Abbiamo letto. Dovreste farlo anche voi.
Tuttalpiù muoio
Edoardo Albinati, Filippo Timi (Fandango Libri, 2006)
Filo è un bambino della provincia umbra che cresce e crescendo non riesce a saziarsi. Non lo sazia abbastanza l’amore, né il cibo, né il lavoro, né il sesso. Vive con un buco che non si riempie mai e noi assistiamo a tutti i suoi tentativi picareschi per diventare intero. Sono avventure qualche volta amare, qualche volta divertenti, sempre esagerate. In ogni episodio c’è un surplus di vita, di dramma, di passione, ma noi ci riconosciamo comunque, perché quello che Filo va cercando è quello che stiamo cercando anche noi. L’inizio procede un po’a tentoni, immerso in una provincia umbra dialettale con cui si fa fatica a prendere confidenza, ma poi tra salti avanti e indietro nel tempo tutto si amalgama e diventa familiare, in un’Italia che riconosciamo, raccontata dalle voci di persone che abbiamo sempre avuto attorno, rincorrendo e mai afferrando quel bisogno di umanità che ci rende tutti uguali.
Margherita Seppi
Come in un film
Régis de Sà Moreira (NNEditore, 2017)
‘Come in un film’ è una storia d’amore come tutte le altre, perché come diceva Barthes, nessun amore è originale. Quello che però c’è di speciale in questo breve romanzo é la forma in cui è narrato.In presa diretta, dove un lui e una lei si alternano con battute sferzanti a raccontare cosa é successo. Come se fosse una sceneggiatura. E proprio come se fosse un film, le comparse: la portinaia, il bigliettaio del cinema, i genitori, i colleghi, hanno il loro cameo, le loro due linee, che aggiustano il tiro di una storia altrimenti troppo bilaterale. Intervengono icone della pop-culture contemporanea, J.K. Rowling, Rihanna, Matt Damon. Ed intellettuali del passato, Proust e Racine. Ma anche entità incorporee come il Tempo, lo Spazio, il riflesso nello specchio. Tutte queste voci si aggiungono a quelle dei due innamorati che, tra giochi di parole, sarcasmo e molte scene di sesso, ci raccontano la storia più vecchia del mondo, quella che a quanto pare non ci siamo ancora stancati di ascoltare.
Paola Moretti
Stop-Time
Frank Conroy (Fandango, 2014)
Perché leggere l’autobiografia di un personaggio “sconosciuto”, tornata alla ribalta decenni dopo la sua pubblicazione? I motivi sono semplici. Primo perché, anche se molti non lo sanno, Frank Conroy è stato uno scrittore americano influente, punto di riferimento di gente come David Foster Wallace, per intenderci. Secondo: immaginate di rileggere quel libro che avete tanto amato (o odiato), Il giovane Holden di Salinger. Stop-Time ci somiglia, ma in una versione decisamente meno arrogante. Infine pensate a uno stile schietto, senza sbavature inutili. Ad un susseguirsi di ricordi e introspezioni privi di sentimentalismi o autocommiserazione. Autentici. Come quando da bambini il tempo non ha consistenza, esiste solo in quanto cristallizzato, e noi con lui. Stop-Time è un romanzo al quale sarebbe
decisamente un peccato rinunciare.
Elena Cascio
Il Vangelo secondo Gesù Cristo
Josè Saramago (Feltrinelli, 2014)
Se è vero che la parola “vangelo” deriva dal greco eu + angelos, letteralmente “la buona notizia”, Saramago metterà fortemente in crisi il vostro concetto di buono. Difficile dire se si tratti di un romanzo storico o di fantasia: i documenti su cui si basa la narrazione sono eterogenei e nient’affatto canonici; Saramago prende a piene mani dai vangeli e dai testi apocrifi senza per altro tralasciare l’invenzione letteraria, fino ad arrivare là fin dove nemmeno Dante aveva osato spingersi, la descrizione di Dio. Il quale, per altro, non ne esce molto bene: la divinità è tale non solamente perché non è umana, ma anche perché è inumana. Con i suoi dialoghi talmente reali da spingersi talvolta fino ai meandri delle incomprensioni più banali e con il suo stile fluido e dalla punteggiatura ridotta all’osso, non è sempre facile cogliere la lieve ironia che si nasconde dietro le parole di Saramago, il quale mette fortemente in dubbio i concetti di salvezza e peccato e riabilita la figura umana all’interno della teologia cristiana.
Astenersi i lettori di “Famiglia cristiana”.
Cecilia Callegari
Armi, acciaio a malattie
Jared Diamond (Einaudi, 2006)
Perché al mondo esistono tante disuguaglianze? Perché sono stati gli europei e gli asiatici ad assoggettare la maggior parte delle altre popolazioni, perché invece non lo hanno fatto gli africani o i pellerossa? Perché in Europa è nata la civiltà industriale e tecnologica, mentre altrove l’uomo è rimasto all’età della pietra? Diamond ripercorre tutta la storia dell’umanità – sì tutta – andando a fondo della questione e dando una risposta non semplicistica, che unisce numerose discipline, dalla linguistica, all’archeologia, alla genetica molecolare. Non lasciarti impressionare: non è un libro complesso. Scritto chiaramente e con un linguaggio accessibile, lo puoi leggere tu, tua nonna, tuo nipote e il tuo ex professore di storia.
Margherita Seppi
Sembrava una felicità
Jenny Offill (NNEditore, 2015)
‘Sembrava una felicità’, il cui titolo originale è un meno dozzinale ‘Dept. of Speculation’, è come uno specchio che si è rotto in così tanti parti che è impossibile incollarle tutte e ripristinarne la forma originale. È un romanzo senza trama, raccontato in frammenti. Parla di vita domestica, di una donna che è diventata insegnante, moglie e poi madre suo malgrado. Quando tutto ciò che voleva essere era un’artista, una poetessa. La storia a ben vedere è triste, una figlia difficile, un marito che tradisce, ma la lettura è divertente, perché lo stile è tagliente, il tono cinico. Le vignette sono distillati di vita, pieni di osservazioni acute in cui il lettore si deve impegnare a scovare tutte le informazioni, a mettere insieme i pezzi. ‘Sembrava felicità’ è un lavoro audace sia nella scelta del tema, domesticità, maternità indesiderata, sia nella scelta della forma spezzettata, sconnessa, poetica. Il risultato è un libro più che riuscito.
Paola Moretti
Lo scontro quotidiano
Manu Larcenet (Coconino Press, 2014)
C’è Marco, il protagonista, che faceva il fotoreporter, ma che ora si è trasferito fuori Parigi, in campagna. Ci sono i suoi attacchi di panico, scarlatti e violenti, gli analisti presso i quali è in cura e una famiglia alle sue spalle che poi ad un certo punto si spezza. Ci sono le vite degli operai del Reparto 22, appese al filo dei sacrifici e della precarietà. C’è il fascismo e il rimosso di una nazione intera sugli orrori in Algeria. Ci sono le piccole e grandi violenze in una Francia di inizio millennio che aliena, delude, confina, schiaccia, depreda e allo stesso tempo fiorisce a ogni nuova primavera. Ci sono le fotografie e i disegni e la poesia che sono l’unico modo per rappresentare la realtà dignitosamente, strappando la verità a una Storia
che troppo spesso ideologizza e nasconde. Ne Lo scontro quotidiano ci sono tutte queste
cose, pensate e disegnate da uno degli illustratori di punta del nostro millennio.
Elena Cascio
Amore e odio
Irenäus Eibl-Eibesfeldt (Adelphi Edizioni, 1996)
Questo è un libro di etologia scritto dall’allievo di chi l’etologia l’ha fondata, Konrad Lorenz. Facendo frequenti parallelismi tra caratteristiche umane e animali, Eibesfeldt esamina le strutture innate del comportamento umano e come esse vengono ritualizzate in codici culturali. I poli che l’autore attraversa nella disamina sono quelli opposti di amore e odio. Da dove deriva l’aggressività umana?
Quali sono le sue basi biologiche? Per quali scopi invece siamo altruisti, amorevoli? Nel delineare le proprie tesi, Eibesfeldt porta tantissimi esempi tratti dai suoi studi sul campo che rendono la lettura
coinvolgente. Descrive anche abitudini familiari come il flirt, l’inchino, il saluto, spiegando la loro derivazione filogenetica. Perché è interessante? Perché ci fa capire da dove veniamo e dove stiamo andando.
Margherita Seppi
Il giro del mondo dell’arte in sette giorni
Sarah Thornton (Feltrinelli, 2009)
L’arte contemporanea è un fiume in piena e gravita tra mille realtà. In sette tappe Sarah Thornton scivola da un continente all’altro, tra fiere, esposizioni e studi d’artista, per raccontare il backstage del mondo dell’arte che spesso, per svariati motivi – da quelli geografici a quelli economici, vieta l’accesso al suo pubblico.
Imbarco prioritario al gate, prima tappa New York con paletta alla mano nella Casa d’Aste Christie’s per dare un occhio alle mani più veloci e a qualche statistica sul valore monetario di alcune opere. E già che ci siamo una capatina alla sede della rivista “Artforum” ce la facciamo scappare. Si vola a Los Angeles per viverla tra i banchi di scuola, presso il California Institute of the Arts (consigliati vestiti stravaganti e scarpe comode), dove si sfornano nuovi artisti da smistare tra fiere – come l’Art Basel – ed esposizioni internazionali – come la Biennale di Venezia. Di nuovo in viaggio, alla volta di Londra per vedere chi ritirerà il premio Turner tra i quattro meritevoli artisti selezionati. E prima di tornare a casa, una visita alla capitale nipponica: Murakami apre le porte del suo studio illustrando il nuovo concetto di “Factory” warholiana.
Valigia pronta? Basta l’essenziale: scarpe da ginnastica e una goccia di Chanel.
Greta Canestrelli
Un giorno triste così felice
Lorenzo Iervolino (66Thand2nd, 2015)
Quando la signora Guiomar de Oliveira, ormai al settimo mese di gravidanza, chiese al marito se avesse idee sul nome da dare al nascituro, il signor Raimundo, ferroviere e comunista, prese in mano un libro antico, La Repubblica di Platone. Si imbattè quasi subito in quello che stava cercando. Il figlio si sarebbe chiamato Socrate, come il filosofo protagonista del volume, ma con una “s” aggiunta alla fine; Socrates, per dare un tocco brasiliano.
Quel bambino sarebbe diventato leggenda, con i suoi colpi di tacco deliziosi a smarcare i compagni, le battaglie politiche per sfidare la dittatura in Brasile da un campo di calcio, il suo andamento lento e sinuoso, con le lunghe gambe a solcare, impalbabili, il terreno di gioco. Una ricostruzione, quella di Iervolino, che supera gli stereotipi e i luoghi comuni per raccontare, molto prima del personaggio, l’uomo che sarebbe diventato simbolo.
Mauro Mondello
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