarsene, nonostante fosse quello più serio, si capisce verso la fine. Ciò che è chiaro dall’inizio però é che quello creato da Peppe Fiore è un mondo di uomini persi, incapaci di gestire le proprie debolezze, o di accettare le proprie mancanze. Uomini che non parlano, disconnessi dai propri sentimenti e tenuti insieme, forse a loro insaputa, da donne devote, donne che hanno fede nelle proprie scelte e nelle proprie forze. Ma Dimenticare, più di ogni altra cosa, è un libro sul perdono. Il perdono di se stessi, più di ogni altra cosa.
Paola Moretti
Creature Simili – Il dark a Milano negli anni Ottanta
Simone Tosoni, Emanuela Zuccalà (Agenzia X, 2013)
Quando si arriva ai trent’anni o ai quaranta, una delle frasi che è più naturale dirsi è “Ah, se avessi dieci anni in meno”.
A me invece capita spesso di dirmi “Ah, se avessi dieci anni in più”. Almeno da quando, già fuori tempo massimo, nel 1992 vidi il videoclip di “Friday I’m in love” dei Cure. Da lì mi appassionai a Bauhaus, Siouxsie e compagnia bella, inventando un percorso, non ancora terminato, lungo un’estetica e un apparato di gusti artistici e filosofici. Ma con dieci anni in più avrei vissuto Milano proprio negli anni in cui c’erano le Creature Simili, l’oggetto di studio del libro. Una subcultura, quella che superficialmente definiamo “dark”, di cui oggi rimane giusto qualche tratto estetico, per giunta svuotato dei suoi significati originari. In trecento agili pagine, parlano agitatori politici, autori di fanzine, musicisti e dj ma anche semplici fruitori di una scena che aveva una Milano ben diversa da quella che negli anni ’80 era “da bere” come fulcro. Le dinamiche sociali e relazionali, i gesti estetici che si fanno politici, la geografia dei ritrovi (squat e discoteche, negozi, piazze e bar), gli scontri con paninari e skin, costituiscono la carta d’identità di un fenomeno sociale mai indagato a fondo.
Utilissimo non solo per chi ha vissuto Milano o si è sentito (si sente) dark, ma anche per chi vuole
saperne di più su un “conglomerato di affinità spirituali” che, proprio come il punk, il suo non
essere accordato con il mondo lo urlava, ma, diversamente dal punk, lo urlava dentro, e non fuori.
Manuel Lieta
Il Cavaliere Inesistente
Italo Calvino (Mondadori, 2000)
Solo i nomi di questi personaggi, accostati l’uno all’altro, produrrebbero la musica di una poesia:
AgilulfoRambaldoBradamanteSofroniaTorrismondoGurdulù. Questi nomi forse sono la dogana che separa il mondo reale dal mondo della fantasia, come se avessero il passaporto per entrambi.
Quanta meraviglia è intrinseca nel concetto di un uomo che non esiste? Se il piano di conversazione della letteratura riesce a staccarsi tanto dal suolo da raggiungere la possibilità nell’impossibilità della nostra cognizione mentale, forse forse si arriva a capire che la carne non è necessaria alla sopravvivenza di un uomo in quanto concetto, in quanto idea quasi platonica. In fondo Agilulfo è un cavaliere di Carlo Magno, onorato di tale titolo per aver salvato una vergine, in vita per il semplice onore, per la coerenza, per l’integrità morale. Tanto basta, non gli serve un corpo sotto quell’armatura per mantenere in piedi la sua fede. La parola fede chiude il cerchio: anche Dio, per molti, c’è ma non ha corpo che l’uomo possa vedere; sembra quasi che la morale sia che la fede in sé o in qualcos’altro sia in grado di tenere in piedi un’armatura vuota.
Greta Canestrelli
La vita segreta delle piante
Peter Tompkins, Christopher Bird (Il Saggiatore, 2002)
Fuori dalla finestra nevica. Cleve Backster, massimo esperto di macchine della verità, quasi per gioco collega il suo galvanometro ad una pianta. Prova vari esperimenti e vede muoversi l’ago del suo apparecchio; la pianta risponde. Allora pensa: adesso prendo un paio di forbici e la tagliuzzo. L’ago impenna. La pianta, scopre, risponde al suo pensiero. E ancora: due piante in una stanza, un “assassino” estratto a sorte entra e ne uccide una; vari “sospetti” vengono fatti sfilare di fronte alla pianta superstite, unica testimone dell’omicidio della compagna, e, collegata alla macchina della verità, la pianta fa impazzire l’ago di terrore proprio quando il colpevole le passa accanto. Piante: esseri senzienti. Un viaggio inimmaginabile attraverso una sfilza infinita di rivelazioni: dalle connessioni tra gli alberi di una foresta, alle sbalorditive scoperte di tutti quegli scienziati che hanno studiato e poi dimostrato quanto intelligenti siano i linguaggi a noi ancora sconosciuti di questi incredibili esseri viventi capaci di darci vita, di comprenderci e sopportarci.
“Laddove lo scienziato si disorienta di fronte ai segreti della vita delle piante, il veggente offre soluzioni che, ancorché incredibili, risultano più logiche delle fruste declamazioni degli accademici”
G.M.
Case milanesi 1923-1973
Orsina Simona Pierini e Alessandro Isastia (Hoepli, 2017)
Nella fucina di Giovanni Muzio comincia il mezzo siglo de oro dell’architettura milanese, in quella feconda temperie culturale che annovera intellettuali e artisti della statura di Antonio Sant’Elia, Umberto Boccioni, Alberto Savinio e Mario Sironi, e prosegue anno dopo anno toccando sempre nuovi vertici. Il genius loci milanese si incarna nelle opere di interpreti eccezionali come Giuseppe Terragni, Pietro Lingeri e Gio Ponti, in quelle di Luigi Moretti, romano di fugace adozione, fino ad arrivare al garbatissimo vernacolo di Luigi Caccia Dominioni, passando per le vertigini dell’eclettismo, giocoso e proteiforme di Aldo Andreani, a me caro, oppure per i raffinatissimi sussurri di Mario Asnago e Claudio Vender.
Vademecum indispensabile per orientarsi tra i moltissimi edifici presentati sono le schede con piante, prospetti e di foto d’epoca o di Stefano Topuntoli, ma soprattutto i due saggi che accompagnano il volume, Contrappunti urbani di Orsina Simona Pierini e Corporeità e portamento di Alessandro Isastia.
E poi non andiamo a dire che a Milano non c’è niente da vedere!
Flavio Villani
Dal tuo Terrazzo si vede casa mia
Elvis Malaj (Racconti Edizioni, 2017)
“Dal tuo terrazzo si vede casa mia” é il libro che aspettavo. Che forse l’Italia aspettava, o che comunque dovrebbe aspettare. Elvis Malaj è arrivato sul territorio italiano a 15 anni, dopo essere emigrato dall’Albania e in questa raccolta di racconti brevi descrive la vita nella sua patria acquisita. Gli stereotipi, il razzismo, le difficoltà e le gioie raccontate senza cliché, senza sentimentalismi, senza populismi, anzi con ironia, con tenerezza e un acuto spirito di osservazione. Dopo i miliardi di notizie di italiani all’estero e di cervelli in fuga, dopo le storie di emigrazione verso le Americhe dell’Ottocento e del Novecento, quando Stella e Rizzo sottotitolando “L’Orda” dicono: “gli albanesi eravamo noi”, non vedevo l’ora di sentire la voce di qualcuno che invece in Italia ci fosse immigrato. E questa è fresca, lucida e sferzante.
Paola Moretti
Il Barbaro
Renato Moriconi (Gallucci, 2015)
“C’era una volta un coraggioso guerriero che montò sul suo fiero cavallo e partì per una terribile impresa.”
La stessa impresa che riesce a Renato Moriconi – illustratore brasiliano pluripremiato e pluripubblicato – nel rendere un libro per bambini, anche una dolcissima perla per adulti. Io ho pianto commosso.
Consigliato dai cinque anni a fino a quando si ha la vista buona per sfogliare questo libro.
Mattia Grigolo
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In Copertina: dettaglio della copertina di ‘Dimenticare’ di Peppe Fiore
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